La mia Venosa

Descrivo in queste pagine la mia città, la mia Venosa.
Narro la Venosa che a me piace.
La Venosa storica e culturale; quella ricca di tradizioni e di valori.
Parlo della Venosa nella quale mi riconosco e nella quale sono cresciuto.
Questa è la Venosa che voglio cantare.

mercoledì 22 febbraio 2017

La Barca di San Pietro

Una tradizione che ci riguarda da vicino
22 febbraio Cattedra di San Pietro Apostolo

La ricorrenza della festa della Cattedra di San Pietro Apostolo mi da l’occasione di parlare di qualcosa che pochi sanno: la venuta ed il passaggio di San Pietro, il Principe degli Apostoli a Venosa.

Secondo la Tradizione Petrina, infatti, il principe degli apostoli non solo raggiunse l’Italia, ma visse l’ultimo ventennio della sua vita nella capitale dell’Impero.
C’è però difficoltà a ricostruire con esattezza i viaggi petrini e a stabilirne le soste. Tra gli scritti cosiddetti pseudo-clementini (preziosa fonte per gli studiosi dei primi secoli), composti poco dopo il 200 d.C., vi è un’opera denominata Viaggi di Pietro, che era stata adottata dai giudei ebioniti, i quali facevano riferimento ad un vangelo di Matteo rielaborato, ed anche all’opera Viaggi di Pietro. E’ da questo testo che fu attinta l’immagine della chiesa come “barca di Pietro” (5), perché l’apostolo ci teneva a sottolineare che, se al timone della Chiesa c’è Cristo, il vescovo è da considerarsi il “secondo timoniere”.

Una tradizione del II secolo, confermata anche da San Girolamo e da tutta la letteratura patristica cristiana, considera infatti l'apostolo il primo capo della comunità cristiana di Antiochia (non vescovo in quanto tale carica era inesistente all'epoca), tanto che già nei primi secoli la Chiesa romana celebrava il 22 febbraio la festa della Cattedra di San Pietro, la cui denominazione completa era appunto: “Natalis cathedrae sancti Petri apostoli qua sedit apud Antiochiam” - (testo agiografico risalente al IX-X secolo).
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Nel corso dei secoli, diversi documenti di grande interesse arricchiscono la cosiddetta tradizione petrina, in base alla quale alcune città contendono il primo sbarco di San Pietro in Italia. L’itinerario, che presumibilmente Pietro fece per giungere a Roma fu il percorso della Via Appia Antica ed in particolare: Otranto, e seguendo le antiche rotte commerciali che facevano scalo anche in altri luoghi del Salento e a salire seguendo la via Appia, come Leuca, Taranto, Venusia, Benevento, Pozzuoli.

Qui a Venosa troviamo abbondanza di segnali e di riferimenti, che ora riporto:

Molte sono le prove e i documenti che supportano tale evenienza.
Molti cronisti e storici nostrani confermano ed accreditano la presenza di San Pietro nella nostra antica e romana Venusia, tra cui annoveriamo l’Ughellio, Consignami, Giuseppe Crudo, Giacomo Cenna, Gerardo Pinto ed infine Tommaso Pedio, Emanuele Lauridia e Tonino Garzia.

Analizziamo da vicino quali sono queste prove e documenti:

1) - Nel corso dei secoli, diversi documenti di grande interesse arricchiscono la cosiddetta tradizione petrina qui a Venosa, infatti questa tradizione (di cui ormai oggi si è persa memoria) per più secoli ripetuta e mai contrastata ce lo afferma. Secondo quest’antica tradizione infatti, comune a molti scrittori di storia venosina, si dice che San Pietro, nel suo passaggio per recarsi a Roma, evangelizzò Venosa, e che in seguito i primi cristiani venosini, in memoria di tale fatto, eressero una chiesa, chiamata appunto di “Sancti Petri de Adventu”, divenuto poi d’Alvento ed infine oggi Olivento (*), come attualmente è chiamata la contrada rurale, dove l’antica chiesa era situata, ed il fiume che vi scorre la vicino;
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2) - Giuseppe Crudo nel suo libro “la SS Trinità di Venosa” ci parla dell’evento.
“Dalla galilea è cominciato il movimento riformatore con l’annuncio della buona novella, che i rozzi pescatori della Palestina, d’ivi in poi divulgarono: e Simon Cefa, chiamato Pietro, principe di essi, come eglino si partirono a predicarla in diverse regioni, egli, annunziato e confermato il vangelo in Antiochia, passò in Italia, per la quale lo vediamo transitare, per recarsi qual principe degli apostoli ad evangelizzar Roma, la città principe e metropoli dell’Impero. 

Ed eccolo, in questo suo transito, giacché una tradizione per più secoli ripetuta e mai contrastata ce lo afferma, eccolo, lo vediamo nel suo passaggio giungere a Venosa, e quivi dove sembragli vedere, benché in piccolo, quasi riflessa la potenza, la splendidezza e la grandezza di Roma, lo vediamo compiacersi gettare ovvero rinsolidare le prime fondamenta della fede, e pubblicatavi e confermatavi la buona novella, ed affermativi i fedeli nei misteri del cristianesimo, portarsi in Roma a costruirvi l’Apostolica Sede, e reggendola ricevervi la palma del martirio.”L'immagine può contenere: pianta, albero, cielo, spazio all'aperto, natura e acqua
È forse in questi tempi che i nostri venosini neofiti in segreto erigono la prima chiesa, che a commemorazione della venuta del loro sommo, e forse anche primo evangelizzatore, vogliono, portasse il nome di Sancti Petri de Adventu, che allora o più tardi poi fu Cattedrale, indi cenobio, oggi poi distrutta, e che il volgo dappoi disse di San Pietro all’Olivente. 
(Giuseppe Crudo: la SS Trinità di Venosa, memorie storiche diplomatiche archeologiche, Capo I – Evo antico);

3) - Giacomo Cenna nella sua “Cronaca venosina” che ce ne parla, mettendoci pure una certa dose d’ironia.

“…di poi vi è la chiesa di San Pietro dell’Olivento, cossì detto dal fiume che presso di esso corre e viene dalla montagna di Vulture, e corre nella fiumara di essa città. Alcuni hanno voluto fantasticare che questa chiesa prendesse nome non dal fiume ma invece dall’arrivo del principe degli Apostoli in quel luogo; e che fosse detta perciò San Pietro de Olovento o de Adventu, aggiungendo pesino che fosse stata pure la più antica cattedrale di venosa. S’immagini in questo caso che bello spasso per quei primitivi cristiani andare a messa alla Rendina!”  
(Le chiese fuora la citta di Venosa diroccate. Giacomo Cenna - Cronaca venosina: Capitolo XVII);

4) - Tommaso Pedìo nel suo libro “Storia della Basilicata raccontata ai giovani”, ci parla addirittura di Bianca Lancia madre di re Manfredi e della chiesa di San Pietro nei pressi del fiume Olivento (*) “Nel 1254 Bianca Lancia, madre di Manfredi, figlio di Federico II, viveva a Venosa, nei pressi della “domus” di San Pietro (Nicola) tra venosa e l’Ofanto”.

(Storia della Basilicata raccontata ai giovani. Tommaso Pedìo – vol I, parte I);

5) La “barca di Pietro”.
Alcuni antichi testi, come l’ “ Historia Sancti Petri” (testo agiografico risalente al IX-X secolo),  facevano riferimento ad un vangelo di Matteo rielaborato, ed anche all’opera Viaggi di Pietro.
E’ da questo testo che fu attinta l’immagine della chiesa come “barca di Pietro”, perché l’apostolo ci teneva a sottolineare che, se al timone della Chiesa c’è Cristo, il vescovo è da considerarsi il “secondo timoniere”.
Nella Cattedrale di Sant’Andrea di Venosa fino a prima della chiusura per lunghi e  discutibili lavori di restauro, sul finire degli anni ’70, la volta dell’Abside era dominata da un dipinto con cornici multilinee raffigurante appunto “la barca di Pietro”.

A supporto di questo, riporto quanto detto dallo storico e giornalista venosino Emanuele Lauridia nel suo libro La mia Venosa: “Al soffitto della Cattedrale due pitture: Martirio di S. Andrea, a cui la chiesa è intitolata, con la Barca di S. Pietro.”
(La mia Venosa. Emanuele Lauridia);

6) – inoltre Tonino Garzia ci parla nelle sue ricerche raccolte nel libro “Venosa tra ottocento e novecento” della demolizione della chiesa di San Pietro e San Nicola (5). Anche all’interno delle mura cittadine, fino alla metà del XIX sec. nel borgo medievale di Venosa vi si trovava una chiesa di modeste dimensioni, intestata al Principe degli Apostoli, a testimonianza dell’esistenza del sacro edificio esistono negli archivi comunali dei documenti storici, quali delibere del sindaco dell’epoca ed attualmente, dove sorgeva la chiesa c’è una piazzetta che ne porta il nome. “…il 28 aprile 1879 il sindaco notificava al parroco Don Saverio Antenori di demolire tempestivamente l’antica chiesa dedicata ai Santi Pietro e Nicola, in quanto i muri laterali erano sul punto di cadere e costituivano pericolo per la pubblica incolumità: un altro tassello della venosa medievale veniva così irrimediabilmente perduto! La chiesa venne subito demolita ed il comune ne fece una piazzetta di circa 111 mq adibita alla vendita di frutta, fogliami e pesce, dandogli il nome appunto di Piazza S. Pietro”.

(La demolizione della chiesa di San Pietro e San Nicola. Tonino Garzia - Venosa tra ottocento e novecento – Città storia sviluppo urbano);

7) – ed infine l’esistenza in Venosa di un’antica tela del XVIII sec. raffigurante i Santi Pietro e Paolo.

Voglio ricordare che all’interno della chiesa di San Giovanni, che si trova poco distante da piazza San Pietro, vi è custodita un’antica tela presumibilmente del ‘700, mal conservata, che ritrae una Madonna in trono con Bambino ed ai suoi piedi gli apostoli Pietro e Paolo.

Sia Pietro che Paolo sono raffigurati nel pieno della sua maturità con i loro rispettivi attributi e segni di riconoscimento. Pietro indossa una tunica blù-scura con dei riflessi violacei ed un mantello giallo ocra (purtroppo non solo la tela ma anche i suoi colori a causa del cattivo stato di conservazione risultano molto alterati).

Pietro stringe al petto la mano sinistra con un libro chiuso, simbolo delle sue due lettere del N.T, mentre la mano destra è distesa in avanti e reca le due chiavi “le chiavi del regno dei cieli”; chiavi simili ma differenti per colore.
Simon Pietro è alla destra del quadro in atteggiamento devozionale rispetto alla Vergine e al Bambinello; sembra che ci sia un dialogo a tre, fatto solo di sguardi: La Vergine Maria dall’alto del suo trono guarda Pietro; Pietro guarda il Bambino Gesù ed in fine il Bambinello con una piccola croce nella mano destra effondere benedizioni a tutti i credenti.

Penso che molto probabilmente questa tela avrebbe potuto appartenere all’antica chiesa di San Pietro prima della sua demolizione.
(Tela del XVIII sec. Madonna in trono con Bambino con i Santi Pietro e Paolo).

Oggi però occorre fare molta attenzione a distinguere fra storia e leggenda, anche perché, spesso, la storia si tinge di leggenda e la leggenda affonda le radici nella storia.

Il fatto che sia dunque certa la presenza di Pietro a Roma, darebbe di conseguenza per certo il precedente attraversamento del principe degli Apostoli attraverso le terre e le vie più comuni ed ufficiali del mezzogiorno di quel periodo. La molteplicità dei riferimenti storici fa per esempio pensare ad un reale passaggio petrino nei luoghi che abbiamo citato sia realmente accaduto.

(*) Fiume Olivento
L’Olivento è un fiume che scorre ai confini tra la Capitanata ed i territorio di Melfi e Lavello, al centro della pianura che ne prende il nome.
All'interno del bacino dell'Olivento è presente un invaso idrico, detto Rendina.
Il fiume Olivento prende, per questo motivo, anche il nome di Rendina
Nel fiume Olivento confluiscono la fiumara di Venosa, alimentata dal torrente Vallone.
È uno dei principali affluenti della riva destra dell'Ofanto, al limite tra la Puglia e la Basilicata. La sorgente si trova sul monte Vulture, da cui scende; attraversa una pianura e, quindi, confluisce nell'Ofanto.

Ma qual’è l'origine delle festa della Cattedra di S. Pietro.
Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno.

Dice Matteo nel suo vangelo al cap. 16,13-20:
“In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».”


S. Pietro, prima di portare il Vangelo a Roma, stabili la sua sede in Antiochia.
Era giusto che la capitale dell'Oriente avesse per primo vescovo il Principe degli Apostoli, a cui Gesti aveva detto: « Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle ».
E lì S. Pietro suscitò in breve tempo una eletta schiera di convertiti che per i primi ebbero l'onore di portare il titolo di Cristiani, ossia seguaci di Cristo.
Non si sa precisamente quanto tempo S. Pietro governasse la Chiesa di questa città. Tuttavia la festa di questa Cattedra è antichissima.
Nella primitiva Chiesa i Cristiani e quelli d'Oriente in modo speciale, celebravano l'anniversario della loro rigenerazione spirituale. Non si davano ai diletti corporali, ma rinnovavano solennemente i voti fatti nel Battesimo, e ringraziavano Dio di averli ricevuti per sua misericordia nel novero dei suoi figliuoli.
Questo lo chiamavano il giorno della loro rinascita spirituale.
I vescovi, conforme a questa pia pratica, celebravano anche l'anniversario della loro consacrazione, e il popolo si univa a loro.

Tale fu l'origine delle festa della cattedra di S. Pietro.

Coincidenze?

La cupola del Pantheon di Roma 
e l'Abside a lunetta dell'Abbazia della SS. Trinità di Venosa. 
Due luoghi diversi. 
Due destini diversi. 
Due architetture diverse.
Due proporzioni diverse.
Due funzioni diverse,
ma simili nel loro disegno.
Semplice e solo coincidenza?
Non lo so, 
ma è il Trionfo della geometria perfetta!
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Storie d'Amore dall'antica Venusia...

"A Pomponia L. f. Afrodisia,
coniuge incomparabile che
visse ventisei anni,
la più casta tra tutte,
il marito Bruttius Catus
pose (questa stele) a lei che

aveva ben meritato"
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Santa Apollonia di Alessandria

Santa Apollonia di Alessandria, la santa patrona dei dentisti.

Nell’Abbazia dell SS. Trinità, durante i restauri degli anni ‘90, venne alla luce, incastonato tra due pilasti, un affresco bizantino raffigurante una santa cristiana molto antica: Santa Apollonia.
Apollonia (in greco Ἀπολλωνία – Alessandria d'Egitto, 249 circa) è stata una martire cristiana, venerata dalla Chiesa cattolica e dalle Chiese ortodosse come santa.
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Il suo culto era molto diffuso nel Meridione d'Italia, ad esempio a Lecce, ma la devozione a questa santa è stata progressivamente sostituita da quella rivolta a san Rocco e all'Assunta.
Tra il 248 ed il 249 ad Alessandria d'Egitto scoppiò una sommossa popolare contro i cristiani.
Apollonia, un'anziana donna cristiana non sposata che aveva aiutato i cristiani e fatto opera di apostolato, venne catturata e sottoposta alla crudele pratica della cavatura dei denti di bocca, come raccontato da Eusebio di Cesarea (265- 340).
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In ragione di ciò è considerata la santa patrona dei dentisti, igienisti dentali e odontotecnici.
Del martirio di santa Apollonia, si narra nel manoscritto tratto dal libro d'Ore d'Étienne Chevalier, opera di Jean Fouquet. 
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Alcune fonti dicono che morì durante il regno di Filippo l'Arabo, il presunto imperatore cristiano: se ciò è vero, Apollonia morì non dopo la primavera del 249.
La sua festa si celebra sin dall'antichità il 9 febbraio.
Santa Apollonia è raffigurata spesso come una giovane vergine con in mano una tenaglia che stringe un dente.
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Affresco con Santa Apollonia, Abbazia della Ss. Trinità, Venosa

Testo di Giulia Manes

martedì 14 febbraio 2017

14 febbraio

E nel giorno dedicato all'Amore,
pubblichiamo storie di duemila anni fa,
i cui nomi resteranno per sempre uniti:

incisi su pietra nel ricordo del Tempo...
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