La mia Venosa

Descrivo in queste pagine la mia città, la mia Venosa.
Narro la Venosa che a me piace.
La Venosa storica e culturale; quella ricca di tradizioni e di valori.
Parlo della Venosa nella quale mi riconosco e nella quale sono cresciuto.
Questa è la Venosa che voglio cantare.

domenica 14 maggio 2017

Gli "Apostoli di Sant'Andrea" - San Mattia.

Oggi 14 maggio la Chiesa celebra San Mattia.
Con questo nuovo post continuo la pubblicazione del ciclo dei dipinti dedicati agli "Apostoli di Sant'Andrea" della Cattedrale omonima di Venosa (PZ).

Matthias è il discepolo “riserva” di Cristo, che ha sostituito Giuda Iscariota come uno dei Dodici Apostoli dopo il tradimento e il suicidio di quest'ultimo.

Nei pannelli di Sant’Andrea il nostro artista venosino Giuseppe Pinto lo ha rappresentato con una tunica azzurro cobalto stretta alla vita da una cintura ed un ampio mantello giallo color testa di moro con risvolto color rosa antico.
Le sue mani sorreggono l’oggetto del suo martirio, un’ascia appunto, ed è anche lì che è rivolto il suo sguardo.

Anch’egli presenta una “calvizie ippocratica”, cioè una striscia di capelli grigi ed arruffati, lunga e stretta, da un orecchio all’altro, la barba non molto lunga ma dello stesso colore dei capelli.
Martirizzato anche lui con il taglio della testa.
Istruito nella legge dal profeta Simeone, che ha ricevuto il Cristo bambino nel tempio, Matthias era già un uomo di maturità prima che diventasse un discepolo dell'adulto Cristo.
Matthias è raffigurato come l'uomo più anziano degli Apostoli .

Il suo martirio è avvenuto nel 63 d.C.
Il quadro fa parte, di una serie di dipinti attribuiti al pittore locale Giuseppe Pinto, quadri con cornici mistilinee, che corrono lungo le pareti perimetrali della Cattedrale di Venosa (PZ) e rappresentano i SS. Apostoli.

Il dipinto che ritrae l’Apostolo Mattia è collocato in alto sulla navata di sinistra, al di sopra della porta, dalla quale un tempo aveva accesso al cortile del vescovado.

Il ciclo dei quadri è composto da dodici dipinti delle medesime dimensioni, più uno notevolmente più grande che rappresenta Sant'Andrea, a cui la chiesa è dedicata. I quadri sono dipinti ad olio su tela.
Il ciclo dei dipinti, come dicevamo sopra, è attribuito dalla storiografia al pittore Giuseppe Pinto di presunte origini locali, operante a Venosa nel secolo XVII.


I dipinti pur essendo di notevole fattura, purtroppo si apprezzano poco, perché collocati troppo in alto per ammirarne la bellezza e le caratteristiche, prima del restauro erano addirittura contornate da maestose cornici barocche.

lunedì 8 maggio 2017

La spada di San Michele al grido di "QVIS VT DEVS"

I giorni dedicati ai festeggiamenti di San Michele Arcangelo sono due: l'8 maggio e il 29 settembre.
Le due feste di San Michele sono intimamente legate alla transumanza sui “Regi Tratturi” delle nostre terre, perché si spostavano le mandrie degli animali: a maggio dai pascoli della pianura a quelli alti e viceversa a settembre, o più semplicemente, segnavano il periodo entro il quale si potevano fare o no alcune attività commerciali come le fiere, attività artigianali e pastorizie.
Statua di San Michele portata in precessione per le strade di Monticchio e sui laghi.

Queste due date indicavano anche l’inizio e la fine dei grandi pellegrinaggi ai tanti santuari della regione, come san Michele del Gargano, la Madonna dell’Incoronata, Montevergine, Pompei, ed anche San Michele di Monticchio.
A livello liturgico le due festività trovano in origine una diversa giustificazione, e mentre il 29 settembre viene ricordata la dedicazione della Basilica di San Michele sulla Via Salaria a Roma, l'8 di maggio è il "dies festus della dedicatio o della inventio della chiesa sul Monte Gargano, data strettamente collegata con la tradizione micaelica popolare garganica e longobarada".
Naturalmente neppure la città di Venosa è rimasta immune nei secoli al fascino del Divino guerriero, difensore del popolo cristiano, cioè l’Arcangelo Michele.
Statua di di San Michele a Monticchio

A Venosa fino agli inizi degli anni ’70 c’era l’usanza di portare in processione, per le vie della cittadina, la statua di San Michele insieme alla statua della Madonna in concomitanza proprio della festa Madonna delle Grazie, che generalmente avveniva l’ultima domenica di Maggio. Oggi tutto questo non avviene più.
Foto inedita degli anni '50. Venosa. 
Processione di San Michele e della Madonna delle Grazie
nei pressi del castello davanti al monumento ai caduti

La chiesetta di San Michele si trova in Via Appia e sul finire degli anni ‘60 era ancora fuori dal paese.
Costruita nel secolo XVII, su preesistenti fondamenta trecentesche, con l'annesso palazzo detto la "Torre", era dimora estiva del Vescovo Giacinto Taurisio, ed all’interno dell’angusta chiesetta, al di sopra del piccolo altare c’erano tre nicchie; al centro era collocata e venerata la statua dell’Arcangelo Michele, mentre su quelle laterali c’erano due pannelli rappresentanti san Raffaele e San Gabriele.
Oggi l’antica chiesetta è purtroppo ancora chiusa, a causa della lungaggine dei lavori di restauro e di ristrutturazione.
Foto inedita degli anni '50. Venosa. Processione di San Michele e della Madonna di Montalto (dietro) nei pressi del Castello davanti al Monumento ai Caduti

Il culto di San Michele si diffonde inizialmente in tutto il territorio controllato dai Longobardi, successivamente anche grazie anche ai Normanni.
Si stabilisce di erigere l’Arcangelo Michele a capo dell’esercito imperiale e di mettere l’effigie dello stesso sulle insegne, sugli stendardi e sulle monete.
Statua di San Michele portata in precessione per le strade di Monticchio e sui laghi.

Comunemente l’Arcangelo è raffigurato come un alto ufficiale, in armatura da cavaliere con elmo, spada, lancia e scudo e l’iconografia più diffusa lo vuole intento a trafiggere un drago, che è il demonio.

I suoi attributi iconografici principali infatti sono con l’armatura la spada, la bilancia, la lancia, lo scudo bardato e le catene.

La spada è, in primo luogo, il simbolo della condizione militare e della sua virtù, l’ardimento, come della sua funzione, la potenza.
Statua di San Michele portata in precessione per le strade di Monticchio e sui laghi.

Nelle tradizioni cristiane la spada è l’arma nobile, che appartiene ai cavalieri e agli eroi cristiani.
Quale guerriero di Dio e vincitore delle potenze infernali, l’Arcangelo Michele ha spesso una spada tra le mani, qualche volta pure fiammeggiante.
Si tratta della “fiamma della spada folgorante” posta, nella Genesi, a guardia dell’Eden, che John Milton, nel suo poema Il Paradiso perduto, identifica con San Michele.
La spada è inoltre, nel doppio aspetto costruttivo e distruttivo, un simbolo del Verbo, della Parola, «la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio» (Ef. 6,17).
La spada affilata a doppio taglio che esce dalla bocca di Cristo (Ap. 1,16) è il simbolo della forza invincibile e della verità celeste che, come un fulmine, scendono dal cielo e rappresenta il potere di giudizio.
Associata alla bilancia si riferisce specialmente alla giustizia: separa il bene dal male, colpisce il colpevole.

La bilancia a due bracci, simbolo dell'essenza stessa dell'equilibrio raggiunto alla fine del cammino di Michele, soprattutto ove rappresentato con i piatti della bilancia in equilibrio, più che non come un pesatore di anime nel giorno del giudizio. La bilancia è in generale il simbolo della giustizia e del retto comportamento, ed in particolare della misura, della prudenza, dell’equilibrio, del confronto fra azioni ed obblighi perché serve a soppesare gli atti.
Statua di San Michele che anticamente era nella chiesetta omonima in via Appia a Venosa, 
attualmente la statua è ospitata all'interno della Chiesa della Madonna delle Grazie, sempre a Venosa

Michele quindi rappresenta l'equilibrio che deve essere trovato tra i vari aspetti della Terra e del Cielo, Terra e Cielo di cui indica l'unione in innumerevoli rappresentazioni.
L’armatura, insieme alla spada, è attributo della condizione militare di soldato e Michele è il 
principe delle milizie celesti, colui che lotta contro il maligno sin dalla creazione.

Lo scudo è un altro attributo del combattente, è «lo scudo della fede, con il quale… spegnere tutti i dardi infuocati del maligno» (Ef. 6, 16). Sul quale si può invece leggere la sua iscrizione latina: QVIS VT DEVS.
Le catene che porta in mano, altro attributo secondario, rappresentano la schiavitù dal peccato che imprigiona l’uomo condannandolo alla dannazione eterna.
Statua di San Michele al centro nella nicchia e pannelli laterali dell'Angelo Gabriele e dell'Angelo Raffaele che anticamente erano nella chiesetta omonima in via Appia a Venosa, attualmente la statua è ospitata all'interno della Chiesa della Madonna delle Grazie, sempre a Venosa

La lancia è, come la spada di cui rappresenta una stilizzazione, un altro attributo del milite, un’arma di lotta, per essa vale quanto detto per lo scudo in quanto sostituta della spada.

Dio ha, così, limitato la potenza di Satana ed ha incaricato l'Arcangelo Michele di vigilare sul suo popolo e di proteggere la sua Chiesa. La scelta non è casuale.
Michele è l'Angelo fedele, colui che combatte per la giustizia divina e per la gloria di Dio.
È l'Araldo del Signore, l'annunciatore ultimo della Sua vittoria (Ap. 12,10).
L'immagine può contenere: 6 persone, persone in piedi e spazio all'aperto
Processione di San Michele per le vie della città di Monte Sant'Angelo (FG)

Egli fa trionfare il Cielo sull'inferno, è l'icona angelica, il simbolo della vittoria del Bene sul Male.
Per questo suo peculiare ruolo, come ho anticipato precedentemente, I'iconografia raffigura l'Arcangelo Michele come un guerriero nell'atto di sconfiggere Satana, rappresentato sotto forma di serpente o drago o, spesso, con corrotti lineamenti antropomorfi.

L'arma, che egli impugna, è di solito la spada, presente sia nella tradizione iconografica orientale, sia in quella occidentale quale elemento di forza, ma anche simbolo di guarigione e di giustizia.
Questa è forse l'icona più largamente utilizzata dagli artisti.
Satana è stato separato dal regno dei cieli, per cui nelle relative rappresentazioni il celeste Condottiero, già vittorioso, lo tiene a bada sotto i suoi piedi, minacciandolo con la spada.
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Statua di San Michele nella sua naturale locazione 
all'interno della grotta del santuario di Monte Sant'Angelo (FG)

II suo, quindi, non è un combattimento volto alla distruzione, non vi sono visi tesi e movimenti cruenti, Michele non distrugge e non giudica, si erge con il suo "Chi come Dio?" a difensore estremo della reggenza divina sul cosmo e pone il potere di giudizio solo nelle mani del Sommo Creatore.
In realtà la spada di Michele rappresenta quell'essenza affilatissima e peculiare in grado di separare e far trionfare il BENE sul MALE e, con il suo esempio di fedele servitore di Dio, indica all'uomo, creato libero, la giusta strada della salvezza.

Mi ka el “Chi-come-Dio”, è domanda e risposta insieme, un interrogativo che include la risposta: “Michele è sostituto di Dio, Suo simile”.

Il suo nome “Chi come Dio?”, è un grido di guerra contro chiunque presuma di farsi uguale a Dio.
Michele infatti è “l’Arcangelo guerriero”, l’avversario di Satana, in lotta contro il quale è rappresentato dagli artisti e descritto dalla Scrittura, soprattutto nel libro dell'Apocalisse.

San Michele è quindi venerato dalla tradizione cristiana come difensore del popolo cristiano, e, rappresentato come guerriero, è chiamato in difesa contro i nemici della Chiesa.
Statua di di San Michele a Monticchio

Curiosamente l'Arcangelo è anche diventato, come pesatore d'anime, il patrono di tutti i mestieri in cui ci si serve della bilancia (pasticcieri, droghieri, pesatori di grano e commercianti in genere) mentre la sua funzione di guerriero lo ha trasformato nel patrono della Pubblica Sicurezza.
È considerato anche guida delle anime dei trapassati verso il regno dei morti, conduttore di anime al cielo.
Già gli Ebrei credevano che gli angeli avessero la funzione di condurre le anime al giudizio divino. I rabbini attribuirono a san Michele questa funzione che venne trasmessa alla cristianità dagli gnostici, sicché egli divenne lo psicopompo per eccellenza:

la Leggenda Aurea, sulla scia degli apocrifi, narra che fu lui ad annunciare a Maria la morte e a proteggerla con la palma durante l’assunzione al cielo.

mercoledì 3 maggio 2017

Gli "Apostoli di Sant'Andrea" - San Filippo e san Giacomo minore.

Oggi 3 maggio la Chiesa festeggia i Santi Giacomo e Filippo Apostoli.
Di San Filippo apostolo ho già parlato precedentemente in un post datato 21-12-16 (http://lamiavenosa.blogspot.it/2016/12/san-filippo.html ) sempre su questo blog, per cui ora ne riporto solo un breve cenno.
San Filippo (Betsaida, 5 circa – Ierapoli, 80) è menzionato nei Vangeli come uno dei dodici apostoli di Gesù Cristo: indicato al quinto posto nell'elenco degli Apostoli dei Vangeli sinottici.
Non va confuso con Filippo il diacono che evangelizzò la Samaria secondo la narrazione riportata negli Atti degli Apostoli. I resti di San Filippo riposano a Roma nella Basilica dei Santi XII Apostoli.
Il dipinto invece che raffigura l’Apostolo Giacomo, detto il minore è il primo della serie della navata di sinistra, è collocato in alto al di sopra dell’ antica porta, dalla quale si accedeva al cortile del vescovado.
Il quadro fa parte di una serie di dipinti attribuiti al pittore locale Giuseppe Pinto, quadri con cornici mistilinee, che corrono lungo le pareti perimetrali della Cattedrale di Venosa (PZ) e rappresentano i SS. Apostoli.
Il ciclo dei quadri è composto da dodici dipinti delle medesime dimensioni, più uno notevolmente più grande che rappresenta Sant'Andrea, a cui la chiesa è dedicata.
I quadri sono dipinti ad olio su tela.
San Giacomo minore ci viene presentato con fronte alta e capelli castani lievemente ondulati, che gli toccavano le spalle, con barba corta a punta e ben curata dello stesso colore dei capelli.
È avvolto in un mantello giallo senape  e s’intravvede al di sotto di esso una tunica azzurra cerulea con risvolto color rosa antico; sembrano essere le vesti di un vescovo dei primi anni del cristianesimo, essendo stato infatti il primo vescovo di Gerusalemme.
I suoi occhi sono rivolti al cielo in un ipotetico dialogo con il Signore.
Stringe con la mano destra un grosso bastone.
Giacomo minore è chiamato anche “figlio di Alfeo”;
Alfeo significa “dotto e insegnamento” è detto anche il “giusto”.
Nacque in Palestina da Alfeo e Cleope nel I° secolo, era fratello di Giuda Taddeo; in alcuni passi del vangelo questi vengono identificati come fratelli del Signore.
Egli svolgeva l’attività di pescatore prima di diventare apostolo e dopo divenne il primo vescovo di Gerusalemme appunto.
Gli sono attribuiti: l’epistola di Giacomo che fu la prima delle sette epistole del nuovo testamento.
Egli morì martirizzato con un bastone e poi il corpo fu buttato giù dal tempio di Gerusalemme, morì nel 62 d.c.
Il suo attributo principale è il bastone, con il quale ha trovato il martirio.
Il ciclo dei dipinti, come dicevamo sopra, è attribuito dalla storiografia al pittore Giuseppe Pinto di presunte origini locali, operante a Venosa nel secolo XVII.
Bisogna dire che i dipinti pur essendo di notevole fattura, purtroppo si apprezzano poco, perché collocati troppo in alto per ammirarne la bellezza e le caratteristiche, prima del restauro erano addirittura contornate da maestose cornici barocche.