25 Marzo - L’Annunciazione “dimenticata”.
L’Annunciazione come non l'avevo mai vista
di Vincenzo Giaculli
Nella ricorrenza del 25 marzo, a nove mesi precisi dal santo Natale, la Chiesa commemora l'Annuncio dell'Arcangelo Gabriele a Maria. In questa celebrazione voglio parlare di una bella tela raffigurante l’Annunciazione, conservata e dimenticata per diversi decenni nei depositi e solo da poco rispolverata ed esposta al pubblico nel MEV (Museo Episcopale di Venosa) nei pressi della Cattedrale di Venosa.
È una tela eseguita ad olio da un pittore anonimo meridionale, dipinta attorno alla metà del XVIII sec. proveniente dalla antica chiesetta di San Michele di Venosa.
Un vero peccato però è che una vasta area sulla destra della tela ci sia giunta in un pessimo stato di conservazione, rovinata dall’incuria e dal degrado.
Già nella Cattedrale di Venosa vi è un’altra tela dell’Annunciazione, meglio conservata e di notevole pregio, è un’opera dipinta dal pittore marchigiano Carlo Maratta nel 1665.
Artisti di ogni epoca si sono cimentati nella riproduzione di questa tradizionale scena evangelica, come ad esempio Giotto, il Beato Angelico, Simone Martini, Leonardo, Lorenzo Lotto, Lorenzo Costa ed anche Caravaggio; anche il nostro anonimo pittore, ispirato dai rinascimentali come Raffaello, Annibale Carracci e Guido Reni, rappresentò questo evangelico episodio, disegnando prima e dipingendo poi un angelo da poco atterrato ai piedi e dinanzi alla Vergine, secondo il suo stile e la moda del suo tempo.
Oggi voglio porre l’attenzione su quest’opera finora nascosta e sconosciuta, sicuramente non importante come quella del Maratta, ma a mio avviso, molto bella e ricca di particolari e simbolismi.
Qual è differenza con le altre opere? Basta guardarla per “sentire” il dialogo che intercorre tra i protagonisti della vicenda, soprattutto tra l’Angelo Gabriele e Maria. Sembrano vivi. Sembra di “ascoltare” le parole di Gabriele e si avverte lo stato d’animo della Vergine.
Questa è la bellezza di questa tela, che mi ha tanto incuriosito ed affascinato.
L’anonimo pittore è riuscito ad immortalare in un solo “fotogramma”, alla maniera di Leonardo da Vinci, una scena che ha cambiato per sempre le sorti dell’umanità il “Fiat mihi secúndum verbum tuum” di Maria di Nazaret.
I dettagli del dipinto, la densità delle pennellate e la loro forma non ci sono di molto aiuto per identificare l’autore dell’opera.
La bellezza di questo dipinto la si evince anche dal vivace cromatismo, caratteristico dello stile pittorico del tardo-barocco napoletano del XVIII sec.
La scena è raffigurata con eleganza e leggiadria sia negli abiti dai colori brillanti che nei lineamenti dei visi curati e raffinati degli attori.
È una composizione molto ariosa, le figure dell’opera sono caratterizzate dalla presenza di una complessa disposizione scenografica e architettonica. I panneggi dei due protagonisti sono accentuati dalle pieghe e dal movimento, che conferiscono dinamismo all’intera composizione.
L’artista, infatti, in questa tela, dipinge l’esatto istante in cui l’Angelo annuncia a Maria, quali siano i piani di Dio per la salvezza dell’uomo.
Tutto sembra immobile. Il tempo si è fermato.
In questo momento inizia un intenso dialogo tra il Messaggero celeste e la Vergine delle vergini.
La scena è suddivisa secondo l'iconografia tradizionale: l'angelo si trova a sinistra e la Vergine Maria a destra a poco meno di un metro di distanza tra di loro, in altro gli angeli con la Colomba della Spirito Santo.
L'Angelo
Il celeste messaggero indossa una tunica bianca ed è scalzo, parzialmente celato purtroppo dalla mancanza di colore, è in ginocchio con le ali semi raccolte.
Di aspetto è giovanile e possente. Ha una corporatura robusta, espressione di forza e potenza, la stessa potenza e forza di luce che prepotentemente emana la Colomba dello Spirito Santo.
Il suo volto è bello e aggraziato, è radioso e celestiale, le sue gote sono rosee, come si conviene allo stile del tempo.
Lo sguardo di Gabriele è proteso alla vergine;
Il braccio destro con un gesto innaturale è proteso in alto verso il cielo ed indica la colomba dello Spirito Santo, mentre con la mano sinistra regge uno giglio bianco.
Porta capelli lunghi, scapigliati di colore biondo-castano.
Maria
La Vergine indossa una veste rosso-porpora ed un mantello azzurro sulle spalle.
Un velo gli copre il capo e tiene raccolti i suoi capelli.
Maria è in preghiera su un inginocchiatoio con il libro delle Sacre Scritture aperto, è il Vecchi Testamento.
È colta di sorpresa dall’apparizione improvvisa del Messaggero divino.
È turbata, timorosa per ciò che sta accadendo.
Ha le guance rosee per pudore e per l’emozione.
Il capo è chino, per l’imbarazzo non osa neppure volgere lo sguardo al suo interlocutore.
Il viso è quello dolce di una giovane fanciulla, per nulla serena, anzi alquanto turbato, visto quanto ha appena ascoltato dall’Angelo.
Le braccia e le mani sono accostate al petto, in un primo gesto di difesa, poi successivamente rasserenato, mutato in umile accettazione e rispetto.
Lo Spirito Santo
Dall’alto una luce intensa e circoscritta squarcia il cielo. Un disco luminoso circonda la svolazzante colomba: è Spirito Santo, che “come vento impetuoso” (At, 2,2), invade lo spazio chiuso della casa di Nazaret con i nimbi della gloria. Dalla bocca della Colomba si irradia un raggio di luce che raggiunge il capo della Vergine. È il segno dell’avvenuto concepimento.
L’Eterno entra nel tempo, l’Infinito nel finito, l’Universale nel particolare.
Chiudono la scena due gruppetti di angeli in gloria, quattro per ogni gruppo.
Teologia del dipinto
Tanti sono i dipinti che raffigurano il mistero cristiano del concepimento del Cristo.
Questo momento ha luogo esattamente l’attimo dopo l'annunciazione dell'angelo del Signore.
Tra l'attimo in cui la Vergine Maria si avvede della venuta del messaggero di Dio e il concepimento per opera dello Spirito Santo.
Ci sono degli atteggiamenti della giovane che esprimono i suoi stati d'animo nell'apprendere la comunicazione. Atteggiamenti come lo sguardo e la postura del corpo, così come quelli dell’Arcangelo Gabriele e tutti quegli altri elementi apparentemente sembrano di sola decorazione.
Fra' Roberto Caracciolo da Lecce, frate predicatore del XV sec. ci porta a fare una riflessione teologica sulla Annunciazione.
Secondo il frate francescano i momenti che illustrano lo stato d’animo della Vergine Maria durante l’annunciazione sono così classificati in cinque fasi: dapprima c'è la 1) conturbatio, poi la 2) cogitatio, si passa poi all' 3) interrogatio e successivamente alla 4) humiliatio. L'ultimo momento sarebbe la 5) meritatio.
I passi del Vangelo che parlano dell'annunciazione ai quali i pittori di ogni epoca si sono ispirati sono quelli di Luca (1:26-38) e quello di Matteo (1:18-24).
“[...] L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata”.
La “CONTURBATIO” è il turbamento della Vergine e si domandava che senso avesse un tale saluto. l'Angelo Gabriele sorprende la giovane Maria in ginocchio sta leggendo le Sacre Scritture che allora era solo il Vecchio Testamento. Alle parole dell'Angelo Maria rimase turbata: è il turbamento di una creatura pia e fervorosa, davanti a un fatto inaudito e imprevedibile; indica reazione di prudenza, di umiltà e percezione di indegnità. Dinanzi a tale proposta Maria rimase turbata, avvertendo tutta la piccolezza del suo essere di fronte all'onnipotenza di Dio.
La “COGITATIO” è il momento in cui Maria prende coscienza di quanto le è stato appena detto. Pone a sé stessa delle domande, alle quali non sa rispondere. Riflette. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo».
L’ “INTERROGATIO”. Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.] Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio».
L’“HUMILIATIO”è il quarto momento, quando Maria accetta di essere madre di Dio e dice “Ecco la serva del Signore.
La“MERITATIO”: «Avvenga per me secondo la tua Parola». Avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei. Maria pronunciando queste semplici parole “ Fiat mihi secúndum verbum tuum” diventa collaboratrice di Dio per il compimento dell'incarnazione.
Da questo momento Maria diviene non solo Vergine delle vergini qual era prima, ma Tempio dello Spirito Santo, Madre di Dio, Tabernacolo dell'Eterna gloria, Dimora tutta consacrata a Dio, Madre della Divina Grazia e di tutti i titoli a lei innalzati nelle litaniae mariane.
Simbolismo cromatico
Il simbolismo dei colori nell’arte sacra è universale. Gli artisti di ogni epoca, ma soprattutto i grandi maestri rinascimentali conoscevano molto bene questo simbolismo cromatico e dipingevano i soggetti sacri secondo un preciso linguaggio simbolico di colori.
Molteplici i significati dei tre colori dominati, il bianco, il rosso ed il blu.
Maria
Sono i colori che parlano e declamano delle virtù della vergine.
Il bianco è il simbolo della verginità di Maria: “speculum sine macula”.
Le vesti della Madonna sono sempre in alternanza tra il blu ed il rosso.
Un scambio ed un gioco sapiente e sofisticato tra le tonalità del blu e del rosso.
Il rosso porpora è un color rosso sfumato di blu, viceversa, se il rosso è il simbolo dell'amore divino, il blu rappresenta la verità celeste, perciò il porpora si riferirà all'amore della verità e il blu alla verità dell'amore. Ecco allora la veste della Vergine.
Nelle pitture del medioevo il colore blu rappresenta la saggezza, indica castità, la lealtà, la fedeltà ed è indice di buona reputazione. Ecco allora il mantello di Maria, mentre il rosso rappresenta il colore della passione e l’amore divino. Ecco la veste rosso porpora della Madonna.
Angelo
Indossa una tunica bianca ed un mantello rosso.
Il bianco è il simbolo dello Spirito di Dio e della Purezza assoluta.
Il rosso simboleggia l'amore del Verbo o la parola divina, l'amore spirituale, egli è il messaggero del Verbo.
Con la mano sinistra regge uno giglio bianco, simbolo della purezza dell’animo della sua interlocutrice: “tota pulchra es Maria”;
Simbolismo della rosa
Dinanzi alla Madonna in primo piano è ben visibile una brocca di vetro, all’interno delle rose di vario colore, rosse, rosa e bianche.
Veramente mi sarei aspettato, da tradizione anche qui dei gigli bianchi, ma invece non è così.
In questa circostanza, nel simbolismo della rosa si concentrano significati in netto contrasto tra di loro, come odio ed amore, quasi che entrambi discendessero da un unico ceppo, o fossero due facce di una sola medaglia; a pensarci bene, non è poi tanto illogico, essendo entrambi dei sentimenti.
In Occidente il cerchio era considerato sin dai tempi più antichi un modo per indicare la perfezione, questo fiore per la sua struttura a forma rotonda è stato sempre reputato simbolo di completezza: rappresenta, difatti, la profondità del mistero della vita, la bellezza, la grazia, la felicità, ma anche la voluttà, la passione.
Possiamo osservare che la rosa assume significati fortemente contrastanti: passione e morte, gloria e resurrezione, in altre parole la vita eterna.
La rosa è, dunque, il fiore che più d’ogni altro si presta a rappresentare metaforicamente gli eventi cardini della religione cristiana.
La rosa rossa: simboleggia la passione e l’amore divino. E poi ancora è il simbolo della carità che, se spinta fino ai limiti estremi, può anche portare al martirio. Non a caso, infatti, una leggenda d’ispirazione cristiana vuole che il suo colore rosso sia stato generato dal sangue di Cristo sulla Croce. Ha pertanto anche il significato simbolico delle piaghe del Cristo dalle quali sgorgò il Suo Sangue per la redenzione dell’umanità. Le rose di color rosato sono l’emblema del Bambino Gesù.
La rosa bianca: simboleggia l’innocenza, l’amore puro e spirituale.
La rosa di colore rosa è un simbolo veramente complesso, poiché racchiude in sé, più d’ogni altro fiore, significati tra loro totalmente contrastanti. È, infatti, ambivalente, potendo contemporaneamente significare perfezione celeste e perfezione terrena, tempo ed eternità, fecondità e verginità.
Rosa Mistica ecco quindi un altro titolo con il quale viene lodata la Vergine Maria, proprio per mettere in evidenza il Suo concepimento senza peccato originale, quindi senza spine.
Quel vaso che sembra esser messo lì in primo piano quasi per caso, non è altro che un segno tangibile e profetico della vita di Maria e della passione e resurrezione di suo Figlio.
Poggiati per terra dinanzi alla brocca in vetro due drappi di tessuto; uno verde e l’altro bianco.
Il verde è simbolo di prudenza, la temperanza, carità; indice anche di intelligenza, luce intellettuale, vita, speranze, ma anche dispiaceri.
Come posso io non essere piacevolmente stupito, meravigliato, incantato ed emozionato per come l’anonimo pittore ha voluto rappresentare in modo così superbo e misterioso la magnificenza di questa scena? Un anonimo pittore, sconosciuto alla storia, ha saputo trasmetterci solo con i suoi pennelli quel mistero divino, che miriadi di predicatori con i loro sermoni, non sarebbero capaci di svelare.
Museo Episcopale di Venosa (MEV)
Oggi il quadro, come dicevo sopra, è esposto all’interno del MEV.
Il Museo Episcopale di Venosa, è allestito negli ambienti dell’antico Episcopio.
Sorge accanto alla Concattedrale di Sant'Andrea Apostolo.
Il Museo vanta notevoli testimonianze di arte, un ulteriore arricchimento artistico e devozionale.
Le sale espositive si sviluppano su due piani e custodiscono al loro interno un prezioso e variegato patrimonio: opere pittoriche, scultoree, argentee e tessili di varie epoche...
Dalle opere pittoriche a quelle scultoree, dagli argenti agli splendidi manufatti tessili, ai reperti lapidei, permetterà al visitatore un excursus storico-artistico di notevole rilevanza. Esemplari diversi per epoca, stile, materia, che ben si prestano a rappresentare la cultura del tempo, un vero e proprio viaggio attraverso la sapienza e la maestria che gli artisti e gli artigiani del passato, che in questi luoghi hanno vissuto ed operato, ci consegnano quale preziosa testimonianza di arte e devozione.
Apre il percorso museale la pregevole Icona bizantina della MADONNA dell’IDRIA; segue la tavola del XV sec. della MADONNA della MISERICORDIA; a seguire una preziosa tela del XVIII sec. l’ASSUNZIONE DELLA VERGINE, attribuita al pittore pugliese Andrea Giannico, discepolo di F. Solimena e coetaneo di F. De Mura. Fa bella mostra in una teca un pregevole CRISTO CROCIFISSO del 1793 in avorio. Da ammirare LA PIETÀ di epoca medievale appartenuta in origine alla tomba della principessa Maria Donata Orsini, consorte di Pirro del Balzo; i parametri sacri appartenuti e donati dal Cardinale G.B. De Luca; preziosi reliquari in argento, tra i quali spiccano un busto di Sant’Andrea apostolo ed un Crocifisso processionale; l’antico Archivio storico della diocesi di Venosa e del Capitolo della Cattedrale.
Trovano spazio tantissimi altri capolavori pittorici minori ma non meno importanti che hanno caratterizzato la vita sacra e religiosa di una comunità come quella venosina.
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