Mai come in questo momento si avverte l’esigenza di un intervento divino per fermare la pandemia del Coronavirus.
Oggi, al di là dei divieti dei decreti governativi, di ciò che la scienza ci dice giusto un santo può aiutarci!
Agli occhi degli uomini del medioevo sino al XIX sec. la peste proveniva da Dio, che voleva punire l'umanità per i suoi peccati. Per questo si moltiplicarono le preghiere collettive, le processioni ed i pellegrinaggi nei luoghi di maggior culto per placare l'ira divina: tutti modi straordinariamente efficaci per propagare il contagio.
Questi gli unici due rimedi: «D'onde è la peste, fuggi, e torna tardi, con pregar sempre Dio, che te ne guardi». Con queste parole il bibliotecario italiano Cristoforo Poggiali, vissuto tra Settecento e Ottocento, si riferiva alla peste.
Ignorando che all'origine della peste non vi fu Dio, ma una serie di motivazioni naturali e socio-economiche.
Oggi non faremmo tanta difficoltà a pensare ad un castigo divino, non per ignoranza culturale o superstizione, visto come l’uomo del XXI sec. sta trattando il Creato e considerato che ha estraniato Dio dal suo mondo!
Quando si parla di peste la nostra memoria va alle grandi epidemie del passato, come quelle di Atene nel 430 a.C e di Roma nel 166 d.C. che decimò i loro abitanti; non possiamo dimenticare le tante pestilenze del medioevo, di cui il Boccaccio ci da un assaggio nelle sue “Novelle” nel Decamerone; non possiamo dimenticare neppure il lazzaretto e la peste narrata dal Manzoni nei “promessi sposi” del XIX sec.; ci vengono in mente tutti morbi pestiferi, letali e contagiosi che hanno accompagnato l’umanità fino ad oggi con nomi sempre diversi, ma con modalità sempre uguale, il contagio diretto, come il vaiolo, la Sars, la Sifilide, l’Ebola l’AIDS, giusto per citarne le più famose e pericolose.
Oggi, la peste di inizio III millennio si chiama Covid-19.
Negli ultimi 50 anni la scienza ha fatto progressi davvero importanti; grazie ai farmaci molte malattie sono state debellate, ma per il Coronavirus la strada è ancora lunga, i contagi si diffondono a macchia d’olio ed anche i decessi sono quotidiani.
Oggi purtroppo, per crisi di fede, si è abbandonata la pratica religiosa come rimedio ai malanni umani.
Credo però che solo unendo le forze (scienza-fede-politica) questa subdola infezione pestifera del III millennio possa essere sconfitta.
Noi qui a Venosa, abbiamo un protettore speciale: San Rocco di Montpellier.
Le antiche cronache ci dicono che San Rocco, nostro protettore e santo taumaturgico, già nel 1501 ha protetto la città da una terribile pestilenza per intervento divino l’ha poi liberata dalla immane sciagura che infestò la città e ne decimò la popolazione; tanto che nel 1503, fu eretta una chiesa in suo onore, appena fuori le antiche mura della cittadina e a due passi dalla Abbazia della SS trinità.
Da allora, San Rocco divenne compatrono, insieme a San felice, della citta di Venosa.
Successivamente la chiesa fu ricostruita in seguito al crollo del terribile terremoto del 14 agosto del 1851.
Da XVI secolo ad oggi molte cose sono cambiate in materia di igiene, prevenzione e politica sanitaria, ma allora, forse oggi come ieri, non sarebbe male affidarci anche nelle mani divine (per chi ha fede!)
La statua di San Rocco lo rappresenta come un uomo nel pieno del vigore, alto di statura, quasi sempre con la barba, segno distintivo del viandante. È in veste di pellegrino, indossa il tabarro che è un lungo mantello adatto per il viaggio; un cappello a larga falda. Impugna il bordone da viaggio a cui erano assicurate conchiglie per raccogliere l’acqua e una zucca vuota per conservarla, la bisaccia a tracolla. Viene rappresentato anche con i segni del morbo, una ferita sulla coscia che sembra stillare sangue.
Quasi sempre accanto vi è un cagnolino che lecca le piaghe dell’appestato e reca in bocca o fra le zampe una pagnotta.
San Rocco era giovane francese di Montpellier di ricca famiglia, avviato agli studi medici, il quale un giorno non esitò a lasciare la sicurezza della casa paterna per mettersi in viaggio e portare conforto e salvezza agli ammalati e ai sofferenti.
Ritenuto santo taumaturgo in seguito ai prodigi che egli faceva in nome di Dio. Rocco benediva gli ammalati con il segno della croce e all’istante li guariva, toccandoli con la sua mano taumaturgica… e l’epidemia veniva domata e spenta.
Anche lui venne contagiato, a un certo punto, Sarebbe morto di fame se, come racconta la tradizione, un cane non avesse provveduto a portargli il pane, sottratto alla mensa del suo padrone.
Improvvisamente il nostro Paese si trova coinvolto e travolto da un’emergenza pandemica tanto misteriosa quanto indicativa, ci scopriamo deboli ed indifesi come non mai. Solo ora ci accorgiamo che siamo parte di un mondo che sta perdendo il reale senso della vita e il timor di Dio.
Che lo Spirito di Cristo, per intercessione di San Rocco, faccia cessare la pandemia da Covid 19 ed aleggi tra le vie ed i cuori di Venosa e del mondo intero.
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