29 settembre
San Michele - l'Arcangelo guerriero.
La spada di San Michele al grido di "QUIS UT DEUS"
I giorni dedicati ai festeggiamenti di San Michele Arcangelo sono due: l'8 maggio e il 29 settembre.
Le due feste di San Michele sono intimamente legate alla transumanza sui “Regi Tratturi” delle nostre terre, perché si spostavano le mandrie degli animali: a maggio dai pascoli della pianura a quelli alti e viceversa a settembre, o più semplicemente, segnavano il periodo entro il quale si potevano fare o no alcune attività commerciali come le fiere, attività artigianali e pastorizie.
Queste due date indicavano anche l’inizio e la fine dei grandi pellegrinaggi ai tanti santuari della regione, come san Michele del Gargano, la Madonna dell’Incoronata, Montevergine, Pompei, ed anche San Michele di Monticchio.
A livello liturgico le due festività trovano in origine una diversa giustificazione, e mentre il 29 settembre viene ricordata la dedicazione della Basilica di San Michele sulla Via Salaria a Roma, l'8 di maggio è il "dies festus della dedicatio o della inventio della chiesa sul Monte Gargano, data strettamente collegata con la tradizione micaelica popolare garganica e longobarada".
Naturalmente neppure la città di Venosa è rimasta immune nei secoli al fascino del Divino guerriero, difensore del popolo cristiano, cioè l’Arcangelo Michele.
A Venosa fino agli inizi degli anni ’70 c’era l’usanza di portare in processione, per le vie della cittadina, la statua di San Michele insieme alla statua della Madonna in concomitanza proprio della festa Madonna della Grazia, che generalmente avveniva l’ultima domenica di Maggio.
Oggi tutto questo non avviene più.
La chiesetta di San Michele si trova in Via Appia e sul finire degli anni ‘60 era ancora fuori dal paese.
Costruita nel secolo XVII, con l'annesso palazzo detto la "Torre", dimora estiva del Vescovo Giacinto Taurisio; all’interno dell’angusta chiesetta, al di sopra del piccolo altare c’erano tre nicchie; al centro era collocata e venerata la statua dell’Arcangelo Michele, mentre su quelle laterali c’erano due pannelli rappresentanti san Raffaele e San Gabriele.
Oggi l’antica chiesetta, a lavori finiti, è purtroppo ancora chiusa, a causa delle lungaggini burocratiche.
Il culto di San Michele si diffonde inizialmente in tutto il territorio controllato dai Longobardi, successivamente anche grazie anche ai Normanni.
Si stabilisce di erigere l’Arcangelo Michele a capo dell’esercito imperiale e di mettere l’effigie dello stesso sulle insegne, sugli stendardi e sulle monete.
Quale popolo non ambirebbe ad avere l’Arcangelo Michele alla testa del proprio esercito?
Sarebbe stato un esercito invincibile!
Comunemente l’Arcangelo è raffigurato come un alto ufficiale, in armatura da cavaliere con elmo, spada, lancia e scudo e l’iconografia più diffusa lo vuole intento a trafiggere un drago, che è il demonio.
I suoi attributi iconografici principali infatti sono con l’armatura la spada, la bilancia, la lancia, lo scudo bardato e le catene.
La spada
La spada è, in primo luogo, il simbolo della condizione militare e della sua virtù, l’ardimento, come della sua funzione, la potenza.
Nelle tradizioni cristiane la spada è l’arma nobile, che appartiene ai cavalieri e agli eroi cristiani.
Quale guerriero di Dio e vincitore delle potenze infernali, l’Arcangelo Michele ha spesso una spada tra le mani, qualche volta pure fiammeggiante.
Si tratta della “fiamma della spada folgorante” posta, nella Genesi, a guardia dell’Eden, che John Milton, nel suo poema Il Paradiso perduto, identifica con San Michele.
La spada è inoltre, nel doppio aspetto costruttivo e distruttivo, un simbolo del Verbo, della Parola, «la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio» (Ef. 6,17).
La spada affilata a doppio taglio che esce dalla bocca di Cristo (Ap. 1,16) è il simbolo della forza invincibile e della verità celeste che, come un fulmine, scendono dal cielo e rappresenta il potere di giudizio.
Associata alla bilancia si riferisce specialmente alla giustizia: separa il bene dal male, colpisce il colpevole.
La bilancia a due bracci
La bilancia a due bracci, simbolo dell'essenza stessa dell'equilibrio raggiunto alla fine del cammino di Michele, soprattutto ove rappresentato con i piatti della bilancia in equilibrio e non come un pesatore di anime nel giorno del giudizio.
La bilancia è in generale il simbolo della giustizia e del retto comportamento, ed in particolare della misura, della prudenza, dell’equilibrio, del confronto fra azioni ed obblighi perché serve a soppesare gli atti.
Michele quindi rappresenta l'equilibrio che deve essere trovato tra i vari aspetti della Terra e del Cielo, Terra e Cielo di cui indica l'unione in innumerevoli rappresentazioni.
L’armatura
L’armatura, insieme alla spada, è attributo della condizione militare di soldato e Michele è il principe delle milizie celesti, colui che lotta contro il maligno sin dalla creazione.
Lo scudo
Lo scudo è un altro attributo del combattente, è «lo scudo della fede, con il quale… spegnere tutti i dardi infuocati del maligno» (Ef. 6, 16). Sul quale si può invece leggere la sua iscrizione latina: QVIS VT DEVS.
Le catene
Le catene che porta in mano, altro attributo secondario, rappresentano la schiavitù dal peccato che imprigiona l’uomo condannandolo alla dannazione eterna.
La lancia
La lancia è, come la spada di cui rappresenta una stilizzazione, un altro attributo del milite, un’arma di lotta, per essa vale quanto detto per lo scudo in quanto sostituta della spada.
Dio ha, così, limitato la potenza di Satana ed ha incaricato l'Arcangelo Michele di vigilare sul suo popolo e di proteggere la sua Chiesa.
La scelta non è casuale.
Michele è l'Angelo fedele, colui che combatte per la giustizia divina e per la gloria di Dio.
È l'Araldo del Signore, l'annunciatore ultimo della Sua vittoria (Ap. 12,10).
Egli fa trionfare il Cielo sull'inferno, è l'icona angelica, il simbolo della vittoria del Bene sul Male.
L'arcangelo non infierisce su Lucifero uccidendolo, ma lo sconfigge, lo rende impotente di nuocere, lo sottomette al volere di quel Dio al quale si è ribellato e lo domina.
Per questo suo peculiare ruolo, come ho anticipato precedentemente, I'iconografia raffigura l'Arcangelo Michele come un guerriero nell'atto di sconfiggere Satana, rappresentato sotto forma di serpente o drago o, spesso, con corrotti lineamenti antropomorfi.
L'arma, che egli impugna, è di solito la spada, presente sia nella tradizione iconografica orientale, sia in quella occidentale quale elemento di forza, ma anche simbolo di guarigione e di giustizia.
Questa è forse l'icona più largamente utilizzata dagli artisti.
Satana è stato separato dal regno dei cieli, per cui nelle relative rappresentazioni il celeste Condottiero, già vittorioso, lo tiene a bada sotto i suoi piedi, minacciandolo con la spada.
II suo, quindi, non è un combattimento volto alla distruzione, non vi sono visi tesi e movimenti cruenti, Michele non distrugge e non giudica, si erge con il suo "Chi come Dio?" a difensore estremo della reggenza divina sul cosmo e pone il potere di giudizio solo nelle mani del Sommo Creatore.
In realtà la spada di Michele rappresenta quell'essenza affilatissima e peculiare in grado di separare e far trionfare il BENE sul MALE e, con il suo esempio di fedele servitore di Dio, indica all'uomo, creato libero, la giusta strada della salvezza.
QUIS UT DEUS
Mi ka el “Chi-come-Dio”, è domanda e risposta insieme, un interrogativo che include la risposta: “Michele è sostituto di Dio, Suo simile”.
Il suo nome “Chi come Dio?”, è un grido di guerra contro chiunque presuma di farsi uguale a Dio.
Michele infatti è “l’Arcangelo guerriero”, l’avversario di Satana, in lotta contro il quale è rappresentato dagli artisti e descritto dalla Scrittura, soprattutto nel libro dell'Apocalisse.
San Michele è quindi venerato dalla tradizione cristiana come difensore del popolo cristiano, e, rappresentato come guerriero, è chiamato in difesa contro i nemici della Chiesa.
Curiosamente l'Arcangelo è anche diventato, come pesatore d'anime, il patrono di tutti i mestieri in cui ci si serve della bilancia (pasticcieri, droghieri, pesatori di grano e commercianti in genere) mentre la sua funzione di guerriero lo ha trasformato nel patrono della Pubblica Sicurezza.
È considerato anche guida delle anime dei trapassati verso il regno dei morti, conduttore di anime al cielo.
Già gli Ebrei credevano che gli angeli avessero la funzione di condurre le anime al giudizio divino. I rabbini attribuirono a san Michele questa funzione che venne trasmessa alla cristianità dagli gnostici, sicché egli divenne lo psicopompo per eccellenza:
la Leggenda Aurea, sulla scia degli apocrifi, narra che fu lui ad annunciare a Maria la morte e a proteggerla con la palma durante l’assunzione al cielo.
Video tratto da:
"La vittoria dell'angelo sul demonio" nella " Cantata dei pastori" di Beppe Barra.
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