Il Filippo
del nostro ciclo è dipinto nell’atto di accettazione della croce e quindi del
martirio.
Ha capelli
chiari e corti con barba dello stesso colore, vestito con tunica color
melograno e mantello azzurro ceruleo.
Stringe
nella mano sinistra un’asta alla cui sommità c’è la croce.
Filippo
deriva dal greco e significa “amante dei cavalli”.
Egli era
originario di Betsaida e nacque nel primo secolo a.C.
Egli
collaborò alla stesura degli Atti degli Apostoli e gli viene anche accreditato
il vangelo apocrifo de “il vangelo secondo Filippo”.
Prima di
diventare apostolo era pescatore e conobbe Giovanni il Battista ed era molto
amico di Andrea.
Rispose
immediatamente alla chiamata di Gesù e lo riconobbe come il Messia (Gv 1,43) e
successivamente portò Natanaele , cioè l'apostolo Bartolomeo, per diventare
anch’egli un seguace di Gesù.
A lui Gesù
si rivolge per la moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Egli morì
crocifisso a testa in giù e lapidato a Hierapolis all’età di 87 anni, da questo
ne deriva il suo principale attributo, cioè quello della croce, poi seguono il
pane e i pesci per l’episodio della moltiplicazione di quest’ultimi.
Il quadro fa
parte di una serie di dipinti con cornici mistilinee, che corrono lungo le
pareti perimetrali della cattedrale.
Rappresentano
i SS. Apostoli.
Il ciclo è
attribuito dalla storiografia al pittore Giuseppe Pinto di presunte origini
locali, operante a Venosa nel secolo XVII.
I quadri
sono a figura intera e coperti con ampi panneggi.
Nessun commento:
Posta un commento