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Di Vincenzo Giaculli
Fine del IV – inizi del III sec. a.C.
(Reperti appartenenti alla Collezione Giaculli) - Tomba 669 in Lavello (PZ).
Nei giorni scorsi mi รจ capitato di visitare il museo nazionale di Potenza, quello di Venosa, allestito all’interno del castello ed anche il museo di Melfi, anch’esso allestito all’interno dell’omonimo castello.
Come dicevo nel post precedente, ne sono rimasto piacevolmente sorpreso.
Ho visitato tre musei ricchi di reperti straordinari, di un valore storico-archeologico eccezionale, dei veri tesori; sale ben allestite in tutte le loro ricche collezioni, reperti ed oggetti ben documentati con didascalie ben scritte ed esaurienti.
Il mio plauso va alla Direzione Regionale Musei Basilicata, per il lavoro fatto, per la riorganizzazione e l’ottimo allestimento del patrimonio storico-culturale.
Oggi voglio parlare di alcuni reperti che, forse piรน di altri, hanno carpito la mia attenzione, forse perchรฉ sorpreso da reperti provenienti della tomba 669, scoperta nelle campagne di Lavello (PZ), facenti parte di una collezione che casualmente porta il mio stesso cognome: la “Collezione Giaculli”, di cui io non conoscevo neppure l’esistenza.
I reperti di cui voglio parlare fanno parte di un antico “askos”, datato tra la fine del IV e gli inizi del III sec. a.C.
L'askos o asco รจ un antico vaso greco usato per versare piccole quantitร di liquidi oleosi, utilizzato come unguentario o per riempire le lampade ad olio.
Queste quattro bellissime statuette sono manufatti di terracotta sovradipinta sono straordinarie e sono anch’esse di una manifattura molto fine, elegante e raffinata.
Le statuette (secondo la didascalia) riproducono due figure femminili alate e due eroti alati anch’essi, riconducibili al culto di Afrodite, divinitร che, da un lato, simboleggia la seduzione femminile, dall’altro, รจ guida divina verso l’aldilร .
Gli eroti alati possiamo considerarli come i moderni amorini, che sono come bambini o come piรน primitivi folletti giocosi con le ali e come tali talvolta dispettosi, ma solo per il gusto del gioco. Non sono nรจ buoni nรจ cattivi, considerati dei portatori di gioia e fertilitร e secondo le credenze convivono spesso con gli uomini, ma quasi sempre invisibili ad essi.
Pare che i romani avessero un vero e proprio culto degli eroti, i quali derivano da Eros, figlio di Afrodite, (oggi diremmo Cupido figlio di Venere), li vediamo spesso in rappresentazioni bucoliche costituire il corteo della dea, amano la natura e gli istinti, volano nudi e liberi e non hanno restrizioni.
Somigliano ad Eros, il figlio di Afrodite, ma al contrario di lui non crescono, restano degli eterni bambini.
Completano la collezione “Giaculli” le due Applique sovradipinte, sono due protomi di cavalli rampanti che escono dal corpo del askos o vaso. Sono due bellissimi e spettacolari manufatti di terracotta, sono eccezionali di una manifattura molto fine ed elegante.
Questi meravigliosi reperti si puรฒ ammirare al museo di Melfi, allestito all'interno del castello federiciano, facente parte del corredo della tomba 669 rinvenuta in #Lavello, al secondo piano dell’esposizione.
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