Ripropongo questo post pubblicato nel novembre 2019 e inspiegabilmente "sparito" dalla pagina "La mia Venosa" ed apparso "magicamente" su altri gruppi e pagine fb con il nome di altri autori, spacciandolo addirittura come proprio!
A costoro voglio dire che non funziona così!
Vado avanti.
Entrando nella antica chiesa della SS Trinità di Venosa (PZ), tra le tante bellezze che attirano l’attenzione del visitatore, ve n’è una davvero singolare.
È un affresco del XVI di autore ignoto, che fa del mausoleo di Roberto il Guiscardo e della famiglia normanna degli Altavilla una delle tombe più belle, nella sua semplicità e più originali del tempo; affresco che rappresenta la SS Trinità simile a quella dipinta dal Masaccio.
Devo dire che è già dai tempi del liceo che questa idea mi frullava in testa; da quando studiando storia dell’arte, mi sono imbattuto su questa opera rinascimentale del pittore toscano Tommaso di ser Giovanni di Mone Cassai, meglio conosciuto come il Masaccio.
Ho subito messo a confronto le due opere pittoriche ed ho notato che a parte l’indubbio valore pittorico, artistico e stilistico, che indiscutibilmente le differenzia, nulla a che vedere con i calcoli prospettici fatti dal famoso artista toscano, come la complessa creazione tematica ed il calcolo delle proporzioni, il tema delle due opere è sorprendentemente identico, gli attori degli affreschi sono simili.
L’affresco infatti ricorda molto da vicino quello del più noto artista rinascimentale: “La Trinità”, custodito nella Basilica di Santa Maria Novella in Firenze.
L’immagine dipinta ne “La Trinità” di Masaccio, dipinta tra il 1425 e il 1426, raffigura una nicchia all’interno della quale si trova una scena con una crocifissione. Sotto di essa inoltre è rappresentato un sarcofago con uno scheletro appoggiato al di sopra.
Al suo interno al centro Cristo è sulla croce. Dio Padre, al di sopra, sostiene il corpo. Tra di loro si libera lo Spirito Santo sotto forma di colomba bianca.
In basso, a sinistra Maria indica il Figlio crocifisso. A destra invece San Giovanni guarda Gesù con un’espressione sofferente. In basso all’esterno del vano, di fronte alle paraste sono raffigurati i due committenti.
Anche nella “la Trinità” venosina del mausoleo degli Altavilla rivediamo la stessa ed identica scena di Cristo che è sulla croce. Dio Padre, al di sopra, sostiene le braccia del Cristo e della croce con le braccia larghe.
In basso, ai piedi del crocifisso sono raffigurati i due cavalieri medievali inginocchiati, che non sono i committenti, uno con un libro e l’altro con rosario, non sappiamo con precisione chi siano i due cavalieri raffigurati; ai piedi del Crocifisso sono deposti una corona ed uno scettro.
Il tutto poggia su un grossa lastra di marmo che è pietra tombale del sarcofago, contenenti i resti mortali dei duchi della famiglia normanna degli Altavilla (di cui parlerò successivamente): Guglielmo “Braccio di Ferro”, Umfredo, Drogone, Roberto “Il Guiscardo”, Guglielmo “Del Principato.
Purtroppo la testa del Padre e la raffigurazione dello Spirito Santo che si libera sotto forma di colomba bianca sono andate perdute.
Il monumento funebre si presenta allo stesso modo di quello ideato dal Masaccio; è in uno stato semplice ed austero, in una nicchia incurvata, sagomata ad arco, centinata, che copre un’arca in pietra di forma rettangolare, senza sculture e senza fregi.
Gli affreschi, come dicevo sopra, molto rovinati dal salnitro e dai graffiti di vandalici visitatori, sono databili al XVI sec.
Il contenuto simbolico ed educativo de La Trinità di Masaccio spiega ai cristiani come arrivare alla vita eterna. La narrazione parte dal basso, dallo scheletro appoggiato sul sarcofago.
Questo scheletro che rappresenta la morte dalla quale ci si può salvare elevandosi verso Dio Padre.
Infatti è attraverso la preghiera simboleggiata dai committenti che si ottiene la fede necessaria per conquistare la vita eterna. Attraverso l’esempio di Cristo e lo Spirito Santo si giunge così a Dio Padre che concede la salvezza. La Trinità è un dogma cristiano ed era di estrema importanza per i domenicani ai quali apparteneva la Chiesa.
La scena rappresentata nella parte alta de La Trinità di Masaccio è fortemente tridimensionale.
Il modello iconografico seguito da Masaccio per rappresentare il dogma è quello chiamato “Trono di grazia” diffuso alla fine del XIV a Firenze.
Diversamente dalla tradizione Masaccio rappresentò Dio Padre in piedi e non assiso su un trono.
Le due opere pittoriche, a parte l’indubbio valore pittorico, artistico e stilistico che le differenzia, sono sorprendentemente identiche; l’una, quella del Masaccio del XV sec, avrà sicuramente ispirato ed influenzato artisticamente il nostro, se pur ignoto, “Masaccio”, pittore venosino nel XVI sec..
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