La mia Venosa

Descrivo in queste pagine la mia cittร , la mia Venosa.
Narro la Venosa che a me piace.
La Venosa storica e culturale; quella ricca di tradizioni e di valori.
Parlo della Venosa nella quale mi riconosco e nella quale sono cresciuto.
Questa รจ la Venosa che voglio cantare.

mercoledรฌ 13 aprile 2022

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(di Vincenzo Giaculli)
(Foto di Francesco Saverio Giaculli)
Per chi รจ stato bambino come me a cavallo tra gli anni 60 e 70, ricorderร  che sul cruscotto delle macchine dell’epoca, il nostri papร  avevano due o tre calamite con immagini di santi e madonne con la scritta “Ovunque proteggimi”, oppure piccole foto in bianco e nero dei figli o della propria moglie con scritto “Pensami” - ”Non correre”.
Tra i santi piรน popolari che si potevamo trovare su questi magneti/adesivi souvenir, vi era San Cristoforo.
Oggi di San Cristoforo non si parla piรน, molti non sanno neppure chi sia e cosa significhi, perรฒ qui a Venosa la sua presenza รจ ben visibile all’interno dell’atrio dell’antica Abbazia della SS Trinitร .
L’ingresso dell’Antica Abbazia, sulla seconda delle quattro storiche facciate anteposte l’una all’atra databile tra l’VIII e il IX sec, รจ caratterizzato da un portale pregevole e monumentale a sesto acuto, impreziosito da un ricco e movimentato ricamo che si fa risalire al 1287.
Sulla sinistra del portale, vi รจ riprodotto un affresco di S. Cristoforo di autore ignoto, che secondo lo storico tedesco W. Schultz risale al XV sec.
L’iconografia tradizionale di San Cristoforo ci tramanda un gigante barbuto che porta su una spalla Gesรน Bambino, aiutandolo ad attraversare le acque di un fiume.
Questa devozione sorse nel sec. XII e si sviluppรฒ nel sec. XIV e Cristoforo fu tra i santi piรน venerati nel Medioevo, poichรฉ era considerato il santo protettore di tutti i pellegrini ed i viaggiatori.
Ricordo che l’Abbazia della SS Trinitร  di Venosa, trovandosi sull’antico tracciato della Via Appia, per tutto il medioevo insieme al Santuario di San Michele del Gargano, era uno tra i piรน importanti, se non il piรน importante santuario del centro-sud ed era tappa obbligata per tutti coloro che si recavano in Terra Santa.
Come questo santo sia diventato cosรฌ venerato e famoso lo dobbiamo all’agiografo fra’ Jacopo da Varagine, che con la sua “Leggenda Aurea” ne permise la diffusione del culto, anche se l'iconografia (Cristoforo con Gesรน sulle spalle) sia anteriore alla narrazione del frate domenicano.
San Cristoforo, pare sia esistito veramente e secondo il martirologio romano fu’ un Santo martirizzato il 25 luglio del 250 a Samo, in Licia, regione dell’asia minore, impervia e un po' selvaggia, attuale Turchia, durante la persecuzione dell'imperatore Decio.
Questa la “Leggenda Aurea” di Jacopo da Varagine (sec. XIII):
Il vero nome di Cristoforo (che in greco significa portatore di Cristo) era Offerus o secondo altri testi Reprobo.
Egli era un gigante che desiderava mettersi al servizio del re piรน forte del mondo.
Giunto alla corte di un re che si riteneva invincibile, si mise al suo servizio, ma un giorno si accorse che il re, mentre ascoltava un menestrello che cantava una canzone che parlava del diavolo, si faceva il segno della croce.
Gli chiese come mai, e il re gli rispose che aveva paura del diavolo, e che ogni volta che lo sentiva nominare si faceva il segno della croce per cercare protezione.
Il gigante si mise allora alla ricerca del diavolo, che giudicava piรน potente del suo re.
Non gli ci volle molto per trovarlo, e si mise a servirlo e a seguirlo.
Ma un giorno, passando per una via dove c’era una croce, il diavolo cambiรฒ strada.
Offerus gli chiese per quale motivo l’avesse fatto, e il diavolo fu costretto ad ammettere che su una croce era morto Cristo e che lui davanti alla croce era costretto a fuggire spaventato.
Offerus allora lo abbandonรฒ e si mise alla ricerca di Gesรน Cristo.
Convertito al cristianesimo da un pio eremita fu da egli istruito sui precetti della caritร : volendo esercitarsi in tale virtรน e prepararsi al battesimo, scelse un'abitazione nelle vicinanze di un fiume, con lo scopo di aiutare i viaggiatori a passare da una riva all'altra.
Una notte fu svegliato da un grazioso fanciullo che lo pregรฒ di traghettarlo; il santo se lo caricรฒ sulle spalle, ma piรน s'inoltrava nell'acqua, piรน il peso del fanciullo aumentava e a stento, aiutandosi col grosso e lungo bastone, riuscรฌ a guadagnare l'altra riva.
Qui il bambino si rivelรฒ come Cristo e gli profetizzรฒ il martirio a breve scadenza.
Dopo aver ricevuto il battesimo, Cristoforo, si recรฒ in Licia a predicare, qui si arruolรฒ anche nell’esercito romano, fu denunciato per la sua fede da alcuni commilitoni e subรฌ il martirio.
il martirio di Cristoforo avvenne a Samo, in Licia. Il Santo, pur di non abiurare la sua fede, resistette alle torture inflittegli con verghe di ferro e metallo rovente. Persino le frecce che gli furono scagliate contro rimasero sospese a mezz’aria, e una di esse tornรฒ indietro e trafisse l’occhio del sovrano che aveva ordinato il supplizio.
Il re diede allora ordine di decapitare Cristoforo e il Santo, prima di morire, gli disse: “Bagnati l’occhio col mio sangue, e sarai risanato.” Il re riacquistรฒ la vista e si convertรฌ, e da allora San Cristoforo viene invocato per guarire dalle malattie della vista.
Nell’affresco, anche se รจ giunto a noi in un cattivo stato di conservazione, รจ ben visibile l’immagine del santo, che reca sulle sue spalle un bambino che poi si rivelerร  essere Gesรน Bambino.
Lo stile pittorico non รจ eccezionale, i tratti del pennello non sembrano essere molto eleganti, anche se i lineamenti del viso sono molto aggraziati, le linee perรฒ sono ben marcate e distinguibili.
รˆ singolare come l’immagine del santo traghettatore riporti dei lineamenti tipici mediorientali.
In oriente, dove รจ nato il mito, egli รจ in genere raffigurato con “testa di cane”, nel rispetto di un’iconografia di un culto ben augurante nato in ambito ellenistico-egizio, con un chiaro riferimento addirittura al culto del dio egizio Anubis;
San Cristoforo รจ avvolto in un ampio mantello rossiccio, chiuso da un fermaglio sul petto, una lunga e folta pettinatura con ricci sulla fronte, il suo viso รจ stretto e allungato, occhi chiari ed allungati, corporatura atletica e naso sottile, ha la barba sottile con doppio pizzo e stringe tra le mani un lungo e robusto bastone di legno e come da iconografia classica, รจ ritratto nell’atto di attraversamento del fiume.
Le caratteristiche orientali si notano anche dall’abbigliamento del gigante buono: indossa dei pantaloni bianchi chiamati “Salvar” o “Shalwar”, che sono delle braghe a sbuffo, molto pieni in vita e raccolti l’occasione al ginocchio, abbigliamento particolarmente comodo e diffuso nelle culture del Medio Oriente, dell’Africa e dell’Asia.
Si scorge un sottile colletto bianco, un cingolo anch’esso bianco gli cinge la vita.
Gesรน Bambino รจ seduto sulla spalla sinistra di San Cristoforo in atteggiamento benedicente, indossa una tunica rossa, avvolto in un mantello bianco con aggraziati ornamenti floreali.
Sul lato sinistro della pittura si apprezza ciรฒ che resta di una larga cornice, finemente decorata di gusto orientale.
Nell’iconografia classica Egli regge sulla punta delle dita il mondo, come se giocasse con una palla, ma nel “nostro” affresco รจ ritratto con un libro in mano.
Rileggendo alcuni nostri autori locali, รจ sorprendente sapere come possano accostarsi delle opere pittoriche somiglianti presenti sul nostro territorio, in luoghi di transito per i pellegrini, immagini simili, quali augurio ai viandanti per un buon viaggio.
Mi riferisco a quanto scrivono il Canonico Giuseppe Crudo, lo storico E. Lauridia e lo studioso G.D. Mezzina:
Gli storici ci suggeriscono che nei pressi della Chiesa di San Biagio, a due passi dalla Cattedrale di Altamura vi รจ la chiesa di San Nicola dei Greci e la sua caratteristica principale รจ la presenza di un affresco contralto circa cinque metri raffigurante San Cristoforo che traghetta Gesรน Bambino, dipinto dall'artista locale Niccolรฒ Maramonte XVI sec, terminata nel 1628.
Sorprendentemente l'affresco riprodotto รจ molto somigliante a quello nella nostra chiesa della SS Trinitร ; anche in altri antichi luoghi, famosi per essere crocevia di pellegrinaggi, esistono affreschi con le stesse caratteristiche, come a Milano nell’atrio a porticato di S. Ambrogio; in Piemonte nei pressi di Torino nella Sacra di San Michele ed anche in Francia ed in Germania.
Io non so deve finisce la leggenda e dove inizia la realtร , ma so per certo che quest’affresco un po’ per il degrado un po’ per l’insulto del tempo, ci รจ giunto non in condizioni ottimali e ci lascia comunque una testimonianza ben visibile di migliaia di pellegrini che, in una decina di secoli, sono transitati e si sono avvicendati e in questo sacro luogo hanno pregato ed hanno sostato nell’antistante foresteria nel nome di quel Gesรน Bambino/Cristo che san Cristoforo con coraggio portรฒ sulle spalle.

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