Il carnevale
a Venosa era vissuto e sentito in modo semplice spontaneo e spensierato, con
balli e canti.
Ci si
organizzava in gruppi di amici o di parenti.
La
mascherata più che un travestimento era un camuffamento.
Spesso i
ruoli si invertivano, cioè le donne si camuffavano da uomini e gli uomini
viceversa da donna.
La
mascherata aveva un copione ben definito;
la scena più
rappresentata era un buffo matrimonio tra “Carnevale e “Quarantana” (moglie di
Carnevale).
Tutti gli
altri personaggi erano complementari agli sposi: per cui c’era il cerimoniere,
il prete, i testimoni (il compare e la commara di nozze) gli invitati ed
un’orda di ragazzini, che entusiasti e chiassosi, accompagnavano il corteo
nuziale per le strade del paese.Il corteo faceva alcune tappe nelle case di amici e parenti, i quali mettevano a disposizione dei convenuti la loro casa ed offrivano loro un po’ di salsiccia (appena fatta) e formaggio stagionato.
All’ingresso
in casa il “cerimoniere” dell'allegra combriccola esordiva dicendo:
Ziezz ziezz
ziezz
damm’ na
‘zengh’ d’ sauzèzz,
so’ arruvat’
i quatt’ re maggie
damm’ na
‘zengh d’ furmaggie,
e se non mu
vu’ dà
ca te pozz’
cagnelà;
se me daje
pecch’ pecch’
non ce vengh
mai a pecch’
se me daje
assaje assaje
non ce
vengh’ maje e maje,
e va veir’
jend’ a lu’ stupon’
ca ce stann’
cose bbonn’
e
accuntentamm’ ‘sti uaglion,
e dammell’ n
abbona fedd’
quant’ la
cor’ de la sciummend’.
(Traduzione)
zeizz ziezz
ziezz
(sia per la
rima che suono onomatopeico del taglio della salsiccia)
dateci un
poco di salsiccia
sono
arrivati i 4 re magi
dacci anche
del formaggio
se non lo
vuoi dare
che ti venga
un accidente
se me ne dai
poco poco
non ci vengo
più
se me ne dai
assai assai
non ci vengo
mai mai
dai
un’occhiata nello stipone
è li che ci
sono cose buone
accontentiamo
questi ragazzi
dagliela una
buona fetta
almeno
quanta la coda di una giumenta.
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