Una tradizione che ci riguarda da vicino
22 febbraio Cattedra di San Pietro Apostolo
La
ricorrenza della festa della Cattedra di San Pietro Apostolo mi da l’occasione
di parlare di qualcosa che pochi sanno: la venuta ed il passaggio di San
Pietro, il Principe degli Apostoli a Venosa.
Secondo la
Tradizione Petrina, infatti, il principe degli apostoli non solo raggiunse
l’Italia, ma visse l’ultimo ventennio della sua vita nella capitale dell’Impero.
C’è però
difficoltà a ricostruire con esattezza i viaggi petrini e a stabilirne le
soste. Tra gli scritti cosiddetti pseudo-clementini (preziosa fonte per gli
studiosi dei primi secoli), composti poco dopo il 200 d.C., vi è un’opera
denominata Viaggi di Pietro, che era stata adottata dai giudei ebioniti, i
quali facevano riferimento ad un vangelo di Matteo rielaborato, ed anche
all’opera Viaggi di Pietro. E’ da questo testo che fu attinta l’immagine della
chiesa come “barca di Pietro” (5), perché l’apostolo ci teneva a sottolineare
che, se al timone della Chiesa c’è Cristo, il vescovo è da considerarsi il
“secondo timoniere”.
Una
tradizione del II secolo, confermata anche da San Girolamo e da tutta la
letteratura patristica cristiana, considera infatti l'apostolo il primo capo
della comunità cristiana di Antiochia (non vescovo in quanto tale carica era
inesistente all'epoca), tanto che già nei primi secoli la Chiesa romana
celebrava il 22 febbraio la festa della Cattedra di San Pietro, la cui
denominazione completa era appunto: “Natalis cathedrae sancti Petri apostoli
qua sedit apud Antiochiam” - (testo agiografico risalente al IX-X secolo).
Nel corso
dei secoli, diversi documenti di grande interesse arricchiscono la cosiddetta
tradizione petrina, in base alla quale alcune città contendono il primo sbarco
di San Pietro in Italia. L’itinerario, che presumibilmente Pietro fece per
giungere a Roma fu il percorso della Via Appia Antica ed in particolare:
Otranto, e seguendo le antiche rotte commerciali che facevano scalo anche in
altri luoghi del Salento e a salire seguendo la via Appia, come Leuca, Taranto,
Venusia, Benevento, Pozzuoli.
Qui a Venosa
troviamo abbondanza di segnali e di riferimenti, che ora riporto:
Molte sono
le prove e i documenti che supportano tale evenienza.
Molti
cronisti e storici nostrani confermano ed accreditano la presenza di San Pietro
nella nostra antica e romana Venusia, tra cui annoveriamo l’Ughellio,
Consignami, Giuseppe Crudo, Giacomo Cenna,
Gerardo Pinto ed infine Tommaso Pedio, Emanuele Lauridia e Tonino Garzia.
Analizziamo
da vicino quali sono queste prove e documenti:
1) - Nel corso dei secoli, diversi
documenti di grande interesse arricchiscono la cosiddetta tradizione petrina
qui a Venosa, infatti questa tradizione (di cui ormai oggi si è persa memoria) per
più secoli ripetuta e mai contrastata ce lo afferma. Secondo quest’antica
tradizione infatti, comune a molti scrittori di storia venosina, si dice che
San Pietro, nel suo passaggio per recarsi a Roma, evangelizzò Venosa, e che in
seguito i primi cristiani venosini, in memoria di tale fatto, eressero una
chiesa, chiamata appunto di “Sancti Petri de Adventu”, divenuto poi d’Alvento
ed infine oggi Olivento (*), come attualmente è chiamata la contrada rurale,
dove l’antica chiesa era situata, ed il fiume che vi scorre la vicino;
2) - Giuseppe Crudo nel suo libro “la
SS Trinità di Venosa” ci parla dell’evento.
“Dalla
galilea è cominciato il movimento riformatore con l’annuncio della buona
novella, che i rozzi pescatori della Palestina, d’ivi in poi divulgarono: e
Simon Cefa, chiamato Pietro, principe di essi, come eglino si partirono a
predicarla in diverse regioni, egli, annunziato e confermato il vangelo in
Antiochia, passò in Italia, per la quale lo vediamo transitare, per recarsi
qual principe degli apostoli ad evangelizzar Roma, la città principe e
metropoli dell’Impero.
Ed eccolo, in questo suo transito, giacché una
tradizione per più secoli ripetuta e mai contrastata ce lo afferma, eccolo, lo
vediamo nel suo passaggio giungere a Venosa, e quivi dove sembragli vedere,
benché in piccolo, quasi riflessa la potenza, la splendidezza e la grandezza di
Roma, lo vediamo compiacersi gettare ovvero rinsolidare le prime fondamenta della
fede, e pubblicatavi e confermatavi la buona novella, ed affermativi i fedeli
nei misteri del cristianesimo, portarsi in Roma a costruirvi l’Apostolica Sede,
e reggendola ricevervi la palma del martirio.”
È forse in
questi tempi che i nostri venosini neofiti in segreto erigono la prima chiesa,
che a commemorazione della venuta del loro sommo, e forse anche primo
evangelizzatore, vogliono, portasse il nome di Sancti Petri de Adventu, che
allora o più tardi poi fu Cattedrale, indi cenobio, oggi poi distrutta, e che
il volgo dappoi disse di San Pietro all’Olivente.
(Giuseppe
Crudo: la SS Trinità di Venosa, memorie storiche diplomatiche archeologiche, Capo
I – Evo antico);
3) - Giacomo Cenna nella sua “Cronaca
venosina” che ce ne parla, mettendoci pure una certa dose d’ironia.
“…di poi vi
è la chiesa di San Pietro dell’Olivento, cossì detto dal fiume che presso di
esso corre e viene dalla montagna di Vulture, e corre nella fiumara di essa
città. Alcuni hanno voluto fantasticare che questa chiesa prendesse nome non
dal fiume ma invece dall’arrivo del principe degli Apostoli in quel luogo; e
che fosse detta perciò San Pietro de Olovento o de Adventu, aggiungendo pesino
che fosse stata pure la più antica cattedrale di venosa. S’immagini in questo
caso che bello spasso per quei primitivi cristiani andare a messa alla
Rendina!”
(Le chiese
fuora la citta di Venosa diroccate. Giacomo Cenna - Cronaca venosina: Capitolo
XVII);
4) - Tommaso Pedìo nel suo libro “Storia
della Basilicata raccontata ai giovani”, ci parla addirittura di Bianca Lancia
madre di re Manfredi e della chiesa di San Pietro nei pressi del fiume Olivento
(*) “Nel 1254 Bianca Lancia, madre di Manfredi, figlio di Federico II, viveva a
Venosa, nei pressi della “domus” di
San Pietro (Nicola) tra venosa e l’Ofanto”.
(Storia
della Basilicata raccontata ai giovani. Tommaso Pedìo – vol I, parte I);
5) La “barca di Pietro”.
Alcuni
antichi testi, come l’ “ Historia Sancti Petri” (testo agiografico risalente al
IX-X secolo), facevano riferimento ad un
vangelo di Matteo rielaborato, ed anche all’opera Viaggi di Pietro.
E’ da questo
testo che fu attinta l’immagine della chiesa come “barca di Pietro”, perché
l’apostolo ci teneva a sottolineare che, se al timone della Chiesa c’è Cristo,
il vescovo è da considerarsi il “secondo timoniere”.
Nella
Cattedrale di Sant’Andrea di Venosa fino a prima della chiusura per lunghi e discutibili lavori di restauro, sul finire
degli anni ’70, la volta dell’Abside era dominata da un dipinto con cornici
multilinee raffigurante appunto “la barca di Pietro”.
A supporto
di questo, riporto quanto detto dallo storico e giornalista venosino Emanuele
Lauridia nel suo libro La mia Venosa: “Al soffitto della Cattedrale due
pitture: Martirio di S. Andrea, a cui la chiesa è intitolata, con la Barca di
S. Pietro.”
(La mia
Venosa. Emanuele Lauridia);
6) – inoltre Tonino Garzia ci parla
nelle sue ricerche raccolte nel libro “Venosa tra ottocento e novecento” della
demolizione della chiesa di San Pietro e San Nicola (5). Anche all’interno
delle mura cittadine, fino alla metà del XIX sec. nel borgo medievale di Venosa
vi si trovava una chiesa di modeste dimensioni, intestata al Principe degli
Apostoli, a testimonianza dell’esistenza del sacro edificio esistono negli
archivi comunali dei documenti storici, quali delibere del sindaco dell’epoca
ed attualmente, dove sorgeva la chiesa c’è una piazzetta che ne porta il nome. “…il
28 aprile 1879 il sindaco notificava al parroco Don Saverio Antenori di
demolire tempestivamente l’antica chiesa dedicata ai Santi Pietro e Nicola, in
quanto i muri laterali erano sul punto di cadere e costituivano pericolo per la
pubblica incolumità: un altro tassello della venosa medievale veniva così
irrimediabilmente perduto! La chiesa venne subito demolita ed il comune ne fece
una piazzetta di circa 111 mq adibita alla vendita di frutta, fogliami e pesce,
dandogli il nome appunto di Piazza S. Pietro”.
(La
demolizione della chiesa di San Pietro e San Nicola. Tonino Garzia - Venosa tra
ottocento e novecento – Città storia sviluppo urbano);
7) – ed infine l’esistenza in Venosa di un’antica
tela del XVIII sec. raffigurante i Santi Pietro e Paolo.
Voglio
ricordare che all’interno della chiesa di San Giovanni, che si trova poco
distante da piazza San Pietro, vi è custodita un’antica tela presumibilmente
del ‘700, mal conservata, che ritrae una Madonna in trono con Bambino ed ai
suoi piedi gli apostoli Pietro e Paolo.
Sia Pietro
che Paolo sono raffigurati nel pieno della sua maturità con i loro rispettivi
attributi e segni di riconoscimento. Pietro indossa una tunica blù-scura con
dei riflessi violacei ed un mantello giallo ocra (purtroppo non solo la tela ma
anche i suoi colori a causa del cattivo stato di conservazione risultano molto
alterati).
Pietro stringe
al petto la mano sinistra con un libro chiuso, simbolo delle sue due lettere
del N.T, mentre la mano destra è distesa in avanti e reca le due chiavi “le
chiavi del regno dei cieli”; chiavi simili ma differenti per colore.
Simon Pietro
è alla destra del quadro in atteggiamento devozionale rispetto alla Vergine e
al Bambinello; sembra che ci sia un dialogo a tre, fatto solo di sguardi: La
Vergine Maria dall’alto del suo trono guarda Pietro; Pietro guarda il Bambino
Gesù ed in fine il Bambinello con una piccola croce nella mano destra effondere
benedizioni a tutti i credenti.
Penso che
molto probabilmente questa tela avrebbe potuto appartenere all’antica chiesa di
San Pietro prima della sua demolizione.
(Tela del
XVIII sec. Madonna in trono con Bambino con i Santi Pietro e Paolo).
Oggi però
occorre fare molta attenzione a distinguere fra storia e leggenda, anche
perché, spesso, la storia si tinge di leggenda e la leggenda affonda le radici
nella storia.
Il fatto che
sia dunque certa la presenza di Pietro a Roma, darebbe di conseguenza per certo
il precedente attraversamento del principe degli Apostoli attraverso le terre e
le vie più comuni ed ufficiali del mezzogiorno di quel periodo. La molteplicità
dei riferimenti storici fa per esempio pensare ad un reale passaggio petrino
nei luoghi che abbiamo citato sia realmente accaduto.
(*) Fiume Olivento
L’Olivento è
un fiume che scorre ai confini tra la Capitanata ed i territorio di Melfi e
Lavello, al centro della pianura che ne prende il nome.
All'interno
del bacino dell'Olivento è presente un invaso idrico, detto Rendina.
Il fiume
Olivento prende, per questo motivo, anche il nome di Rendina
Nel fiume
Olivento confluiscono la fiumara di Venosa, alimentata dal torrente Vallone.
È uno dei
principali affluenti della riva destra dell'Ofanto, al limite tra la Puglia e
la Basilicata. La sorgente si trova sul monte Vulture, da cui scende;
attraversa una pianura e, quindi, confluisce nell'Ofanto.
Ma qual’è
l'origine delle festa della Cattedra di S. Pietro.
Tu sei
Pietro, e a te darò le chiavi del regno.
Dice Matteo
nel suo vangelo al cap. 16,13-20:
“In quel
tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi
discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». Risposero: «Alcuni
Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro:
«Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il
Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli
disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo
hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro
e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non
prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che
legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla
terra sarà sciolto nei cieli».”
S. Pietro,
prima di portare il Vangelo a Roma, stabili la sua sede in Antiochia.
Era giusto
che la capitale dell'Oriente avesse per primo vescovo il Principe degli
Apostoli, a cui Gesti aveva detto: « Pasci i miei agnelli, pasci le mie
pecorelle ».
E lì S.
Pietro suscitò in breve tempo una eletta schiera di convertiti che per i primi ebbero
l'onore di portare il titolo di Cristiani, ossia seguaci di Cristo.
Non si sa
precisamente quanto tempo S. Pietro governasse la Chiesa di questa città.
Tuttavia la festa di questa Cattedra è antichissima.
Nella
primitiva Chiesa i Cristiani e quelli d'Oriente in modo speciale, celebravano
l'anniversario della loro rigenerazione spirituale. Non si davano ai diletti
corporali, ma rinnovavano solennemente i voti fatti nel Battesimo, e
ringraziavano Dio di averli ricevuti per sua misericordia nel novero dei suoi
figliuoli.
Questo lo
chiamavano il giorno della loro rinascita spirituale.
I vescovi,
conforme a questa pia pratica, celebravano anche l'anniversario della loro
consacrazione, e il popolo si univa a loro.
Tale fu
l'origine delle festa della cattedra di S. Pietro.
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