La mia Venosa

Descrivo in queste pagine la mia città, la mia Venosa.
Narro la Venosa che a me piace.
La Venosa storica e culturale; quella ricca di tradizioni e di valori.
Parlo della Venosa nella quale mi riconosco e nella quale sono cresciuto.
Questa è la Venosa che voglio cantare.

lunedì 28 marzo 2022

Il "fil rouge" di Nicolaus Marangelli

 

Il "fil rouge" di Nicolaus Marangelli
Di Vincenzo Giaculli
Collegamento tra la Trasfigurazione e “Noli me tangere” di Nicola Marangelli
Voglio soffermarmi sul collegamento tra le due tele del pittore Nicola Marangelli dipinte alla fine XVII secolo e custodite all’interno della Cattedrale di Venosa (PZ).
Il pittore, secondo fonti attendibili locali, quali i diretti discendenti, era di origini lucane, sembra che provenisse da un paesino dell’entroterra lucano, Rapone, dove possedeva svariati tumoli di terra e svolgeva l’attività di farmacista.
Pare che il Marangelli dipingesse solo per passione e per suo compiacimento, così si spiega la poco notorietà dell’artista e il numero esiguo di opere dipinte a noi pervenute.
Era attivo nella città oraziana tra la fine del XVII e gli inizia del XVIII secolo ed i suoi dipinti costituiscono le uniche testimonianza riconosciute del pittore.
La Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della Basilicata ci dice che le "tele rivelano caratteri stilistici molto affini tra di loro, ci dice anche che il disegno è vibrante, le figure sono allungate ed i colori vivaci e che compositivamente l’artista è ancora legato ad uno schema tardo-manierista".
Ma cosa lega in modo così imprescindibile e forte questi due capolavori del maestro Marangelli? qual è il "fil rouge" che le rende inseparabili?
Leggendo bene i testi evangelici ci accorgiamo che nulla è stato scritto a caso, ciò che lega i due episodi evangelici e quindi delle due tele è un filo teologico molto forte.
“Circa otto giorni dopo questi discorsi ...” così Luca apre il suo racconto agganciandosi ai discorsi immediatamente precedenti, quasi a dire che esso vuol essere la risposta agli interrogativi che il tetrarca Erode, i sacerdoti del sinedrio, i discepoli e la gente di giudea si ponevano su Gesù.
Dunque la trasfigurazione ci parla dell'identità di Gesù.
E qui l’evangelista Luca comincia subito con una precisazione di tempo: "otto giorni dopo".
Che senso ha nel racconto questa precisazione di tempo?
Perché proprio otto giorni e non sei, come in Marco o in Matteo?
La risposta, testo alla mano, ci viene da Luca stesso al cap. 24,1, dove ci parla della risurrezione di Gesù:
"Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino ..." essendo il sabato il settimo giorno della settimana ebraica, il giorno dopo, in successione di tempo e di numeri, è l' "ottavo giorno", quasi a dire che la vera identità di Gesù la si può trovare soltanto nell'ottavo giorno, che è quello della resurrezione.
Soltanto lì Gesù apparirà e sarà compreso da tutti per quello che Egli veramente è: "Figlio di Dio".
Nella tela della Trasfigurazione il Marangelli ci rappresenta graficamente una teofania, ci mostra non solo un Cristo che rivela all’umanità la sua identità divina ma ci presenta la scena “Noli me tangere” come prefiguratrice della Resurrezione.
La “Noli me tangere” e la Trasfigurazione del pittore “locale” Nicola Marangelli, a mio avviso, sono tra i quadri più belli e scenografici che si trovano all’interno della Cattedrale di Venosa (PZ).
Nelle sue tele il Marangelli ci ha rivelato le sue competenze teologiche e ci ha anche mostrato le sue doti artistiche, trasformando in bellezza due misteri della cristianità come la Risurrezione e la Trasfigurazione, rendendole comprensibili a tutti.
Credo che al di là dell'indubbio aspetto stilistico e valore artistico, l’artista abbia saputo parlare ad una platea non solo colta e raffinata, ma anche ad popolo semplice ed incapace di leggere attraverso i simbolismi dell’opera; credo che abbia saputo tradurre con i pennelli ed i colori un mistero che ancora oggi non riusciamo a spiegarci se non con la sola forza della fede.
Senza bellezza non possiamo vivere. Lo sappiamo, ne abbiamo bisogno.
Bellezza dello spirito, bellezza morale, della natura, bellezza dell’arte, bellezza dei gesti e di tutto ciò che ci circonda, rinunciando alla bellezza distorta ed effimera.
Bellezza che ci eleva e ci porta, in qualche modo, sempre verso Dio.
La capacità di meravigliarsi e di godere della bellezza è l'elemento che ci caratterizza e che ci permette di distinguerci da tutte le altre specie.
La bellezza salverà il mondo, ma di questa bellezza dobbiamo diventarne riflesso, facendoci noi stessi portatori di bellezza.



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