๐๐ ๐๐๐๐ง๐ข ๐๐ก๐๐๐๐๐๐ข ๐ฉ๐๐ก๐ข๐ฆ๐๐ก๐ข
๐ง๐๐ฆ๐ข๐ฅ๐ ๐๐๐ ๐๐ก๐ง๐๐๐๐ง๐ - ๐๐ ๐๐๐ฃ๐ข๐ฆ๐๐ญ๐๐ข๐ก๐ ๐๐๐ ๐๐ฅ๐๐ฆ๐ง๐ข
Di Vincenzo Giaculli
Oggi 18 febbraio ricorre la commemorazione di un grande artista della storia dell’arte: il Sacerdote e domenicano Beato Giovanni da Fiesole, al secolo Guido di Pietro, noto meglio come il Beato Angelico, considerato Patrono universale degli artisti.
Un paio di anni fa ho avuto il piacere di visitare alcune sue opere e la sua tomba all’interno di una delle piรน antiche chiese di Roma, La basilica di Santa Maria sopra Minerva.
Credo che possa esistere un collegamento tra il Beato Frate ed una delle opere custodite e dimenticate qui a Venosa.
All'interno dell’antica chiesa-abbazia della SS. Trinitร di Venosa (PZ), nel terzo pilastro della navata di sinistra nella parte inferiore del pilastro di santa Caterina d’Alessandria, quasi a formare un unico corpo, spicca una “Deposizione” con il Cristo rappresentato tra la Vergine e san Giovanni (S. IOHANES).
Immediatamente al di sotto dell’immagine della Santa รจ visibile l’affresco della Deposizione: il busto del Cristo emerge dal sepolcro, รจ raffigurato in posizione verticale in un sepolcro aperto, ha le mani incrociate sul ventre e non vi sono tracce delle ferite della crocifissione, sembra che il corpo del Cristo sia prossimo alla resurrezione; a sinistra vi รจ la Vergine, con il viso sofferente e le mani protese verso il Figlio, a destra S. Giovanni, ritratto con un abito verde ed un manto chiaro, nell’atto di strapparsi le vesti dal dolore.
La linearitร dei volti e delle mani della scena affrescata, ma soprattutto la raffigurazione del dolore nel viso piรน pacato della Vergine e della disperazione di S. Giovanni, richiama alla mente il segno un gusto spiccatamente giottesco.
L’affresco venosino databile tra la fine del XIV e gli inizi del XV sec. d.C., mi richiama alla mente le opere di un altro grande della pittura del ‘400: il Beato Angelico (1395-1455), vissuto poco meno di un secolo dopo Giotto (1267-1337).
La mia curiositร รจ tale che mi ha portato a comparare i dipinti rinascimentali del frate domenicano Giovanni da Fiesole, con il “Cristo” della “Deposizione” della nostra SS Trinitร di Venosa.
Il Beato Angelico, attivo a partire dal 1395-1400, dipinse nella metร del 1400 le celle del convento di San Marco dove egli risiedeva in Firenze, tra le tantissime opere dipinse diversi “Cristo il pietร ”, ma quello che ha attirato di piรน la mia attenzione รจ tabernacolo col “Cristo in pietร ”, ospitato nell’incavo al centro della scena a forma di una grande lunetta dell’“Adorazione dei Magi ed รจ anche la piรน grande del ciclo delle celle.
Nello stesso periodo Il mistico frate domenicano ha prodotto anche altri dipinti del “Cristo deposto” o “in pietร ”.
Egli nelle sue opere privilegia l'elemento mistico-spirituale, evidenziando la purezza delle forme e la scelta del colore.
“Chi fa cose di Cristo, con Cristo deve star sempre”, era solito ripeterlo il frate pittore domenicano.
Convinto che ogni azione, come la pittura, dovesse essere orientata da Dio.
Egli considerava il suo talento pittorico come espressione dell’esperienza contemplativa, strumento di lode e di elevazione delle menti alle realtร celesti ed ecco che la pittura si fa preghiera.
La religiositร dell’opera incide notevolmente sulle scelte tecniche espressive dei personaggi: la sua resta una pittura fine ed elegante.
Questa religiositร , anche se stilisticamente poco raffinata, รจ presente anche nell’affresco della Deposizione venosina; oltre al forte e drammatico contrasto tra la disperazione dell’apostolo prediletto S. Giovanni che si strappa le vesti e il volto, le mani, il dolore raffigurato nel viso pacato della Vergine, che sembrano alludere alla resurrezione.
Io non sono un critico o uno storico dell’arte, ma credo che sia assai improbabile che il beato frate Giovanni da Fiesole sia passato di qua, ma รจ plausibile che uno dei suoi discepoli e l’autore stesso dell’affresco della “nostra” Deposizione dipinta sul terzo pilastro della navata di sinistra nell’Abbazia della SS Trinitร di Venosa (Pz), abbia visto le opere del Beato frate rinascimentale nel convento domenicano di San Marco in Firenze ed a lui si sia ispirato.
Il mio ardito accostamento all'Angelico Frate probabilmente sarร sicuramente azzardato, perรฒ c’รจ da dire che le due figure sono sorprendentemente e straordinariamente simili.
A questo punto lascio che siano gli esperti ad esprimersi e a dare un loro parere ed un loro giudizio.
Nessun commento:
Posta un commento