La mia Venosa

Descrivo in queste pagine la mia città, la mia Venosa.
Narro la Venosa che a me piace.
La Venosa storica e culturale; quella ricca di tradizioni e di valori.
Parlo della Venosa nella quale mi riconosco e nella quale sono cresciuto.
Questa è la Venosa che voglio cantare.

sabato 31 marzo 2018

Da "Il pianto della Madonna" di Jacopone da Todi - 1300

Da "Il pianto della Madonna"
di Jacopone da Todi - 1300)
...
“O figlio, figlio, figlio,
figlio, amoroso giglio!
figlio, chi dà consiglio
al cor mio angustiato?
Figlio, occhi iocundi,
figlio, co’ non respundi?
Figlio, perché, t’ascundi
al petto o’ si’ lattato? ”.
“Madonna, ecco la croce,
che la gente l’aduce,
ove la vera luce déi essere levato”.
“O croce, e che farai?
El figlio mio torrai?
Como tu ponirai
chi non ha en sé peccato?”.
...
“Figlio, l’alma t’è ‘scita,
figlio de la smarrita,
figlio de la sparita,
figlio attossecato!
Figlio bianco e vermiglio,
figlio senza simiglio,
figlio, a chi m’apiglio?
Figlio, pur m’hai lassato!
Figlio bianco e biondo,
figlio volto iocondo,
figlio, per che t’ha ‘l mondo,
figlio, così sprezzato?
Figlio dolze e placente,
figlio de la dolente,
figlio, hatte la gente
malamente trattato”.
...
“Ioanni, figlio novello,
mort’è lo tuo fratello:
ora sento ‘l coltello
che fo profitizzato.
Che moga figlio e mate
d’una morte afferrate:
trovarse abbraccecate
mate e figlio impiccato”.
...
“O figlio, figlio, figlio,
figlio, amoroso giglio!
figlio, chi dà consiglio
al cor mio angustiato?
Figlio, occhi iocundi,
figlio, co’ non respundi?
Figlio, perché, t’ascundi
al petto o’ si’ lattato? ”.
“Madonna, ecco la croce,
che la gente l’aduce,
ove la vera luce déi essere levato”.
“O croce, e che farai?
El figlio mio torrai?
Como tu ponirai
chi non ha en sé peccato?”.
...
“Figlio, l’alma t’è ‘scita,
figlio de la smarrita,
figlio de la sparita,
figlio attossecato!
Figlio bianco e vermiglio,
figlio senza simiglio,
figlio, a chi m’apiglio?
Figlio, pur m’hai lassato!
Figlio bianco e biondo,
figlio volto iocondo,
figlio, per che t’ha ‘l mondo,
figlio, così sprezzato?
Figlio dolze e placente,
figlio de la dolente,
figlio, hatte la gente
malamente trattato”.
...
“Ioanni, figlio novello,
mort’è lo tuo fratello:
ora sento ‘l coltello
che fo profitizzato.
Che moga figlio e mate
d’una morte afferrate:
trovarse abbraccecate
mate e figlio impiccato”.

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venerdì 30 marzo 2018

La croce di ferro

La croce di ferro del Calvario.
Bivio detto delle "tre vie". 
Venosa - Bivio Palazzo SG - Maschito - Jatta.
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giovedì 22 marzo 2018

Gesù o Jehoshua - (il Cristogramma IHS)

Gesù o Jehoshua
(il Cristogramma IHS)
Mi sono accorto che è estremamente comune entrare in una chiesa e vedere le lettere IHS incise sullo stipite di una porta, su un crocifisso, dipinte su un quadro, affrescate su una parete o spiccare su una vetrata.
Mi sono anche chiesto cosa significassero davvero queste tre lettere?
Qui a Venosa (PZ) sono riuscito a trovare due affreschi ed un bassorilievo, poco conosciuti ai più, ma di notevole bellezza, che riportano il Cristogramma IHS.
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(Volta della cappella SS Sacramento della Cattedrale di Venosa - Particolare)

Il primo affresco è nella Cattedrale;
il secondo nella chiesa della Madonna delle Grazie;
il terzo invece, è un bassorilievo ed è posto sulla lunetta del portone d’ingresso del vescovado, è monocromatico e riporta i segni tutti eucaristici.
Tre contesti diversi, con delle cromature e sfumature notevolmente differenti.
Nella cappella del SS. Sacramento, sulla volta a botte è affrescato una angelo gentilizio, che regge tra le sue mani un ostensorio, sull’Ostia è riportato appunto il Cristogramma IHS;
Appena fuori dalla Cattedrale ci si imbatte nell’ampio piazzale del Vescovado.
Il portale d’ingresso al palazzo vescovile è importante e monumentale, non sfarzoso ma austero.
Sulla lunetta del portone scuro campeggia un grosso medaglione che richiama inequivocabilmente le insegne generiche episcopali, come la mitria, il pastorale, due messali, le ampolline e al centro il calice e l’ostia divina con il cristogramma IHS.
Nel secondo affresco, i simboli eucaristici sono riportati su una porta d’accesso, che dall’antico chiostro del Convento della Madonna delle Grazie, dà nel chiesetta.
Ma allora cosa significano queste tre lettere?
I Cristogrammi sono combinazioni di lettere dell'alfabeto greco o latino che formano una abbreviazione del nome di Gesù.
Il più comune ed usato, appunto, è l’IHS.
L'antico simbolo caratterizza l'arte cristiana in tutto il mondo.
Varie sono le sfumature che contraddistinguono il significato di questo simbolo.
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(Cristogramma IHS - Chiostro convento della Madonna delle Grazie Venosa)
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Contrariamente alla convinzione popolare, il monogramma non sta per “Iesus Hominum Salvator” (Gesù salvatore degli uomini) o “In Hoc Signo” (in (sotto) questo segno vincerai – ricordando vittoria di Costantino nella battaglia di Ponte Milvio).
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(Portale palazzo Episcopale di Venosa)
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IHS è più appropriatamente definito un “cristogramma”, ed è un modo antico di scrivere “Gesù Cristo” risalente precisamente al III secolo.
È il nome “Gesù” significa “il Signore salva”.
I cristiani abbreviarono il nome di Gesù scrivendo solo le prime tre lettere in greco, ΙΗΣ (dal nome completo ΙΗΣΟΥΣ).
La lettera greca Σ (sigma) nell’alfabeto latino è scritta come “S”, e da questo deriva il fatto che il monogramma venga in genere rappresentato come ΙΗS.
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(Cappella SS Sacramento della Cattedrale di Venosa - Particolare)
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Nei primi secoli della Chiesa era un simbolo segreto, spesso inciso sulla tomba dei cristiani (come ad esempio il simbolo del pesce).
Poi, nel XV secolo, pare che San Bernardino da Siena organizzò una campagna di predicazione per promuovere la reverenza al Santo Nome di Gesù e incoraggiò i cristiani a mettere un IHS sulla porta delle loro case.
Un secolo dopo, nel 1541, Sant’Ignazio adottò addirittura il monogramma per rappresentare il suo ordine appena fondato, la Società di Gesù (Gesuiti).
Abbiamo detto precedentemente che il nome “Gesù” significa “il Signore salva”.
Il suo significato poi con il tempo ha acquisito anche in significato molto più intrinseco e teologico.
Il nome di Gesù infatti, nella sua forma ebraica evoca subito uno dei grandi protagonisti della storia biblica, Giosuè, che introduce il popolo di Israele nella Terra promessa.
Nel loro significato originario il nome Giosuè e Gesù esprimono "l’agire di Dio" nella storia della salvezza: “Jehoshua” significa infatti “il Signore dona la salvezza”.
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(Volta della cappella SS Sacramento della Cattedrale di Venosa - Particolare)

Come Giosuè ha introdotto il popolo biblico nella terra della libertà e della salvezza dopo la schiavitù egiziana, così Gesù introduce tutti noi cristiani nel suo Regno, dopo averci donato la salvezza con la sua morte e resurrezione.
Gesù significa “il Signore salva”.
IHS significa “Gesù”.

IHS significa “il Signore salva”.

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mercoledì 21 marzo 2018

L’Eucarestia degli Apostoli


All’interno della Cattedrale di Sant'Andrea di Venosa (PZ), vi è un quadro di grandi dimensioni, attaccato al muro sul lato destro dell’abside, che rappresenta “L’Eucarestia degli Apostoli”.
Non sappiamo chi sia l’autore, ma tutto lascia presumere che l’artista sia lo stesso autore del ciclo pittorico degli Apostoli, cioè il pittore venosino Giuseppe Pinto del secolo XVII.
È interessante notare che la forma con cornici mistilinee è uguale agli altri quadri, la grandezza è pressoché simile a quella del quadro di Sant’Andrea.
I soggetti ritratti sono a figura intera, a grandezza naturale e coperti con ampi panneggi.


La grande tela è dipinta ad olio.
Anche la tecnica pittorica sembra essere identica, così come la stesura.
La densità delle pennellate e la loro forma identificano, oserei dire, in modo inequivocabile l’autore, cioè il Pinto.
I colori usati per le vesti degli Apostoli sembrano essere gli stessi.
L’artista infatti per dipingere le vesti degli Apostoli ha usato 4 colori fondamentali: il rosso porpora, il giallo testa di moro, il azzurro cobalto o ceruleo ed il rosa antico, ma non mancano il celeste, il verde oliva ed il bronzo, lo sfondo dei quadri è sempre scuro ed indefinito.
Per cui, a mio avviso, non esistono sostanziali differenze stilistiche che consentono di pensare il contrario.
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Il quadro riproduce l’ultima cena mentre Gesù, in primo piano, fa la comunione ai suoi discepoli.
Il Cristo veste una tunica di color rosa antico ed indossa un mantello azzurro cobalto.
Sono riconoscibili alcuni apostoli, visto che hanno le vesti uguali a quelle riprodotte nel ciclo.
È riconoscibile Simon-Pietro, in ginocchio in primo piano; subito dopo sempre in ginocchio c’è Matteo e poi Andrea, che aspettano il loro turno.
Tommaso è in piedi, in raccoglimento con le braccia incrociate al petto.
Prostrato ai piedi del Cristo si nota l’apostolo Giovanni.
Alle spalle di Gesù si vede una figura inquietante, il suo sguardo è sospetto ed il suo atteggiamento è ambiguo, è seduto a tavola ed afferra nella mano destra una sacchetto di denari: è Giuda Iscariota che si appresta a tradire Gesù.
Dietro la figura di Giuda si intravvedono altre sagome di apostoli non identificabili.
In alto sospeso su una nuvola un angelo sorregge tra le mani un calice, che prelude alla passione del Cristo.
Completano il quadro classici elementi architettonici.

lunedì 19 marzo 2018

Gli “Apostoli di Sant’Andrea”: San Simone Cananeo


Concludo, non senza fatica, la presentazione della serie degli Apostoli di Sant’Andrea, con San Simone Cananeo, dello “lo Zelota”.
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Lungo i muri delle navate della Cattedrale di Venosa (PZ), chiamata di Sant’Andrea, possiamo apprezzare una serie di dipinti con cornici mistilinee, che rappresentano i SS. Apostoli: tutti sono raffigurati a figura intera e rivestiti con ampi panneggi.
Il ciclo dei dipinti è attribuito dalla storiografia al pittore Giuseppe Pinto di presunte origini locali, operante a Venosa nel secolo XVII.
L'immagine può contenere: 1 persona, barba
I quadri sono dipinti ad olio su tela.
Il ciclo dei quadri è composto da dodici dipinti delle medesime dimensioni, più uno notevolmente più grande, raffigurante appunto Sant’Andrea.
Il nostro artista, il pittore Giuseppe Pinto veste Simone detto il cananeo con una tunica scura di color testa di moro ed un mantello celeste. La sua testa è lievemente rivolta verso sinistra.
Nella mano destra stringe una lunga sega, simbolo del suo martirio.
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È rappresentato con capelli corti e chiari ed un ciuffo sulla fronte, con la barba dello stesso colore;
Il nome Simone deriva dall’ebraico” Dio ha donato”, viene chiamato anche ” Simone lo zelota” in quanto apparteneva al partito degli zelati, che erano combattenti.
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Visse durante il I° secolo e morì nel 107 d.c.
Fù martirizzato con una sega, fu diviso in due parti ai confini con la Persia per mano di sacerdoti pagani, sotto l’imperatore Traiano.
Prima di diventare apostolo era pescatore e in analogia a questo la sua categoria di protezione e di invocazione sono i pescatori.
Succedette al vescovo di Gerusalemme.
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Egli era figlio di Alfeo e Maria di Cleope, era fratello di Giacomo Maggiore e quindi nipote di Giuseppe.
Il suo attributo è la sega, strumento appunto del suo martirio.
Il quadro è il penultimo della serie del lato di sinistra, è situato in alto sopra la cappella dedicata a Santa Teresa.
Bisogna dire che i dipinti pur essendo di notevole fattura, purtroppo si apprezzano poco, perché collocati troppo in alto per ammirarne la bellezza e le caratteristiche, prima del restauro erano addirittura bordate da maestose cornici barocche.
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mercoledì 7 marzo 2018

Oltre la Storia, la leggenda.


Dall'album di Antonietta Mollica: Oltre la Storia, la leggenda.

Nella chiesa della Ss. Trinità di Venosa, si intreccia la Storia con la leggenda. 
L’atrio del sito chiesastico, tra i due portali, mostra un piedritto in marmo (di età romana) denominato “la colonna dell’amicizia”; anche materiale di spoglio, è il pulvino bizantino che la stessa colonna sostiene. 
La leggenda vuole che due o più persone che girano intorno ad essa tenendosi saldamente per mano, restino amici per sempre.
Altra narrazione tradizionale vuole che la sposa novella, quale buon auspicio di fecondità, debba girare intorno alla “colonna”, comprimendo il corpo tra la parete e lo stesso pilastro.
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