La mia Venosa

Descrivo in queste pagine la mia città, la mia Venosa.
Narro la Venosa che a me piace.
La Venosa storica e culturale; quella ricca di tradizioni e di valori.
Parlo della Venosa nella quale mi riconosco e nella quale sono cresciuto.
Questa è la Venosa che voglio cantare.

lunedì 28 marzo 2016

Le pietre parlanti

Le pietre parlano da sole: basta semplicemente sfiorare una pietra, antica o meno che sia, un pilone o l’androne di un palazzo, che conservi resti di qualche casa romana, un pezzo di colonna che affiora da qualche chiesa, costruita magari sopra qualche tempio… ed inizia per me un vero dialogo con il tempo.

Andando per il centro storico di Venosa io lo faccio spesso, ed ogni volta che mi capita, provo delle emozioni e delle sensazioni che vanno oltre il tempo, oltre la realtà.
Provate a farlo anche voi e a chiudere gli occhi: le pietre parlano, ci raccontano cose, ci trasportano come una macchina del tempo, basta sapere ascoltare.
Mi parlano della loro origine, di quello che hanno rappresentato, di come abbiano con il tempo cambiato il loro uso e del loro riuso.
Mi parlano della magnificenza di un tempo e (ahimè) del degrado di oggi.
Mi parlano di grandi uomini e di piccoli uomini.
Mi parlano di discorsi antichi e di polemiche paesane.
Mi parlano dell'abile scalpellino che ha realizzato quanto ideato dal suo committente, della sua bravura, dei suoi sudori e della sua arte.
Mi parlano di amori segreti, di parole bisbigliate e di baci mai dati, di storie finite in un buio androne e di amori iniziati con la complicità di un portone socchiuso.


Mi parlano di appuntamenti di lavoro: 
“ veremm'c' craje a mateine 'nnanz' a lu Ragn' dor' " (vediamoci domani mattina presto davanti al Ragno d’oro).
Mi parlano di appuntamenti amorosi: 
“t’ aspett’ stasèr’ a li ott’ jènd la strètt’lecchje d’la Quaratèine o la strett’l’ de ‘u Ciùnz” - (ti aspetto questa sera alle 20 nei pressi della strettola Vico Marcello, detta della Coratina o la strettola via P. Del Giudice, detta del Gelso).
Mi parlano di giochi di ragazzi … mentre si gioca a trentun’ (nascondino) o a “cacauscje”…. e di passeggiate spensierate “mizz a lu cors o jènd’ a la vèll’” ( il corso era Via Vittorio Emanuele II o in villa comunale).
E’ bello sentire l’ebbrezza del vissuto dove le emozioni sono condivisibili, e i sogni diventano “tangibili”, dove sembra che il tempo non sia mai passato …insomma: un vero e proprio viaggio nel tempo.

Le rovine rappresentano l'opera del tempo e la memoria degli uomini.
Le pietre ci invitano a compiere un viaggio tra le vestigia di tutto un mondo molto lontano, ma sempre presente, un mondo silenzioso, nascosto ed a volte misterioso, per rivelarne insieme oltre alla storia, alla poesia e alla bellezza anche il significato.

E’ bello delineare un percorso e tracciare un itinerario attraverso le grandi culture che si sono avvicendate nel corso dei secoli e attraverso gli antichi siti che hanno popolato nel tempo i sogni dei poeti e affascinato architetti, scultori, scalpellini, artisti, musici e scrittori di epoche diverse: dalla preistoria all’antica Grecia, dalla Roma imperiale al medioevo, dal rinascimento fino ai giorni nostri, sconvolti dalle ultime due guerre mondiali, passando quindi per l'impero romano, ripercorrendo i luoghi simbolo dell'evangelizzazione e della cristianità con manufatti come templi, fortezze, chiese ed edifici che raccontano la storia di ognuno.



Ora che molte di queste pietre hanno fatto ritorno alla luce e al loro primitivo splendore, esse liberano il loro spirito, nel silenzio e nella luce.
E’ bello sentire l’ebbrezza del vissuto dove le emozioni sono condivisibili, e i sogni diventano “tangibili”, dove sembra che il tempo non sia mai passato …insomma: un vero e proprio viaggio nel tempo.
Ogni edificio potrebbe raccontare la sua storia, ma gli uomini non li ascoltano, lo abitano.
Quando però il suo spirito emerge, allora l’uomo riesce a sentire…”.
Ogni costruzione, infatti, finché rimane in piedi è prigioniera del suo dovere, celebrativo o funzionale che sia.

Quando invece inizia la decadenza ogni costruzione si libera della sua servitù e inizia a raccontarsi attraverso le sue crepe.
Un viaggio nelle culture e nel tempo, ma forse oserei dire, che è più corretto definirlo: un viaggio “senza tempo”.
La “stratificazione della storia” è infatti un privilegio tangibile per chi vive in questa città, ricca di luoghi dove il passato e il presente si fondono, creando atmosfere irripetibili altrove.
È uno di questi siti che predispongono a questo la mente, gli occhi, e il cuore.



Un esempio ideale di cultura e bellezza:
Molti di noi non ci pensano, ai più sfugge, ad altri è totalmente indifferente se non inutile, ma io credo che è un privilegio che in questo paese ci sia tanta bellezza, manca però una consapevolezza: la bellezza bisogna difenderla. Difenderla proprio dall’ignoranza, dal degrado, dall’incuria, perché è un bene inestimabile, e un diritto poterne usufruire tutti, liberamente, con gioia e rispetto.


E’ il fenomeno del “dejavu”. Ci credo: credo fermamente che esista qualcosa che vada aldilà di tutte le realtà materiali e temporali, che ci collega con un infinito, un passato che continua nel presente e nel futuro ed in modo tangibile.

Chi cerca trova: il mio "dejavù" è nelle pietre che parlano.
In una città come Venosa, quest’impressione è empiricamente dimostrabile: chi vive qui ha il privilegio di poter toccare con mano il passato.
Malgrado tutti i paradossi e le contraddizioni della nostra cittadina, per me è un privilegio vivere qui, ho sempre vissuto qui e malgrado il problemi di tutti i giorni, la viabilità disastrata, il disinteresse e l’apatia politica, la maleducazione, la barbarie ed il vandalismo metropolitano e l’incuria quasi imperante nei nostri parchi meravigliosi, che meriterebbero maggior attenzione anziché languire nell’abbandono fra cartacce, escrementi, copertoni, scarti di laterizi e bottiglie di birra: mi basta pensare alle vie del Parco Archeologico, un tempo attraversate al galoppo da eserciti invincibili, dalle corti degli imperatori, come la famosa Via Appia.

Eppure malgrado tutto, questa città-museo a cielo aperto, esercita un fascino ineguagliabile sui residenti e sui stranieri.
“Di questa città, di cui faccio parte, mi affascina la stratificazione della storia.
Qui si può davvero toccare con mano, dalla preistoria al medioevo, dal rinascimento al barocco, fino ai tempi moderni, e persino certa architettura fascista ha un suo fascino, un suo significato nella storia dell’arte”.

Comunque è vero. Si perdono tante cose nella vita: occhiali, ombrelli, penne, chiavi di casa….ma c’è una cosa che non si potrà perdere mai: la nostra storia.
È la nostra storia infatti che ci dà l’orientamento in questo mondo, e in questa epoca difficile e un po’ oscura.
Basterebbe guardarsi attorno, riempirsi gli occhi con bellezza dei nostri siti e soprattutto fermarsi, ad ascoltare le pietre.
Una storia che si vede, che si tocca, che può dare a tutti coraggio, forza e l’orgoglio necessario per andare avanti: non dimentichiamoci che per capire chi siamo e dove andiamo dobbiamo sapere da dove veniamo.
Le pietre ci parlano davvero.

Vincenzo Giaculli

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