La mia Venosa

Descrivo in queste pagine la mia città, la mia Venosa.
Narro la Venosa che a me piace.
La Venosa storica e culturale; quella ricca di tradizioni e di valori.
Parlo della Venosa nella quale mi riconosco e nella quale sono cresciuto.
Questa è la Venosa che voglio cantare.

lunedì 28 marzo 2022

I Martiri dimenticati

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I Martiri dimenticati
Oggi 16 settembre la Chiesa commemora i Santi martiri Attanasio, Senatore, i fratelli Cassiodoro e Viatore e la loro madre Dominata, annoverati tra i primi cristiani martirizzati per la fede in Cristo nel 251 d.C. presso San Marco Argentano in provincia di Cosenza.
Le spoglie mortali dei santi martiri furono portate a Venosa da Roberto il Guiscardo e collocate nella Abbazia della SS Trinità, chiesa scelta dal Guiscardo come Pantheon della famiglia normanna degli Altavilla.
Le venerate reliquie sono state raccolte in un secondo momento ed esposte sotto l'altare barocco del Santissimo Sacramento sempre nell'antica Abbazia della Santissima Trinità, altare detto della transumanza o l'altare dei pastori.











La “Triplice Cinta” o “il Quadrato magico”. Una bella scoperta!

 

La “Triplice Cinta” o “il Quadrato magico”.
Una bella scoperta!
Di Vincenzo Giaculli
Qualche giorno fa, visitando la cripta della antica Chiesa della SS Trinità della mia Venosa in provincia di Potenza, a nord della Basilicata, la mia attenzione è stata catturata da un particolare disegno scolpito su un gradino d’accesso alla cripta stessa.
Questa particolare incisione, non mi era nuova, l’avevo notata già altre volte, ma non ci ho mai dato molta importanza.
Questa incisione dall’aspetto simile più ad un graffito apparentemente grezzo ma ben definito, figurativamente è composto da tre quadrati concentrici, dagli angoli lievemente tondeggianti, uniti da tratti di intersezione perpendicolari.
Il Quadrato della Triplice cinta è inciso sul “terzo” gradino a scendere di una rampa di “nove” gradini in pietra.
Sarà solo una coincidenza.
La Cripta della antica chiesa è stata rinvenuta alcuni anni addietro, dopo i lunghi e complessi lavori di scavo e di restauro, poiché la stessa era stata abbandonata e sotterrata nell’alto medioevo, per l’avanzamento dei lavori del deambulatorio esterno della chiesa nuova, che permetteva l’accesso ai fedeli ed ai pellegrini di quell’epoca.
La cripta rinvenuta è stretta, detta a “corridoio”, di tradizione altomedievale e taglia tutta l’area del transetto; ad essa si accede tramite due strette rampe di scale dalle navate laterali. Anticamente era interamente rivestita da affreschi databili tra il del XII ed il XIII sec. di cui oggi non si apprezzano che pochi frammenti.
Ma cosa ci fa una incisione simile così su un gradino della cripta della SS Trinità?
Cosa significa questo simbolo?
È solo una coincidenza?
La mia curiosità era tanta. Ho dato inizio alle mie ricerche ed ai miei approfondimenti tra i miei libri.
Ho capito che quel disegno è un simbolo ben preciso, conosciuto agli esperti come “la Triplice cinta” o il “Quadrato magico”.
Per me è stata un grande scoperta, non solo perché non ne avevo mai visto uno, ma anche perché non ancora l’ho trovato scritto in nessun libro di storia della antica Chiesa della SS Trinità da me consultato.
Approfondendo questa tematica, mi sono accorto che esiste un netto collegamento tra luoghi appartenuti storicamente ad alcune congregazioni monastiche come i benedettini ed alcuni ordini cavallereschi come i Templari, con simboli caratteristici e specifici come la Triplice Cinta, essi si distinguono proprio come “trait d'union” tra le due congregazioni.
“La Triplice cinta” è tra i simboli più frequenti in ambito archeologico ed ha qualcosa di misterioso. È presente come graffito, scultura o incisione in numerosi siti archeologici di epoca perlopiù medievale, ma non solo.
È opinione diffusa che i veri fautori ed interpreti della Triplice Cinta nel medioevo fossero i Cavalieri Templari.
L’Ordine monastico, nato a seguito della prima crociata per difendere i pellegrini cristiani si era, lungo i decenni, insediato in alcuni strategici siti europei e del Medio Oriente.
Nel Medioevo si trova in varie versioni in alcune grandi cattedrali gotiche e venne adottato dai Templari che lo usavano per contrassegnare dei luoghi di particolare sacralità.
La si ritrova spesso incisa sia in orizzontale, sia in verticale, sui muretti e sulle soglie dei gradini delle chiese medievali, di alcune mura di cinta di castelli o di prigioni, fino al XII-XIV secolo.
Io l’ho trovato sui gradini di una cripta che fino a pochi anni fa era addirittura nascosta ed interrata, la cripta della chiesa della SS Trinità di Venosa (Pz).
Sarebbe interessante sapere se quella pietra che forma il 3° gradino è sempre stata in quel posto, oppure se la stessa, essendo la rampa stata scoperta da poco, sia stata riposizionata lì casualmente, in quanto materiale di risulta o di riporto, come spesso è accaduto per altri edifici in Venosa in passato.
Da una meticolosa ed accurata ricerca ho scoperto che il simbolo della Triplice Cinta sia molto più antico di quanto pensavo; i primi segni/graffiti sono stati addirittura trovati in siti preistorici, passando per i popoli celtici ed i romani, arrivando al medioevo, attraversando secoli di storia per giungere ai monaci benedettini, cistercensi, dei Templari, per arrivare fino ai giorni nostri.
Ho scoperto che molti sono i siti in Italia ed in Europa in cui è presente l’incisione della Triplice Cinta su rocce e muri.
Questo simbolo quindi, alla luce di quanto emerso, non è stato inciso lì per caso, perché ha una sua funzione ben precisa.
È più complicato, invece, discernere il significato proprio della “Triplice Cinta” o del “quadrato magico”, ovvero che cosa il simbolo stia ad indicare.
Ho chiesto aiuto, consultandoli, agli storici locali del tempo come i canonici Achille Cappellano e Giuseppe Crudo, Giacomo Cenna, Niccolò Greci e Emanuele Lauridia, ma non mi sono stati di grande aiuto, del resto non potrebbero, al loro tempo la Cripta era ancora sotterrata e non ne conoscevano neppure l’esistenza.
Scavando ancora a fondo ho consultato i testi di archeologi e storici che ci hanno lavorato all’interno del Parco Archeologico venosino e del complesso abbaziale della SS Trinità, come di Mariarosaria Salvatore, Giacomo Cirsone, Geremia D. Mezzina e Maria Luisa Marchi, ed anche altri autorevoli studiosi contemporanei, non ho trovato alcun riferimento specifico, è strano però che tutta la loro meticolosa ricostruzione e descrizione non ci sia neppure un accenno all’incisione della Tripla Cinta su questo gradino, mi sono accorto però che altri storici esperti hanno formulato su altri siti, diverse interpretazioni ed ipotesi per decifrare e spiegare questi simboli, vediamole insieme:
Ipotesi ludica
La prima ipotesi propende per l’interpretazione secondo la quale la “Triplice Cinta” o il “Quadrato magico” o come la si qualsivoglia chiamare, raffiguri la scacchiera di un gioco da tavolo. La forma della triplice cinta non solo è antichissima ma è uguale a un gioco tutt’ora in uso chiamato “Filetto” o “Mulinello” utilizzato come passatempo fin dall’antichità.
Il Filetto si gioca a coppie e si articola in più fasi.
Inizialmente si dispongono a piacimento, sullo scacchiere, “nove”, “sei” o “tre” pedine per ogni giocatore secondo le varianti, situandole sugli incroci tra i segmenti.
Quindi ad ogni turno un giocatore sposta uno dei suoi pezzi in una posizione adiacente a quella precedentemente occupata. Se “tre” pedine “alleate” si trovano in fila lungo un segmento, formano un “tris” ed un pezzo avversario, nella versione a “nove” pedine, esce dal gioco.
Il giocatore che rimane con meno di tre pedine, non può formare più alcun “tris”, perde la partita.
Il Filetto è un gioco fondato sulla combinazione e l’allineamento del numero tre.
A favore della ipotesi ludica è il fatto, piuttosto evidente, che la Triplice Cinta venga ritrovata in luoghi di stazionamento di sentinelle o in carceri e di veglia notturna.
Dunque, in luoghi “di attesa”, dove è probabile che venisse usata come gioco per ingannare il tempo.
È ben evidente che il numero delle pedine sia di “tre” e che si vince solo allineando le tre pedine tra di loro.
Solo coincidenze? Quel gradino è frutto del caso?
Il Quadrato è inciso sul “terzo” gradino a scendere di una rampa di “nove” gradini in pietra.
Sembra che il numero “Tre” sia il fattore comune di questa curiosa storia.
Terzo gradino di nove scale; tre sono i quadrati concentrici, uniti agli angoli da tre croci
Solo coincidenze?
Il Tre è il numero perfetto, Tre è il numero delle Persone della SS Trinità.
Tutto lascia pensare che la casualità e la coincidenze lascino il posto alle certezze.
Ipotesi Cristiana
La figura quadrata, secondo alcuni studiosi medievalisti è molto accreditata, potrebbe essere una rappresentazione della Santa Trinità che sormonta una croce.
Al contempo potrebbe addirittura indicare la Merkavah, cioè il carro di fuoco che trasporta Dio (Ezechiele 1,4-26) e che si muove contemporaneamente in tutte le direzioni, allegoria della Parola di Dio.
La Triplice Cinta è divisa in quattro quadranti, come gli angeli che formano la struttura proprio del “carro di fuoco di Ezechiele”, o come gli evangelisti Matteo, Marco, Luca e Giovanni cui spetta il compito di diffondere il Verbo.
Tale simbolo potrebbe dunque essere un richiamo evangelico alla potenza della Parola di Dio?
Se così fosse, a mio avviso, la Triplice Cinta avrebbe una funzione non così dissimile da quella dei simbolistici Cristogrammi.
Tale simbolo nel Medioevo troverebbe connessioni con il percorso fisico e spirituale del pellegrino (templare o cavaliere che fosse), identifica nei pellegrini di passaggio in questi sacri luoghi che si recavano in Terra Santa tra il XII-XIV secolo, il raggiungimento della meta con la ricerca del proprio centro spirituale sia nel tempo che nello spazio.
Il numero “Tre” anche in questa ipotesi sembra che sia il fattore comune di questa strana storia.
Anche se meno plausibili, ritengo che non possiamo fare a meno di parlare delle prossime due ipotesi, che per quanto possano sembrare improbabili, sono altrettanto intriganti ed avvincenti.
Ipotesi misterica
L’ipotesi secondo cui la Triplice Cinta, a parere di molti storici, rappresenta una simbologia di tipo misterico potrebbe avere un fondamento storico.
Tale simbolo potesse rappresentare addirittura il Tempio di Gerusalemme.
Non è un caso che i più ampi diffusori del simbolo nel Medioevo fossero i Cavalieri Templari, il cui Ordine notoriamente si occupava di studi concernenti l’esoterismo.
E’ possibile che esso utilizzasse la Triplice Cinta come segno di riconoscimento. È utile ricordare che, tra le mansioni effettive dei Templari, vi era quella di proteggere i resti del sacro Tempio di Salomone a Gerusalemme, distrutto l’ultima volta nel 70 d.C dall’imperatore Tito.
Effettivamente, la descrizione che il biblico Libro delle Cronache riporta a proposito dell’edificio, è piuttosto singolare: “il cortile dei sacerdoti, il gran cortile e le porte di detto cortile, che rivestì di bronzo”. (Dal libro 2 delle Cronache 4,9)
A ben vedere sembra una descrizione della Triplice Cinta! Non è difficile, dunque, immaginare che tale simbolo potesse rappresentare il Tempio di Gerusalemme con i suoi due cortili concentrici.
Ipotesi esoterica
La forma quadrata è terra, il cui centro interiore è l’ombelico del mondo.
La forma quadrata allude alla terra, alla materia racchiusa, come profondità, come percorso e contiene un centro interiore raggiungibile con diverse predisposizioni dell’animo o della mente.
La forma crea percorsi spirituali sulle strade del mondo o dell’anima credute ed usate nel medioevo.
La Triplice Cinta indica “che ci si trova in un luogo che rappresenta il centro delle energie fisiche della natura, è l’ombelico del mondo
La Terra, nel simbolismo sacro, è rappresentata da un quadrato che, racchiude un quadrato più piccolo e poi ancora un terzo ancora più piccolo quasi a concentrare l’attenzione, come una messa a fuoco, in uno spazio minimo centrale del disegno: l’ombelico, dal greco l’omphalos,
I tratti mediani convergono anch’essi verso il centro.”
Parafrasando Jovanotti, in questo luogo tutto converge e da qui tutto parte, questo è “l’ombelico del mondo” e dando ragione anche a Battiato questo luogo diviene “Centro di gravità permanente”.
In luoghi come questo io non credo alle coincidenze, in questo antico santuario della Venusia romana, nato sulle ceneri di un tempio pagano, dedicato alle Tre Persone della SS Trinità, luogo di martirio dei primi cristiani, centro fondamentale di passaggio di antiche vie che portavano in Terra Santa, luogo che vide giungere re, regine, imperatori, papi, nobili facoltosi cavalieri, crociati, templari e schiere di pellegrini, non ci possono essere “cose” sorte e costruite per caso, nulla è stato fatto a caso, ma ogni pietra è stata posizionata appositamente in funzione di qualcosa.
Non sempre tutto ci è chiaro, molte cose ci sfuggono, vedi i segni del passaggio dei templari nel tempio, ora sta a noi amatori, studiosi, ricercatori, curiosi, studiare e capirne i veri significati, perché per ogni cosa c’è sempre un motivo ed un senso.
Molti sono dei siti disseminati in Italia ed in Europa in cui è presente la Triplice Cinta sui muri di antiche complessi abbaziali, mura di cinta di castelli e palazzi nobiliari, sono disseminati come ed uniti tra di loro come una corona del rosario, avendo tutti in comune la presenza massiccia di monaci Benedettini, Cistercensi e di ordini Cavallereschi come i Templari:
Venosa (PZ), Abbazia e chiesa vecchia della SS Trinità
Bari - Cattedrale di San Sabino (già S. Maria Assunta)
Barletta (BA) - Basilica del Santo Sepolcro (XIII sec.)
Bitonto (BA) - Convento di San Domenico (XIV sec.)
Terlizzi (BA) - Santuario della Madonna di Sovereto (XIII sec.)
Trani (BA) - Cattedrale di San Nicola Pellegrino (XI sec.)
Trani (BA) - Monastero di Santa Maria Colonna (XI-XII sec.)
Monte Sant'Angelo (FG) - Santuario di San Michele Arcangelo
Sannicandro Garganico (FG) - Chiesa di Santa Maria di Monte d'Elio
Vieste (FG) - Cattedrale di Santa Maria Assunta
Questi i siti che conosciamo meglio perchè più vicini a noi;
poi ancora:
Bressanone (BZ)
Oropa (TO)
Osimo (AN)
Narni (TR)
Orte (VT)
Ferentino (FR)
Alatri (FR)
Priverno (LT)
Sermoneta (LT)
Roma - Basilica di San Giovanni in Laterano (IV sec.)
Roma - Basilica di San Paolo fuori le Mura (IV sec.)
Roma - Basilica di San Lorenzo fuori le Mura (III sec.)
Roma - Basilica dei SS. Quattro Coronati (IV-V sec.)
Carpineto Romano (RM)
Palombara Sabina (RM)
Segni (RM)
Tivoli (RM)
Campolattaro (BN)
Venezia - Scuola e Chiesa di San Rocco (XVI sec.)
ed altri ancora.
Concludo dicendo che anche Dante nella sua visione di Dio, al culmine del suo viaggio nella Divina Commedia usa la numerologia per descrive la SS Trinità: “tre cerchi di uguale grandezza e diverso colore, dei quali il secondo (il Figlio) riflette il primo (il Padre) e il terzo (lo Spirito Santo) spira da entrambi”.
Oggi sono lieto di aver scoperto che il numero tre è il numero comune denominatore di questo antico tempio dedicato da secoli alla SS Trinità, è il numero perfetto, del resto… non poteva essere diversamente.
Ora che la “Triplice Cinta” o il “Quadrato magico” qual si voglia dire, sia un semplice ed ingegnoso gioco ispirato alla Trinità o serbi un messaggio misterioso ed esoterico probabilmente non lo sapremo mai con certezza, per me resta il fatto di essere contento di sapere qualcosa che non conoscevo ed orgoglioso di aver fatto una bella scoperta!
Vincenzo Giaculli.





















15 Agosto La festa dell’Assunta

  

15 Agosto - La festa dell’Assunta
La festa dell’Assunta del 15 Agosto è una delle feste mariane più antiche ed è dedicata alla fine dell’esistenza terrena della madre di Gesù.
Le Sacre Scritture nulla ci dicono della morte e assunzione di Maria in cielo, eppure il tema ha ispirato numerosi capolavori in varie epoche.
Assunzione significa “presa da Dio.”
Su questo tema, come accennavo prima, i vangeli tacciono perché sono tutti concentrati su Cristo.
A questo proposito però vengono in aiuto la fede dei primi cristiani, la tradizione orale e popolare ed i vangeli apocrifi.
Nella storia dell’arte il soggetto dell’Assunzione della Vergine viene risolto in due modi differenti: l’Assunzione nel mondo occidentale e di Dormizione di Maria nelle Chiese d’Oriente.
L’iconografia più diffusa, quella orientale, si compie di due momenti: la Dormitio (la morte) e l’Assumptio Animae e Assumptio Corporis (Assunzione corpo e anima).
Qui a Venosa (PZ) sono presenti almeno due di opere che trattano il tema dell’Assunzione della Vergine, anche se in modo molto differente.
Un’opera è custodita al MEV (Museo Episcopale di Venosa); è una pregevole rappresentazione del 1750 di Andrea Giannico, di cui ho già parlato precedentemente e che approfondirò meglio prossimamente, in cui il soggetto dell’Assunzione della Vergine, viene visto dall’artista come la salita in cielo di Maria al cospetto degli Apostoli, con la tomba vuota dalle spoglie mortali della Madre di Cristo, ma piena di fiori profumati ed accolta in paradiso da una schiera di angeli festanti.
L’altra tela di medie dimensioni, non meno importante e preziosa rappresentazione è conservata sulle pareti a sinistra del transetto della Cattedrale.
È una tela del XVI-XVII secolo circa, con una sottile cornice mistilinea, l’artista, a me sconosciuto, risolve questo tema in maniera diversa ed innovativa: scomparso il tradizionale sarcofago di Maria, gli Apostoli e tutti i riferimenti alla vita terrena e soprattutto il riferimento alla morte, tutto si concentra sul moto ascensionale di Maria.
La Madonna è rappresentata con le braccia e mani aperte; ha una carnagione rosea, con labbra ben definite a marcate da un bel colore rosa; i suoi occhi sono molto grandi e scuri. Maria è trasportata su una nube popolata e spinta da uno stormo di angeli e lo sguardo di Maria rivolto verso l’alto, completamente rapito dalla apparizione dell’Eterno.
Una grande aureola raggiante fa da contorno al capo della Vergine Maria, mentre tre putti gaudenti chiudono la lunetta superiore.