La mia Venosa

Descrivo in queste pagine la mia città, la mia Venosa.
Narro la Venosa che a me piace.
La Venosa storica e culturale; quella ricca di tradizioni e di valori.
Parlo della Venosa nella quale mi riconosco e nella quale sono cresciuto.
Questa è la Venosa che voglio cantare.

venerdì 9 settembre 2022

Venosa vista dai tetti.

24 maggio 2022

Ille terrarum mihi praeter omnis angulus ridet...
Quell’angolo di terra più degli altri mi sorride…
(Quinto Orazio Flacco)

Venosa vista dai tetti.

lunedì 16 maggio 2022

𝗜𝗟 𝗦𝗢𝗚𝗡𝗢 𝗜𝗡𝗙𝗥𝗔𝗡𝗧𝗢 𝗗𝗘𝗜 𝗕𝗘𝗡𝗘𝗗𝗘𝗧𝗧𝗜𝗡𝗜: “𝗟'𝗜𝗡𝗖𝗢𝗠𝗣𝗜𝗨𝗧𝗔” 𝗣𝗔𝗡𝗧𝗛𝗘𝗢𝗡 𝗗𝗘𝗟𝗟𝗔 𝗙𝗔𝗠𝗜𝗚𝗟𝗜𝗔 𝗛𝗔𝗨𝗧𝗘𝗩𝗜𝗟𝗟𝗘 𝗔 𝗩𝗘𝗡𝗢𝗦𝗔 (𝗣𝗭)

 


𝗜𝗟 𝗦𝗢𝗚𝗡𝗢 𝗜𝗡𝗙𝗥𝗔𝗡𝗧𝗢 𝗗𝗘𝗜 𝗕𝗘𝗡𝗘𝗗𝗘𝗧𝗧𝗜𝗡𝗜: “𝗟'𝗜𝗡𝗖𝗢𝗠𝗣𝗜𝗨𝗧𝗔”
𝗣𝗔𝗡𝗧𝗛𝗘𝗢𝗡 𝗗𝗘𝗟𝗟𝗔 𝗙𝗔𝗠𝗜𝗚𝗟𝗜𝗔 𝗛𝗔𝗨𝗧𝗘𝗩𝗜𝗟𝗟𝗘 𝗔 𝗩𝗘𝗡𝗢𝗦𝗔 (𝗣𝗭)
Di Vincenzo Giaculli
Racconto brevemente la storia del sogno infranto dei Benedettini sulla nuova chiesa della SS Trinità di Venosa (PZ), un tentativo di misticismo rimasto incompiuto.
Un sacro edificio mai portato a temine, che dopo circa un millennio, conserva indelebile in suo mistero ed il suo fascino.
A causa della morte prematura di 𝗥𝗼𝗯𝗲𝗿𝘁𝗼 𝗶𝗹 𝗚𝘂𝗶𝘀𝗰𝗮𝗿𝗱𝗼, ultimo degli Altavilla e del suo fidato abate benedettino 𝗕𝗲𝗿𝗲𝗻𝗴𝗮𝗿𝗶𝗼, l'abbazia passò nelle mani di abati e priori contrari ad ogni tipo di ragionevolezza, al punto di lasciar perdere il progetto della Chiesa nuova, tanto voluta dal duca normanno; l’intendo dell’”astuto” Roberto infatti era quello di erigere la nuova e più grande chiesa della SS Trinità a pantheon della famiglia Altavilla, per ospitare le sue spoglie e quelle dei suoi fratelli e della sua famiglia, oggi, ciò che resta di queste spoglie sono custodite all'interno della chiesa vecchia della SS. Trinità.
I nuovi monaci iniziarono a dissipare i propri beni, conducendo vite lussuriose e senza regole, al punto che 𝗽𝗮𝗽𝗮 𝗚𝗿𝗲𝗴𝗼𝗿𝗶𝗼 𝗜𝗫, nel 1236, decise di deporre l'abate in carica e mandare dall'abbazia di Montecassino un priore di fiducia, con l'auspicio di riportare ordine nel monastero.
Purtroppo, il nuovo abate venne presto assassinato. Infine, 𝗣𝗮𝗽𝗮 𝗕𝗼𝗻𝗶𝗳𝗮𝗰𝗶𝗼 𝗩𝗜𝗜𝗜, il 22 settembre del 1298, cacciò i benedettini dal monastero e lo affidò all'𝗢𝗿𝗱𝗶𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗖𝗮𝘃𝗮𝗹𝗶𝗲𝗿𝗶 𝗱𝗶 𝗦𝗮𝗻 𝗚𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝗚𝗲𝗿𝘂𝘀𝗮𝗹𝗲𝗺𝗺𝗲, poi 𝗖𝗮𝘃𝗮𝗹𝗶𝗲𝗿𝗶 𝗱𝗶 𝗠𝗮𝗹𝘁𝗮.
Una storia davvero affascinante e rocambolesca, che a distanza di poco meno di un millennio, attira ancora schiere di pellegrini, folle di fedeli, generazioni di studiosi, moltitudini di curiosi e maree di turisti.
Una storia davvero affascinante e rocambolesca, che nell’arco di tanti secoli, ha visto l’antica Abbazia con la chiesa della SS Trinità protagonista di fatti ed eventi storici importanti; tappa importante per la venuta in pellegrinaggio di papi, re, regine ed il passaggio di imperatori ed importanti nobili d’Europa ed Italia.
Un luogo mistico che ha alimentato tante leggende metropolitane, ha conquistato tanti poeti e scrittori ed ispirato tanti artisti ed attira tutt'ora ancora generazioni di studiosi, moltitudini di curiosi e maree di turisti.

























domenica 15 maggio 2022

𝗦𝗔𝗡 𝗚𝗜𝗢𝗩𝗔𝗡𝗡𝗜 𝗗𝗘 𝗠𝗔𝗧𝗛𝗔 - 𝗠𝗢𝗡𝗨𝗠𝗘𝗡𝗧𝗢 𝗔𝗟𝗟𝗘 “𝗟𝗜𝗕𝗘𝗥𝗧𝗔̀ 𝗗𝗔𝗟𝗟𝗔 𝗦𝗖𝗛𝗜𝗔𝗩𝗜𝗧𝗨̀ 𝗗𝗘𝗜 𝗗𝗜𝗦𝗔𝗚𝗜 𝗨𝗠𝗔𝗡𝗜”

 


𝗦𝗔𝗡 𝗚𝗜𝗢𝗩𝗔𝗡𝗡𝗜 𝗗𝗘 𝗠𝗔𝗧𝗛𝗔
𝗠𝗢𝗡𝗨𝗠𝗘𝗡𝗧𝗢 𝗔𝗟𝗟𝗘 “𝗟𝗜𝗕𝗘𝗥𝗧𝗔̀ 𝗗𝗔𝗟𝗟𝗔 𝗦𝗖𝗛𝗜𝗔𝗩𝗜𝗧𝗨̀ 𝗗𝗘𝗜 𝗗𝗜𝗦𝗔𝗚𝗜 𝗨𝗠𝗔𝗡𝗜”
di Vincenzo Giaculli
Partendo dalla parrocchia dell’Immacolata di Venosa (PZ), in direzione castello, dopo aver percorso un centinaio di metri, si giunge in una piazza dedicata a 𝗦𝗮𝗻 𝗚𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗻𝗶 𝗗𝗲 𝗠𝗮𝘁𝗵𝗮.
La parrocchia dell’Immacolata è stata istituita nel 1962 ed è retta dal 1968 dai Padri Trinitari, di cui San Giovanni De Matha, nato a Faucon in Francia nel 1154 e morto a Roma nel 1213, ne è il Fondatore dell’𝗢𝗿𝗱𝗶𝗻𝗲 𝗥𝗲𝗹𝗶𝗴𝗶𝗼𝘀𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗦𝗮𝗻𝘁𝗶𝘀𝘀𝗶𝗺𝗮 𝗧𝗿𝗶𝗻𝗶𝘁𝗮̀,
La presenza dei padri trinitari a Venosa si registra, come dicevo sopra, dal lontano 1968, dopo che i Salesiani abbandonarono la città.
Lo scopo dell’Ordine Trinitario, secondo le intenzioni di De Matha e la Bolla papale approvata dal papa Innocenzo III nel 1198, era quella di dedicarsi al riscatto degli schiavi cristiani in Africa a causa della pirateria navale che imperversava in quegli anni nel mediterraneo: visitano mercati, prigioni, luoghi di lavoro, trattano con autorità e padroni, e liberano con regolare scrittura di riscatto i primi duecento schiavi; tutto registrato da un notaio.
Le loro risorse, raccolte con donazioni ed elemosine erano destinate per un terzo al mantenimento dei monaci, per un terzo all’assistenza di malati e pellegrini, e per un terzo al riscatto degli schiavi.
Questa la vera missione trinitaria che ha animato il loro spirito misericordioso in tutti questi secoli.
Oggi molte cose dal 1198 sono cambiate, sono cambiati gli stili, le modalità, i bisogni, i disagi, le dipendenze e le schiavitù.
I Trinitari hanno saputo raccoglierne e accrescerne l’eredità salesiana con la loro vocazione missionaria, aiutando gli umili, i disagiati, gli emarginati, i disabili: la vera schiavitù del mondo di oggi.
I Padri Trinitari indossano un abito bianco con croce rossa e azzurra sul petto, cappa e cappuccio neri.
Diverse e molteplici sono le testimonianze nei secoli che commemorano la presenza dei Padri Trinitari a Venosa.
A questo merito si è voluto dare atto nella cittadina oraziana innalzando un monumento alla loro opere misericordiose e alle libertà da questi disagi umani.
Questa opera in bronzo è stata concepita dai Padri Trinitari ed elaborata ed eseguita dall’artista venosino, il compianto 𝗠𝗶𝗰𝗵𝗲𝗹𝗲 𝗕𝗿𝘂𝗻𝗼 e da alcuni dei suoi collaboratori dello stesso Istituto.
Le cronache ci tramandano che il 14 novembre 1992 in occasione delle Celebrazioni del «Bimillenario Oraziano» fu inaugurato anche un Monumento dedicato alla “Libertà” e posto nella omonima Piazza ‘San Giovanni De Matha’, intitolata per l’appunto al Fondatore dell’Ordine.
Il monumento, dell’altezza di circa 5 metri è prodotto in bronzo, rappresentano tre figure stilizzate di forma piatta, che con le braccia alzate si stagliano nel cielo.
“𝗜𝗻𝘃𝗼𝗰𝗮𝗻𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗟𝗶𝗯𝗲𝗿𝘁𝗮̀, 𝗮𝗹𝗹’𝗔𝗺𝗼𝗿𝗲 𝗮 𝗗𝗶𝗼 𝗲 𝗮𝗹𝗹’𝗮𝗺𝗼𝗿𝗲 𝗮𝗹𝗹’𝘂𝗼𝗺𝗼”, così ebbe a dire l’allora rettore dell’Istituto Trinitario e Direttore Pedagogico per disabili di Venosa 𝗣𝗮𝗱𝗿𝗲 𝗔𝗻𝗴𝗲𝗹𝗼 𝗖𝗶𝗽𝗼𝗹𝗹𝗼𝗻𝗲.
Il gruppo scultoreo poggia su una base cilindrica, sormontata da grandi anelli stilizzati di catene spezzate e da tre triangoli istoriati con favolosi mosaici, che raccontano le opere misericordiose dell’Ordine Trinitario nei secoli.
“𝗚𝗟𝗢𝗥𝗜𝗔 𝗧𝗜𝗕𝗜 𝗧𝗥𝗜𝗡𝗜𝗧𝗔𝗦 𝗘𝗧 𝗖𝗔𝗣𝗧𝗜𝗩𝗜𝗦 𝗟𝗜𝗕𝗘𝗥𝗧𝗔𝗦”
“Gloria a Te Trinità e libertà ai prigionieri”, così recita la scritta in mosaico che avvolge la base del monumento.
Ed una targa sempre a mosaico incassata al suolo encomia le caratteristiche del Fondatore:
“𝗟𝗔 𝗖𝗔𝗥𝗜𝗧𝗔̀ 𝗥𝗘𝗗𝗘𝗡𝗧𝗥𝗜𝗖𝗘 𝗗𝗜 𝗦𝗔𝗡 𝗚𝗜𝗢𝗩𝗔𝗡𝗡𝗜 𝗗𝗘 𝗠𝗔𝗧𝗛𝗔 𝗙𝗢𝗡𝗗𝗔𝗧𝗢𝗥𝗘 𝗗𝗘𝗟𝗟’𝗢𝗥𝗗𝗜𝗡𝗘 𝗗𝗘𝗟𝗟𝗔 𝗦𝗦 𝗧𝗥𝗜𝗡𝗜𝗧𝗔̀ 𝟭𝟭𝟱𝟰 – 𝟭𝟮𝟭𝟯
Questo bellissimo monumento ricorda da vicino però un altro monumento simile, somigliante nella progettazione, ma differente nelle finalità: è quello dedicato al Marinaio d'Italia dalla Marina Militare Italiana. Singolare davvero la somiglianza e la comparazione.
Opera in bronzo realizzata dallo scultore Vittorio Di Cobertaldo nel 1974 è ubicata in Corso Due Mari al porto di Taranto
La scultura, di circa 7 metri, raffigura due marinai stilizzati di forma piatta nell'atto di salutare le imbarcazioni che si accingono ad attraversare il canale navigabile, che collega il Mar Grande con il Mar Piccolo, levando verso l'alto il tipico berretto da marinaio con la mano destra.
“AI MARINAI DELLE FORZE NAVALI ITALIANE L'AMM. D'ARMATA A. IACHINO II GUERRA MONDIALE 1940-44”. Questo recita l’iscrizione sul piedistallo del monumento.
A Venosa l’attività è rivolta all’eliminazione delle nuove forme di schiavitù, di oppressione, di violenza, di pregiudizio e alla promozione della solidarietà e della comunione tra le persone.
Io stesso ho frequentato per diversi lustri l’istituto dei Padri Trinitari, già dal 1971, quando la mia mamma iniziò a lavorare tra quelle mura. Le condizioni erano completamente diverse da oggi, i tempi erano duri, pionieristici.
Sono ormai 60 anni che i Padri Trinitari sono presenti nella nostra cittadina e in tutti questi anni ho avuto modo di conoscere molti dei Padri di questo secolare Ordine.
Diversi si sono avvicendati negli anni e dei quali ho un ottimo ricordo: di 𝗣𝗮𝗱𝗿𝗲 𝗢𝗿𝗹𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗡𝗮𝘃𝗮𝗿𝗿𝗮 in primis ho il ricordo più caro, è stato il pioniere dell’Istituto; il primo che ho conosciuto ed a lui sono molto legato affettuosamente, 𝗣𝗮𝗱𝗿𝗲 𝗦𝗮𝗹𝘃𝗮𝘁𝗼𝗿𝗲, 𝗣𝗮𝗱𝗿𝗲 𝗙𝗼𝗿𝘁𝘂𝗻𝗮𝘁𝗼, 𝗣𝗮𝗱𝗿𝗲 𝗚𝗲𝗿𝗮𝗿𝗱𝗼, 𝗣𝗮𝗱𝗿𝗲 𝗚𝗮𝗲𝘁𝗮𝗻𝗼, 𝗣𝗮𝗱𝗿𝗲 𝗔𝗻𝗴𝗲𝗹𝗼, 𝗣𝗮𝗱𝗿𝗲 𝗣𝗮𝘀𝗰𝗮𝗹 ed infine 𝗣𝗮𝗱𝗿𝗲 𝗔𝗻𝗶𝗰𝗲𝘁𝗼 ed operatori come il compianto 𝗽𝗿𝗼𝗳 𝗧𝗼𝗺𝗺𝗮𝘀𝗼 (𝗦𝗶𝘀𝗶𝗻𝗼) 𝗩𝗶𝗴𝗹𝗶𝗼𝗻𝗲, 𝗠𝗶𝗰𝗵𝗲𝗹𝗲 𝗚𝗶𝗼𝗿𝗴𝗶𝗼, 𝗔𝗻𝗴𝗲𝗹𝗮 𝗡𝗮𝘃𝗮𝗿𝗿𝗮, 𝗔𝗻𝘁𝗼𝗻𝗶𝗼 𝗖𝗮𝗿𝗲𝗻𝗶𝗻𝗶, 𝗔𝗻𝘁𝗼𝗻𝗶𝗼 𝗦𝗲𝗹𝗹𝗶𝗻𝗶; ho conosciuto anche tanti ragazzi ospiti della “Casa Ada Ceschin Pilone”, dei quali ho sempre avuto rispetto ed amicizia, uno per tutti il compianto 𝗩𝗶𝗻𝗰𝗲𝗻𝘇𝗼 𝗦𝘂𝗼𝘇𝘇𝗶, non potrei nominarli tutti, ma tutti mi hanno lasciato un loro ricordo ed un affetto.
“𝗚𝗟𝗢𝗥𝗜𝗔 𝗧𝗜𝗕𝗜 𝗧𝗥𝗜𝗡𝗜𝗧𝗔𝗦 𝗘𝗧 𝗖𝗔𝗣𝗧𝗜𝗩𝗜𝗦 𝗟𝗜𝗕𝗘𝗥𝗧𝗔𝗦”
“Gloria a Te Trinità e libertà ai prigionieri”: il motto dei Padri Trinitari.
Oggi gli umili, i disagiati, gli emarginati, i disabili sono i veri schiavi del mondo di oggi: “Invocano alla Libertà, all’Amore a Dio e all’amore all’uomo”, aiutiamoli.
Queste le parole di Padre Angelo Cipollone. Questa la vera missione trinitaria che da sempre anima il loro spirito misericordioso in tutti questi secoli in tutto il mondo nel rispetto del loro fondatore San Giovanni De Matha’.