La mia Venosa
Descrivo in queste pagine la mia città, la mia Venosa.
Narro la Venosa che a me piace.
La Venosa storica e culturale; quella ricca di tradizioni e di valori.
Parlo della Venosa nella quale mi riconosco e nella quale sono cresciuto.
Questa è la Venosa che voglio cantare.
lunedì 31 dicembre 2018
domenica 23 dicembre 2018
sabato 16 giugno 2018
sabato 31 marzo 2018
Da "Il pianto della Madonna" di Jacopone da Todi - 1300
Da "Il pianto della Madonna"
di Jacopone da Todi - 1300)
...
“O figlio, figlio, figlio,
figlio, amoroso giglio!
figlio, chi dà consiglio
al cor mio angustiato?
di Jacopone da Todi - 1300)
...
“O figlio, figlio, figlio,
figlio, amoroso giglio!
figlio, chi dà consiglio
al cor mio angustiato?
Figlio, occhi iocundi,
figlio, co’ non respundi?
Figlio, perché, t’ascundi
al petto o’ si’ lattato? ”.
figlio, co’ non respundi?
Figlio, perché, t’ascundi
al petto o’ si’ lattato? ”.
“Madonna, ecco la croce,
che la gente l’aduce,
ove la vera luce déi essere levato”.
che la gente l’aduce,
ove la vera luce déi essere levato”.
“O croce, e che farai?
El figlio mio torrai?
Como tu ponirai
chi non ha en sé peccato?”.
...
“Figlio, l’alma t’è ‘scita,
figlio de la smarrita,
figlio de la sparita,
figlio attossecato!
El figlio mio torrai?
Como tu ponirai
chi non ha en sé peccato?”.
...
“Figlio, l’alma t’è ‘scita,
figlio de la smarrita,
figlio de la sparita,
figlio attossecato!
Figlio bianco e vermiglio,
figlio senza simiglio,
figlio, a chi m’apiglio?
Figlio, pur m’hai lassato!
figlio senza simiglio,
figlio, a chi m’apiglio?
Figlio, pur m’hai lassato!
Figlio bianco e biondo,
figlio volto iocondo,
figlio, per che t’ha ‘l mondo,
figlio, così sprezzato?
figlio volto iocondo,
figlio, per che t’ha ‘l mondo,
figlio, così sprezzato?
Figlio dolze e placente,
figlio de la dolente,
figlio, hatte la gente
malamente trattato”.
...
“Ioanni, figlio novello,
mort’è lo tuo fratello:
ora sento ‘l coltello
che fo profitizzato.
figlio de la dolente,
figlio, hatte la gente
malamente trattato”.
...
“Ioanni, figlio novello,
mort’è lo tuo fratello:
ora sento ‘l coltello
che fo profitizzato.
Che moga figlio e mate
d’una morte afferrate:
trovarse abbraccecate
mate e figlio impiccato”.
...
“O figlio, figlio, figlio,
figlio, amoroso giglio!
figlio, chi dà consiglio
al cor mio angustiato?
d’una morte afferrate:
trovarse abbraccecate
mate e figlio impiccato”.
...
“O figlio, figlio, figlio,
figlio, amoroso giglio!
figlio, chi dà consiglio
al cor mio angustiato?
Figlio, occhi iocundi,
figlio, co’ non respundi?
Figlio, perché, t’ascundi
al petto o’ si’ lattato? ”.
figlio, co’ non respundi?
Figlio, perché, t’ascundi
al petto o’ si’ lattato? ”.
“Madonna, ecco la croce,
che la gente l’aduce,
ove la vera luce déi essere levato”.
che la gente l’aduce,
ove la vera luce déi essere levato”.
“O croce, e che farai?
El figlio mio torrai?
Como tu ponirai
chi non ha en sé peccato?”.
...
“Figlio, l’alma t’è ‘scita,
figlio de la smarrita,
figlio de la sparita,
figlio attossecato!
El figlio mio torrai?
Como tu ponirai
chi non ha en sé peccato?”.
...
“Figlio, l’alma t’è ‘scita,
figlio de la smarrita,
figlio de la sparita,
figlio attossecato!
Figlio bianco e vermiglio,
figlio senza simiglio,
figlio, a chi m’apiglio?
Figlio, pur m’hai lassato!
figlio senza simiglio,
figlio, a chi m’apiglio?
Figlio, pur m’hai lassato!
Figlio bianco e biondo,
figlio volto iocondo,
figlio, per che t’ha ‘l mondo,
figlio, così sprezzato?
figlio volto iocondo,
figlio, per che t’ha ‘l mondo,
figlio, così sprezzato?
Figlio dolze e placente,
figlio de la dolente,
figlio, hatte la gente
malamente trattato”.
...
“Ioanni, figlio novello,
mort’è lo tuo fratello:
ora sento ‘l coltello
che fo profitizzato.
figlio de la dolente,
figlio, hatte la gente
malamente trattato”.
...
“Ioanni, figlio novello,
mort’è lo tuo fratello:
ora sento ‘l coltello
che fo profitizzato.
Che moga figlio e mate
d’una morte afferrate:
trovarse abbraccecate
mate e figlio impiccato”.
d’una morte afferrate:
trovarse abbraccecate
mate e figlio impiccato”.
venerdì 30 marzo 2018
La croce di ferro
La croce di ferro del Calvario.
Bivio detto delle "tre vie".
Venosa - Bivio Palazzo SG - Maschito - Jatta.
Bivio detto delle "tre vie".
Venosa - Bivio Palazzo SG - Maschito - Jatta.
giovedì 22 marzo 2018
Gesù o Jehoshua - (il Cristogramma IHS)
Gesù o Jehoshua
(il Cristogramma IHS)
Mi sono accorto che è estremamente comune entrare in una chiesa e vedere le lettere IHS incise sullo stipite di una porta, su un crocifisso, dipinte su un quadro, affrescate su una parete o spiccare su una vetrata.
Mi sono anche chiesto cosa significassero davvero queste tre lettere?
Qui a Venosa (PZ) sono riuscito a trovare due affreschi ed un bassorilievo, poco conosciuti ai più, ma di notevole bellezza, che riportano il Cristogramma IHS.
Mi sono anche chiesto cosa significassero davvero queste tre lettere?
Qui a Venosa (PZ) sono riuscito a trovare due affreschi ed un bassorilievo, poco conosciuti ai più, ma di notevole bellezza, che riportano il Cristogramma IHS.
(Volta della cappella SS Sacramento della Cattedrale di Venosa - Particolare)
Il primo affresco è nella Cattedrale;
il secondo nella chiesa della Madonna delle Grazie;
il terzo invece, è un bassorilievo ed è posto sulla lunetta del portone d’ingresso del vescovado, è monocromatico e riporta i segni tutti eucaristici.
Tre contesti diversi, con delle cromature e sfumature notevolmente differenti.
il secondo nella chiesa della Madonna delle Grazie;
il terzo invece, è un bassorilievo ed è posto sulla lunetta del portone d’ingresso del vescovado, è monocromatico e riporta i segni tutti eucaristici.
Tre contesti diversi, con delle cromature e sfumature notevolmente differenti.
Nella cappella del SS. Sacramento, sulla volta a botte è affrescato una angelo gentilizio, che regge tra le sue mani un ostensorio, sull’Ostia è riportato appunto il Cristogramma IHS;
Appena fuori dalla Cattedrale ci si imbatte nell’ampio piazzale del Vescovado.
Il portale d’ingresso al palazzo vescovile è importante e monumentale, non sfarzoso ma austero.
Sulla lunetta del portone scuro campeggia un grosso medaglione che richiama inequivocabilmente le insegne generiche episcopali, come la mitria, il pastorale, due messali, le ampolline e al centro il calice e l’ostia divina con il cristogramma IHS.
Nel secondo affresco, i simboli eucaristici sono riportati su una porta d’accesso, che dall’antico chiostro del Convento della Madonna delle Grazie, dà nel chiesetta.
Il portale d’ingresso al palazzo vescovile è importante e monumentale, non sfarzoso ma austero.
Sulla lunetta del portone scuro campeggia un grosso medaglione che richiama inequivocabilmente le insegne generiche episcopali, come la mitria, il pastorale, due messali, le ampolline e al centro il calice e l’ostia divina con il cristogramma IHS.
Nel secondo affresco, i simboli eucaristici sono riportati su una porta d’accesso, che dall’antico chiostro del Convento della Madonna delle Grazie, dà nel chiesetta.
Ma allora cosa significano queste tre lettere?
I Cristogrammi sono combinazioni di lettere dell'alfabeto greco o latino che formano una abbreviazione del nome di Gesù.
Il più comune ed usato, appunto, è l’IHS.
I Cristogrammi sono combinazioni di lettere dell'alfabeto greco o latino che formano una abbreviazione del nome di Gesù.
Il più comune ed usato, appunto, è l’IHS.
L'antico simbolo caratterizza l'arte cristiana in tutto il mondo.
Varie sono le sfumature che contraddistinguono il significato di questo simbolo.
Varie sono le sfumature che contraddistinguono il significato di questo simbolo.
(Cristogramma IHS - Chiostro convento della Madonna delle Grazie Venosa)
Contrariamente alla convinzione popolare, il monogramma non sta per “Iesus Hominum Salvator” (Gesù salvatore degli uomini) o “In Hoc Signo” (in (sotto) questo segno vincerai – ricordando vittoria di Costantino nella battaglia di Ponte Milvio).
(Portale palazzo Episcopale di Venosa)
IHS è più appropriatamente definito un “cristogramma”, ed è un modo antico di scrivere “Gesù Cristo” risalente precisamente al III secolo.
È il nome “Gesù” significa “il Signore salva”.
È il nome “Gesù” significa “il Signore salva”.
I cristiani abbreviarono il nome di Gesù scrivendo solo le prime tre lettere in greco, ΙΗΣ (dal nome completo ΙΗΣΟΥΣ).
La lettera greca Σ (sigma) nell’alfabeto latino è scritta come “S”, e da questo deriva il fatto che il monogramma venga in genere rappresentato come ΙΗS.
La lettera greca Σ (sigma) nell’alfabeto latino è scritta come “S”, e da questo deriva il fatto che il monogramma venga in genere rappresentato come ΙΗS.
(Cappella SS Sacramento della Cattedrale di Venosa - Particolare)
Nei primi secoli della Chiesa era un simbolo segreto, spesso inciso sulla tomba dei cristiani (come ad esempio il simbolo del pesce).
Poi, nel XV secolo, pare che San Bernardino da Siena organizzò una campagna di predicazione per promuovere la reverenza al Santo Nome di Gesù e incoraggiò i cristiani a mettere un IHS sulla porta delle loro case.
Poi, nel XV secolo, pare che San Bernardino da Siena organizzò una campagna di predicazione per promuovere la reverenza al Santo Nome di Gesù e incoraggiò i cristiani a mettere un IHS sulla porta delle loro case.
Un secolo dopo, nel 1541, Sant’Ignazio adottò addirittura il monogramma per rappresentare il suo ordine appena fondato, la Società di Gesù (Gesuiti).
Abbiamo detto precedentemente che il nome “Gesù” significa “il Signore salva”.
Il suo significato poi con il tempo ha acquisito anche in significato molto più intrinseco e teologico.
Il suo significato poi con il tempo ha acquisito anche in significato molto più intrinseco e teologico.
Il nome di Gesù infatti, nella sua forma ebraica evoca subito uno dei grandi protagonisti della storia biblica, Giosuè, che introduce il popolo di Israele nella Terra promessa.
Nel loro significato originario il nome Giosuè e Gesù esprimono "l’agire di Dio" nella storia della salvezza: “Jehoshua” significa infatti “il Signore dona la salvezza”.
(Volta della cappella SS Sacramento della Cattedrale di Venosa - Particolare)
Come Giosuè ha introdotto il popolo biblico nella terra della libertà e della salvezza dopo la schiavitù egiziana, così Gesù introduce tutti noi cristiani nel suo Regno, dopo averci donato la salvezza con la sua morte e resurrezione.
Gesù significa “il Signore salva”.
IHS significa “Gesù”.
IHS significa “il Signore salva”.
IHS significa “Gesù”.
IHS significa “il Signore salva”.
mercoledì 21 marzo 2018
L’Eucarestia degli Apostoli
All’interno della Cattedrale di Sant'Andrea di Venosa (PZ),
vi è un quadro di grandi dimensioni, attaccato al muro sul lato destro
dell’abside, che rappresenta “L’Eucarestia degli Apostoli”.
Non sappiamo chi sia l’autore, ma tutto lascia presumere che
l’artista sia lo stesso autore del ciclo pittorico degli Apostoli, cioè il
pittore venosino Giuseppe Pinto del secolo XVII.
È interessante notare che la forma con cornici mistilinee è
uguale agli altri quadri, la grandezza è pressoché simile a quella del quadro
di Sant’Andrea.
I soggetti ritratti sono a figura intera, a grandezza
naturale e coperti con ampi panneggi.
La grande tela è dipinta ad olio.
Anche la tecnica pittorica sembra essere identica, così come
la stesura.
La densità delle pennellate e la loro forma identificano,
oserei dire, in modo inequivocabile l’autore, cioè il Pinto.
I colori usati per le vesti degli Apostoli sembrano essere
gli stessi.
L’artista infatti per dipingere le vesti degli Apostoli ha
usato 4 colori fondamentali: il rosso porpora, il giallo testa di moro, il
azzurro cobalto o ceruleo ed il rosa antico, ma non mancano il celeste, il
verde oliva ed il bronzo, lo sfondo dei quadri è sempre scuro ed indefinito.
Per cui, a mio avviso, non esistono sostanziali differenze
stilistiche che consentono di pensare il contrario.
Il quadro riproduce l’ultima cena mentre Gesù, in primo
piano, fa la comunione ai suoi discepoli.
Il Cristo veste una tunica di color rosa antico ed indossa
un mantello azzurro cobalto.
Sono riconoscibili alcuni apostoli, visto che hanno le vesti
uguali a quelle riprodotte nel ciclo.
È riconoscibile Simon-Pietro, in ginocchio in primo piano;
subito dopo sempre in ginocchio c’è Matteo e poi Andrea, che aspettano il loro
turno.
Tommaso è in piedi, in raccoglimento con le braccia
incrociate al petto.
Prostrato ai piedi del Cristo si nota l’apostolo Giovanni.
Alle spalle di Gesù si vede una figura inquietante, il suo
sguardo è sospetto ed il suo atteggiamento è ambiguo, è seduto a tavola ed afferra
nella mano destra una sacchetto di denari: è Giuda Iscariota che si appresta a
tradire Gesù.
Dietro la figura di Giuda si intravvedono altre sagome di
apostoli non identificabili.
In alto sospeso su una nuvola un angelo sorregge tra le mani
un calice, che prelude alla passione del Cristo.
Completano il quadro classici elementi architettonici.
lunedì 19 marzo 2018
Gli “Apostoli di Sant’Andrea”: San Simone Cananeo
Concludo, non senza fatica, la presentazione della serie
degli Apostoli di Sant’Andrea, con San Simone Cananeo, dello “lo Zelota”.
Lungo i muri delle navate della Cattedrale di Venosa (PZ),
chiamata di Sant’Andrea, possiamo apprezzare una serie di dipinti con cornici
mistilinee, che rappresentano i SS. Apostoli: tutti sono raffigurati a figura
intera e rivestiti con ampi panneggi.
Il ciclo dei dipinti è attribuito dalla storiografia al
pittore Giuseppe Pinto di presunte origini locali, operante a Venosa nel secolo
XVII.
I quadri sono dipinti ad olio su tela.
Il ciclo dei quadri è composto da dodici dipinti delle
medesime dimensioni, più uno notevolmente più grande, raffigurante appunto
Sant’Andrea.
Il nostro artista, il pittore Giuseppe Pinto veste Simone
detto il cananeo con una tunica scura di color testa di moro ed un mantello
celeste. La sua testa è lievemente rivolta verso sinistra.
Nella mano destra stringe una lunga sega, simbolo del suo
martirio.
È rappresentato con capelli corti e chiari ed un ciuffo
sulla fronte, con la barba dello stesso colore;
Il nome Simone deriva dall’ebraico” Dio ha donato”, viene
chiamato anche ” Simone lo zelota” in quanto apparteneva al partito degli
zelati, che erano combattenti.
Visse durante il I° secolo e morì nel 107 d.c.
Fù martirizzato con una sega, fu diviso in due parti ai
confini con la Persia per mano di sacerdoti pagani, sotto l’imperatore Traiano.
Prima di diventare apostolo era pescatore e in analogia a questo
la sua categoria di protezione e di invocazione sono i pescatori.
Succedette al vescovo di Gerusalemme.
Egli era figlio di Alfeo e Maria di Cleope, era fratello di
Giacomo Maggiore e quindi nipote di Giuseppe.
Il suo attributo è la sega, strumento appunto del suo
martirio.
Il quadro è il penultimo della serie del lato di sinistra, è
situato in alto sopra la cappella dedicata a Santa Teresa.
Bisogna dire che i dipinti pur essendo di notevole fattura,
purtroppo si apprezzano poco, perché collocati troppo in alto per ammirarne la
bellezza e le caratteristiche, prima del restauro erano addirittura bordate da
maestose cornici barocche.
mercoledì 7 marzo 2018
Oltre la Storia, la leggenda.
Dall'album di Antonietta Mollica: Oltre la Storia, la
leggenda.
Nella chiesa della Ss. Trinità di Venosa, si intreccia la
Storia con la leggenda.
L’atrio del sito chiesastico, tra i due portali, mostra
un piedritto in marmo (di età romana) denominato “la colonna dell’amicizia”;
anche materiale di spoglio, è il pulvino bizantino che la stessa colonna
sostiene.
La leggenda vuole che due o più persone che girano intorno ad essa
tenendosi saldamente per mano, restino amici per sempre.
Altra narrazione tradizionale vuole che la sposa novella,
quale buon auspicio di fecondità, debba girare intorno alla “colonna”,
comprimendo il corpo tra la parete e lo stesso pilastro.
giovedì 1 febbraio 2018
Giovanni Battista De Luca
GIOVANBATTISTA DE LUCA
(di Rocco Brancati)
(Venosa 1613 - Roma 5 febbraio 1683)
"Giovanni Battista De Luca era un uomo di Chiesa,
immerso però nei problemi reali dell'uomo e del Paese. Anche ai suoi tempi
c'era corruzione, sopraffazione, discriminazione...
Capì che era possibile coniugare fede, equità e giustizia, a
condizione che non si cerchi mai il proprio interesse ma il bene
comune..." (mons.Gianfranco Todisco in AA.VV. , Alla riscoperta del
Cardinale Giovanni Battista De Luca: Atti del Convegno Nazionale di Studio
-Venosa 5-6 dicembre 2014, Osanna Edizioni, Venosa 2016).
L'avvocato non difenda cause ingiuste!: il cardinale De Luca
fu l'inflessibile uomo di cultura impegnato, nel corso della sua vita, nel
perseguimento di una morale senza compromessi nè condizionamenti.
Nato a Venosa nel 1613 (l'anno della morte, l'8 settembre,
del principe Carlo Gesualdo) compì gli studi prima a Salerno e poi a Napoli
dove si laureò nella locale università in utroque iure (nel diritto civile e in
quello canonico).
Iniziò l'avvocatura e fu un pubblico amministratore presso
la Regia camera della sommaria. Si occupò, in particolare, dei conti relativi
alle imposizioni fiscali delle Universitas (comuni). Per la sua rettitudine fu
chiamato ad occuparsi dei conti dell'Arcivescovado napoletano.
Passò quindi a Roma nel 1644 dove il nuovo principe di
Venosa Niccolò Ludovisi Boncompagni (aveva sposato Isabella Gesualdo nipote ed
unica erede del madrigalista nel 1622), a sua volta nipote di papa Gregorio XV,
volle affidargli incarichi importanti nelle questioni feudali e
giurisdizionali.
A Roma Giovanbattista De Luca fu associato allo studio
legale del marchese Angelo Andosilla che lo creò Referendario, Reggente di
cancelleria e Canonico di San Pietro. Divenne amico del cardinale Benedetto
Pamphili che rivestì un ruolo di primo piano nella vita culturale ed artistica
romana (con lo pseudonimo di Fenico Larissed fece parte della prestigiosa
accademia dell'Arcadia).
Con la sua opera "Il Dottor Volgare" (1673) di
Giovan Battista De Luca si sarebbe cominciato ad abbandonare il latino quale
lingua esclusiva della scienza giuridica.
Grazie al cardinale Pamphili e al marchese Andosilla
Giovanbattista De Luca riuscì a dar vita ad uno studio legale di primissimo
piano, specializzato nelle cause feudali sia civili che ecclesiastiche. Ai suoi
"servigi" fecero capo addirittura i re di Spagna Filippo IV e Carlo
II.
"Aveva quest'autore un'esperienza di venticinque anni
d'esercizio della professione legale presso i tribunali di Roma, in cause dai
contenuti più disparati, in servizio spesso di clienti tra i più ragguardevoli
per censo e per nobiltà...Il De Luca raccolse dunque una larga scelta delle sue
allegazioni, per ordine di materie, nell'immenso "Theatrum veritatis et
iustitiae" i cui primi cinque libri uscirono nel 1699". (Piero
Fiorelli, Intorno alle parole del diritto, Giuffrè editore, Milano, 2008).
La sua vocazione religiosa intervenne molto tardi negli
anni. Infatti dopo ben trent'anni di intensa attività forense lasciò la
professione di avvocato e nel 1676 (aveva 63 anni) volle farsi sacerdote.
"...considerato uomo rigido e inflessibile, avvocato e
uomo di cultura, accede al sacerdozio e alla carriera curiale in età matura,
trasferendo in questo ambito la sua sensibilità e le sue competenze".
(Paola Vismara, Oltre l'usura. La chiesa moderna e il prestito a interesse,
Rubbettino, Soveria Mannelli, 2004).
Fu Uditore, Segretario dei memoriali e collaboratore di Papa
Innocenzo XI il quale gli affidò l'incarico di riformare l'amministrazione
della giustizia e il governo del Vaticano.
Il suo intervento provocò una vera e propria rivoluzione ma,
per la forte opposizione di un gruppo di cardinali, tra i più influenti, non
riuscì a "debellare" il favoreggiamento di parenti ed amici, il noto
nepotismo.
Tra l'altro, nel suo opuscolo della "Pietà mal
regolata, riferisce come D. Parafante di Vera Vicerè di Napoli avendo fatta
grazia della vita ad un reo d'omicidio, quando questo da lui liberato commesse
nuovo omicidio, stimò se essere obbligato a risarcire del proprio i danni
accaduti pe'l secondo delitto, e soddisfece". (Giulio Ferrario, Libro di
novelle, Società Tipografica de' Classici Italiani, Milano 1804).
Si occupò anche del reato di stupro. "Significa questo
delitto quell'atto di carnalità, che si commetta con le donzelle vergini, o
veramente con le vedove per la prima volta dopo morto il marito... Giovan
Balttista De Luca nel suo "Il dottor volgare" riprendendo una
definizione comunemente accettata dalla dottrina giuridica di età moderna. Il
reato dunque si definiva innanzi tutto in base alla condizione della vittima..."
(Georgia Arrivo, Seduzioni, promesse, matrimoni, Edizioni di Storia e
Letteratura, Roma 2006).
Giovanbattista De Luca negli ultimi anni di vita fu
attivamente impegnato nella vita culturale come relatore in dibattiti pubblici
e privati, a cominciare dall'Accademia Reale fondata, a Palazzo Farnese, dalla
regina Cristina di Svezia.
Fu "il più significativo giurista italiano del XVII
secolo" che abitualmente usava l'appellativo di giurista per identificare,
tra i molti che "sanno di diritto" e che a vario titolo nei luoghi
deputati si dedicano alla pratica legale in difesa degli interessi dei loro
clienti, il legale che eserita "l'officium advocati". (Paola
Maffei-Maria Varanini, La formazione del diritto comune. Giuristi e diritti in
Europa secoli XII-XVIII, University Press, Firenze 2014).
"Il cardinale Giovanni Battista de Luca, figura di
prima grandezza fra i giuristi del tardo diritto comune, venendosi ad occupare
nell'ambito del suo monumentale Theatrum veritatis et justitiae delle persone
nel giudizio, non poteva esimersi dal dare atto che alle tre figure
"substantiales" dell'attore, del reo e del giudice bisognasse
accostre quella non meno necessaria del "notarius actorum": questi,
allora più comunemente noto con il nome di "actuarius", svolgeva
infatti ormai da tempo funzioni di supporto all'attività dell'organo giudicante
di tale importanza da giustificare ampiamente il lusinghiero appellativo di
"judicis oculus" rivoltogli usualmente dai giuristi".(Vito
PIergiovanni, Hic publica fides. Il notaio e l'amministrazione della giustizia,
Giuffrè editore, Mlano 2006).
Elevato alla porpora cardinalizia nel 1681 De Luca morì due
anni dopo, il 5 febbraio del 1683, all'età di 70 anni.
giovedì 25 gennaio 2018
Gli Apostoli di “Santa’Andrea”: San Paolo.
Ricorrenza della Conversione di San Paolo Apostolo - 25
gennaio.
Oggi la Chiesa celebra uno dei più gloriosi trionfi della
grazia divina che è senza dubbio la conversione di S. Paolo.
In questa occasione voglio ricordare la figura dell’Apostolo
delle genti con uno dei quadri che qui a Venosa ricordano questo santo.
In questo bel ciclo pittorico seicentesco del pittore
Giuseppe Pinto, sembra che ci sia un quadro in più; l’Apostolo che sembra
essere “intruso” è San Paolo, detto: l’”Apostolo delle genti”.
San Paolo nell’iconografia tradizionale viene rappresentato
calvo e con un solo ciuffo sulla fronte, mentre il nostro Pinto non lo ha reso
completamente calvo, ma solo con fronte alta, capelli corti e ricci e barba ben
curata e folta.
Ha la testa girata e lo sguardo rivolto verso la sua
sinistra.
Indossa una ampia tunica di color azzurro ceruleo e dalla
spalla sinistra scende un mantello rosso porpora, ancorato ad un grosso
fermaglio aureo.
La sua postura ricorda quello di un dignitario romano e
Saulo lo era.
Egli infatti pur essendo giudeo, aveva rivestito una carica
pubblica per conto del Sinedrio ebraico al soldo dei romani, questo gli aveva
valso la cittadinanza romana.
Successivamente, dopo la conversione avvenuta sulla via di
Damasco, prese il nome di Paolo.
Per questo motivo, dopo l’arresto, pur essendo condannato,
non è stato martirizzato subito, ma trasferito a Roma, perché essendo cittadino
romano, solo l’imperatore aveva la facoltà mettere a morte un cittadino romano
e così è stato.
Pinto ci mostra Paolo che impugna una lunga spada nella mano
destra, segno non solo del suo martirio ma anche fede e di fortezza, mentre con
la sinistra regge un grosso libro, simbolo delle sue numerose lettere.
Le sue epistole hanno contribuito a quello che divenne il
Nuovo Testamento.
Il quadro fa parte, di una serie di dipinti attribuiti al
pittore locale Giuseppe Pinto, quadri con cornici mistilinee, che corrono lungo
le pareti perimetrali della Cattedrale di Venosa (PZ) e rappresentano i SS.
Apostoli.
Il dipinto è il primo della serie della navata di destra, è
collocato in alto, tra i due altari della Assunta e della Madonna con Bambino.
Il ciclo dei quadri è composto da dodici dipinti delle
medesime dimensioni, più uno notevolmente più grande che rappresenta
Sant'Andrea, a cui la chiesa è dedicata.
I quadri sono dipinti ad olio su tela.
Anche se non è stato uno dei primi Dodici, San Paolo però è
stato sempre riconosciuto come un Apostolo, che significa letteralmente
"colui che è inviato", ed è con San Pietro un leader degli Apostoli.
Infatti spesso è ritratto insieme a San Pietro; riconosciuti
come patroni e protettori della citta di Roma e festeggiati il 29 giugno.
Inoltre, l'evangelista Luca era un medico che ha seguito San
Paolo nei suoi viaggi missionari, quindi è giusto dire che Paolo avrebbe anche
avuto un'influenza sul Vangelo di Luca e il libro degli Atti degli Apostoli.
Il ciclo dei dipinti, come dicevamo sopra, è attribuito
dalla storiografia al pittore Giuseppe Pinto di presunte origini locali,
operante a Venosa nel secolo XVII.
Bisogna dire che i dipinti pur essendo di notevole fattura,
purtroppo si apprezzano poco, perché collocati troppo in alto per ammirarne la
bellezza e le caratteristiche, prima del restauro erano addirittura contornate
da maestose cornici barocche.
(Cenno biografico, da: www.santodelgiorno.it)
S. Paolo era ebreo della tribù di Beniamino. Fu circonciso
l'ottavo giorno dopo la nascita, e fu chiamato Saulo. Apparteneva, come il
padre, alla setta dei farisei: setta la più rigorosa, ma nello stesso tempo la
più recalcitrante alla grazia di Dio.
I suoi genitori lo mandarono per tempo a Gerusalemme, alla
scuola di Gamaliele, celebre dottore in legge. Sotto questa sapiente guida.
Saulo si abituò alla più esatta osservanza della legge mosaica. Questo zelo fu
quello appunto che fece di Saulo il persecutore più terribile dei primi seguaci
di Gesù.
Lo vediamo nella lapidazione di Stefano custodire le vesti
dei lapidatori, non potendo far altro, non avendo l'età prescritta; egli stesso
però lapidava nel suo cuore, non solo Stefano, ma tutti i Cristiani, avendo in
mente una sola cosa: sradicare dalle fondamenta la Chiesa di Cristo e propagare
in tutto il mondo il Giudaismo.
Con questo zelo quindi non vi è niente da stupire se fu uno
dei più fieri, anzi il più terribile ministro della persecuzione che infierì
contro i Cristiani di Gerusalemme e ben presto fece scomparire i Cristiani che
colà si trovavano; ma non pago di ciò, chiese lettere autorizzative al Sommo
Sacerdote, per poter fare strage dei Cristiani rifugiatisi in Damasco. Qui però
il Signore l'attendeva: qui la grazia divina doveva mostrare la sua potenza.
Eccolo sulla via di Damasco, accompagnato da arcieri,
spirante furore e vendetta. Ma d'improvviso, mentre galoppa, una luce fulgida
lo accieca; una forza misteriosa lo sbalza da cavallo ed egli ode una voce dal
cielo che gli grida: « Saulo, perchè mi perseguiti? ».
— Chi sei tu? — risponde Saulo, meravigliato e spaventato ad
un tempo.
Ed il Signore a lui:
— Io sono quel Gesù che tu perseguiti.
— Che vuoi ch'io faccia, o Signore?
— chiede Saulo interamente mutato dalla grazia.
— Va' in Damasco
— gli risponde il Signore colà ti mostrerò la mia volontà.
Saulo si alza, ma essendo cieco, si fa condurre a Damasco,
dove rimane tre giorni in rigoroso digiuno e in continua orazione. Al terzo
giorno Anania, sacerdote della Chiesa Damascena, per rivelazione di Dio, si
porta nel luogo dove si trova Saulo, lo battezza e gli ridona la vista. Da quel
momento Paolo è mutato da feroce lupo in docile agnello : la grazia di Dio
opera in lui per formare il vaso di elezione, l'Apostolo delle genti.
mercoledì 24 gennaio 2018
"Protocollo" Angela.
E' così difficile applicare questo semplice "protocollo" alle bellezze ed ai tesori del nostro territorio?
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