I giorni dedicati ai festeggiamenti di San Michele Arcangelo
sono due: l'8 maggio e il 29 settembre.
Le due feste di San Michele sono intimamente legate alla
transumanza sui “Regi Tratturi” delle nostre terre, perché si spostavano le
mandrie degli animali: a maggio dai pascoli della pianura a quelli alti e
viceversa a settembre, o più semplicemente, segnavano il periodo entro il quale
si potevano fare o no alcune attività commerciali come le fiere, attività
artigianali e pastorizie.
Queste due date indicavano anche l’inizio e la fine dei
grandi pellegrinaggi ai tanti santuari della regione, come san Michele del
Gargano, la Madonna dell’Incoronata, Montevergine, Pompei, ed anche San Michele
di Monticchio.
Naturalmente neppure la città di Venosa è rimasta immune nei
secoli al fascino del Divino guerriero, difensore del popolo cristiano, cioè
l’Arcangelo Michele.
A Venosa fino agli inizi degli anni ’70 c’era l’usanza di
portare in processione, per le vie della cittadina, la statua di San Michele
insieme alla statua della Madonna in concomitanza proprio della festa Madonna
delle Grazie, che generalmente avveniva l’ultima domenica di Maggio. Oggi tutto
questo non avviene più.
Foto inedita degli anni '50. Venosa.
Processione di San Michele e della Madonna delle Grazie
nei pressi del castello davanti al monumento ai caduti
La chiesetta di San Michele si trova in Via Appia e sul
finire degli anni ‘60 era ancora fuori dal paese.
Costruita nel secolo XVII, su preesistenti fondamenta trecentesche,
con l'annesso palazzo detto la "Torre", era dimora estiva del Vescovo
Giacinto Taurisio, ed all’interno dell’angusta chiesetta, al di sopra del
piccolo altare c’erano tre nicchie; al centro era collocata e venerata la
statua dell’Arcangelo Michele, mentre su quelle laterali c’erano due pannelli
rappresentanti san Raffaele e San Gabriele.
Oggi l’antica chiesetta è purtroppo ancora chiusa, a causa
della lungaggine dei lavori di restauro e di ristrutturazione.
Foto inedita degli anni '50. Venosa. Processione di San Michele e della Madonna di Montalto (dietro) nei pressi del Castello davanti al Monumento ai Caduti
Si stabilisce di erigere l’Arcangelo Michele a capo
dell’esercito imperiale e di mettere l’effigie dello stesso sulle insegne,
sugli stendardi e sulle monete.
Statua di San Michele portata in precessione per le strade di Monticchio e sui laghi.
I suoi attributi iconografici principali infatti sono con
l’armatura la spada, la bilancia, la lancia, lo scudo bardato e le catene.
La spada è, in primo luogo, il simbolo della condizione
militare e della sua virtù, l’ardimento, come della sua funzione, la potenza.
Statua di San Michele portata in precessione per le strade di Monticchio e sui laghi.
Nelle tradizioni cristiane la spada è l’arma nobile, che
appartiene ai cavalieri e agli eroi cristiani.
Quale guerriero di Dio e vincitore delle potenze infernali,
l’Arcangelo Michele ha spesso una spada tra le mani, qualche volta pure
fiammeggiante.
Si tratta della “fiamma della spada folgorante” posta, nella
Genesi, a guardia dell’Eden, che John Milton, nel suo poema Il Paradiso
perduto, identifica con San Michele.
La spada è inoltre, nel doppio aspetto costruttivo e
distruttivo, un simbolo del Verbo, della Parola, «la spada dello Spirito, cioè
la parola di Dio» (Ef. 6,17).
La spada affilata a doppio taglio che esce dalla bocca di
Cristo (Ap. 1,16) è il simbolo della forza invincibile e della verità celeste
che, come un fulmine, scendono dal cielo e rappresenta il potere di giudizio.
Associata alla bilancia si riferisce specialmente alla
giustizia: separa il bene dal male, colpisce il colpevole.
La bilancia a due bracci, simbolo dell'essenza stessa
dell'equilibrio raggiunto alla fine del cammino di Michele, soprattutto ove
rappresentato con i piatti della bilancia in equilibrio, più che non come un
pesatore di anime nel giorno del giudizio. La bilancia è in generale il simbolo
della giustizia e del retto comportamento, ed in particolare della misura, della
prudenza, dell’equilibrio, del confronto fra azioni ed obblighi perché serve a
soppesare gli atti.
Statua di San Michele che anticamente era nella chiesetta omonima in via Appia a Venosa,
attualmente la statua è ospitata all'interno della Chiesa della Madonna delle Grazie, sempre a Venosa
Michele quindi rappresenta l'equilibrio che deve essere
trovato tra i vari aspetti della Terra e del Cielo, Terra e Cielo di cui indica
l'unione in innumerevoli rappresentazioni.
L’armatura, insieme alla spada, è attributo della condizione
militare di soldato e Michele è il
principe delle milizie celesti, colui che
lotta contro il maligno sin dalla creazione.
Lo scudo è un altro attributo del combattente, è «lo scudo
della fede, con il quale… spegnere tutti i dardi infuocati del maligno» (Ef. 6,
16). Sul quale si può invece leggere la sua iscrizione latina: QVIS VT DEVS.
Le catene che porta in mano, altro attributo secondario,
rappresentano la schiavitù dal peccato che imprigiona l’uomo condannandolo alla
dannazione eterna.
Statua di San Michele al centro nella nicchia e pannelli laterali dell'Angelo Gabriele e dell'Angelo Raffaele che anticamente erano nella chiesetta omonima in via Appia a Venosa, attualmente la statua è ospitata all'interno della Chiesa della Madonna delle Grazie, sempre a Venosa
La lancia è, come la spada di cui rappresenta una
stilizzazione, un altro attributo del milite, un’arma di lotta, per essa vale
quanto detto per lo scudo in quanto sostituta della spada.
Dio ha, così, limitato la potenza di Satana ed ha incaricato
l'Arcangelo Michele di vigilare sul suo popolo e di proteggere la sua Chiesa.
La scelta non è casuale.
Michele è l'Angelo fedele, colui che combatte per la
giustizia divina e per la gloria di Dio.
È l'Araldo del Signore, l'annunciatore ultimo della Sua
vittoria (Ap. 12,10).

Processione di San Michele per le vie della città di Monte Sant'Angelo (FG)
Egli fa trionfare il Cielo sull'inferno, è l'icona angelica,
il simbolo della vittoria del Bene sul Male.
Per questo suo peculiare ruolo, come ho anticipato
precedentemente, I'iconografia raffigura l'Arcangelo Michele come un guerriero
nell'atto di sconfiggere Satana, rappresentato sotto forma di serpente o drago
o, spesso, con corrotti lineamenti antropomorfi.
L'arma, che egli impugna, è di solito la spada, presente sia
nella tradizione iconografica orientale, sia in quella occidentale quale
elemento di forza, ma anche simbolo di guarigione e di giustizia.
Questa è forse l'icona più largamente utilizzata dagli
artisti.
Satana è stato separato dal regno dei cieli, per cui nelle
relative rappresentazioni il celeste Condottiero, già vittorioso, lo tiene a
bada sotto i suoi piedi, minacciandolo con la spada.

Statua di San Michele nella sua naturale locazione
all'interno della grotta del santuario di Monte Sant'Angelo (FG)
II suo, quindi, non è un combattimento volto alla
distruzione, non vi sono visi tesi e movimenti cruenti, Michele non distrugge e
non giudica, si erge con il suo "Chi come Dio?" a difensore estremo
della reggenza divina sul cosmo e pone il potere di giudizio solo nelle mani
del Sommo Creatore.
In realtà la spada di Michele rappresenta quell'essenza
affilatissima e peculiare in grado di separare e far trionfare il BENE sul MALE
e, con il suo esempio di fedele servitore di Dio, indica all'uomo, creato
libero, la giusta strada della salvezza.
Mi ka el “Chi-come-Dio”, è domanda e risposta insieme, un
interrogativo che include la risposta: “Michele è sostituto di Dio, Suo
simile”.
Il suo nome “Chi come Dio?”, è un grido di guerra contro
chiunque presuma di farsi uguale a Dio.
Michele infatti è “l’Arcangelo guerriero”, l’avversario di
Satana, in lotta contro il quale è rappresentato dagli artisti e descritto
dalla Scrittura, soprattutto nel libro dell'Apocalisse.
San Michele è quindi venerato dalla tradizione cristiana
come difensore del popolo cristiano, e, rappresentato come guerriero, è
chiamato in difesa contro i nemici della Chiesa.
Curiosamente l'Arcangelo è anche diventato, come pesatore
d'anime, il patrono di tutti i mestieri in cui ci si serve della bilancia
(pasticcieri, droghieri, pesatori di grano e commercianti in genere) mentre la
sua funzione di guerriero lo ha trasformato nel patrono della Pubblica
Sicurezza.
È considerato anche guida delle anime dei trapassati verso
il regno dei morti, conduttore di anime al cielo.
Già gli Ebrei credevano che gli angeli avessero la funzione
di condurre le anime al giudizio divino. I rabbini attribuirono a san Michele
questa funzione che venne trasmessa alla cristianità dagli gnostici, sicché
egli divenne lo psicopompo per eccellenza:
la Leggenda Aurea, sulla scia degli apocrifi, narra che fu
lui ad annunciare a Maria la morte e a proteggerla con la palma durante
l’assunzione al cielo.
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