Ricorrenza della Conversione di San Paolo Apostolo - 25
gennaio.
Oggi la Chiesa celebra uno dei più gloriosi trionfi della
grazia divina che è senza dubbio la conversione di S. Paolo.
In questa occasione voglio ricordare la figura dell’Apostolo
delle genti con uno dei quadri che qui a Venosa ricordano questo santo.
In questo bel ciclo pittorico seicentesco del pittore
Giuseppe Pinto, sembra che ci sia un quadro in più; l’Apostolo che sembra
essere “intruso” è San Paolo, detto: l’”Apostolo delle genti”.
San Paolo nell’iconografia tradizionale viene rappresentato
calvo e con un solo ciuffo sulla fronte, mentre il nostro Pinto non lo ha reso
completamente calvo, ma solo con fronte alta, capelli corti e ricci e barba ben
curata e folta.
Ha la testa girata e lo sguardo rivolto verso la sua
sinistra.
Indossa una ampia tunica di color azzurro ceruleo e dalla
spalla sinistra scende un mantello rosso porpora, ancorato ad un grosso
fermaglio aureo.
La sua postura ricorda quello di un dignitario romano e
Saulo lo era.
Egli infatti pur essendo giudeo, aveva rivestito una carica
pubblica per conto del Sinedrio ebraico al soldo dei romani, questo gli aveva
valso la cittadinanza romana.
Successivamente, dopo la conversione avvenuta sulla via di
Damasco, prese il nome di Paolo.
Per questo motivo, dopo l’arresto, pur essendo condannato,
non è stato martirizzato subito, ma trasferito a Roma, perché essendo cittadino
romano, solo l’imperatore aveva la facoltà mettere a morte un cittadino romano
e così è stato.
Pinto ci mostra Paolo che impugna una lunga spada nella mano
destra, segno non solo del suo martirio ma anche fede e di fortezza, mentre con
la sinistra regge un grosso libro, simbolo delle sue numerose lettere.
Le sue epistole hanno contribuito a quello che divenne il
Nuovo Testamento.
Il quadro fa parte, di una serie di dipinti attribuiti al
pittore locale Giuseppe Pinto, quadri con cornici mistilinee, che corrono lungo
le pareti perimetrali della Cattedrale di Venosa (PZ) e rappresentano i SS.
Apostoli.
Il dipinto è il primo della serie della navata di destra, è
collocato in alto, tra i due altari della Assunta e della Madonna con Bambino.
Il ciclo dei quadri è composto da dodici dipinti delle
medesime dimensioni, più uno notevolmente più grande che rappresenta
Sant'Andrea, a cui la chiesa è dedicata.
I quadri sono dipinti ad olio su tela.
Anche se non è stato uno dei primi Dodici, San Paolo però è
stato sempre riconosciuto come un Apostolo, che significa letteralmente
"colui che è inviato", ed è con San Pietro un leader degli Apostoli.
Infatti spesso è ritratto insieme a San Pietro; riconosciuti
come patroni e protettori della citta di Roma e festeggiati il 29 giugno.
Inoltre, l'evangelista Luca era un medico che ha seguito San
Paolo nei suoi viaggi missionari, quindi è giusto dire che Paolo avrebbe anche
avuto un'influenza sul Vangelo di Luca e il libro degli Atti degli Apostoli.
Il ciclo dei dipinti, come dicevamo sopra, è attribuito
dalla storiografia al pittore Giuseppe Pinto di presunte origini locali,
operante a Venosa nel secolo XVII.
Bisogna dire che i dipinti pur essendo di notevole fattura,
purtroppo si apprezzano poco, perché collocati troppo in alto per ammirarne la
bellezza e le caratteristiche, prima del restauro erano addirittura contornate
da maestose cornici barocche.
(Cenno biografico, da: www.santodelgiorno.it)
S. Paolo era ebreo della tribù di Beniamino. Fu circonciso
l'ottavo giorno dopo la nascita, e fu chiamato Saulo. Apparteneva, come il
padre, alla setta dei farisei: setta la più rigorosa, ma nello stesso tempo la
più recalcitrante alla grazia di Dio.
I suoi genitori lo mandarono per tempo a Gerusalemme, alla
scuola di Gamaliele, celebre dottore in legge. Sotto questa sapiente guida.
Saulo si abituò alla più esatta osservanza della legge mosaica. Questo zelo fu
quello appunto che fece di Saulo il persecutore più terribile dei primi seguaci
di Gesù.
Lo vediamo nella lapidazione di Stefano custodire le vesti
dei lapidatori, non potendo far altro, non avendo l'età prescritta; egli stesso
però lapidava nel suo cuore, non solo Stefano, ma tutti i Cristiani, avendo in
mente una sola cosa: sradicare dalle fondamenta la Chiesa di Cristo e propagare
in tutto il mondo il Giudaismo.
Con questo zelo quindi non vi è niente da stupire se fu uno
dei più fieri, anzi il più terribile ministro della persecuzione che infierì
contro i Cristiani di Gerusalemme e ben presto fece scomparire i Cristiani che
colà si trovavano; ma non pago di ciò, chiese lettere autorizzative al Sommo
Sacerdote, per poter fare strage dei Cristiani rifugiatisi in Damasco. Qui però
il Signore l'attendeva: qui la grazia divina doveva mostrare la sua potenza.
Eccolo sulla via di Damasco, accompagnato da arcieri,
spirante furore e vendetta. Ma d'improvviso, mentre galoppa, una luce fulgida
lo accieca; una forza misteriosa lo sbalza da cavallo ed egli ode una voce dal
cielo che gli grida: « Saulo, perchè mi perseguiti? ».
— Chi sei tu? — risponde Saulo, meravigliato e spaventato ad
un tempo.
Ed il Signore a lui:
— Io sono quel Gesù che tu perseguiti.
— Che vuoi ch'io faccia, o Signore?
— chiede Saulo interamente mutato dalla grazia.
— Va' in Damasco
— gli risponde il Signore colà ti mostrerò la mia volontà.
Saulo si alza, ma essendo cieco, si fa condurre a Damasco,
dove rimane tre giorni in rigoroso digiuno e in continua orazione. Al terzo
giorno Anania, sacerdote della Chiesa Damascena, per rivelazione di Dio, si
porta nel luogo dove si trova Saulo, lo battezza e gli ridona la vista. Da quel
momento Paolo è mutato da feroce lupo in docile agnello : la grazia di Dio
opera in lui per formare il vaso di elezione, l'Apostolo delle genti.
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