La mia Venosa

Descrivo in queste pagine la mia città, la mia Venosa.
Narro la Venosa che a me piace.
La Venosa storica e culturale; quella ricca di tradizioni e di valori.
Parlo della Venosa nella quale mi riconosco e nella quale sono cresciuto.
Questa è la Venosa che voglio cantare.

domenica 2 aprile 2017

SS Trinità: l'Altare della transumanza.

Questo è l'altare barocco che si trova in fondo alla navata di destra dell'Abbazia della SS Trinità di Venosa (PZ) così come lo vediamo oggi, ma fino al 1960, secondo alcuni storici e documentazioni fotografiche, si trovava sul lato sinistro della chiesa in fondo alla navata, dove attualmente c'è l'accesso alla sacrestia.

L’ antico altare ligneo barocco, databile al XVI sec. riccamente lavorato, intarsiato e dorato su fondo verde scuro è dedicato oltre che alla SS Trinità ai Santi Martiri.

L’altare sembrerebbe in netto contrasto con tutto il complesso della SS Trinità, sia per stile artistico che per epoca ed infatti lo è.

L’intendo dei committenti era proprio quello di toccare direttamente l'animo e i sentimenti della gente e per far questo era necessario che l’opera assumesse forme grandiose e monumentali, con l’intento di evidenziarne la ricerca del movimento attraverso superfici curve e ricche di elementi decorativi, per creare qualcosa di diverso dal contesto già presente nell’antica Abbazia; era fondamentale ideare un’opera fuori misura, cioè diversa dai classici schemi; offrire qualcosa di eccentrico, eccessivo, bizzarro, ridondante, ma soprattutto che tendesse a privilegiare l’aspetto esteriore più che i contenuti interiori; era doveroso ostentare la potenza e la ricchezza dei committenti, così come è nello spirito e nello stile del barocco.

L’altare infatti, esempio magnifico di barocco meridionale è stato offerto e donato nei primi anni del seicento dai pastori abruzzesi e calabresi (secondo un’iscrizione che anticamente era ai piedi dell’altare stesso, oggi sparita); sono loro infatti i committenti, che per secoli, percorrendo i vecchi e regi tratturi della transumanza, facevano tappa a Venosa, venendo ad omaggiare la SS Trinità ed ad implorare benedizioni per i loro armenti, prosperità per le loro mandrie e protezione per il lungo viaggio.
 




Questo altare naturalmente i pastori abruzzesi e calabresi vollero dedicarlo alla divinità più alta, più suprema, che è la SS Trinità.
Devo dire però che oltre alla SS Trinità l’altare è dedicato ad alcuni santi martiri, poiché sotto il suo altare sono custodite le sante reliquie dei Martiri Attanasio, Senatore, dei fratelli Cassiodoro e Viatore e della loro madre Dominata, reliquie molto venerate un tempo. Questi martiri sono tutti ricordati nel Martirologio Romano nel mese di Ottobre.

Ricordo che l’Abbazia della SS Trinità di Venosa, trovandosi sul vecchio tracciato della Via Appia, per tutto il medioevo, insieme al Santuario di San Michele del Gargano, era uno tra i più importanti, se non il più importante santuario del centro-sud ed era tappa obbligata per tutti coloro che si recavano in Terra Santa. Roberto il Guiscardo nel 1059 in occasione del concilio di Melfi, invitò il Pontefice Niccolò II a Venosa per la consacrazione del tempio, il Papa venne ed oltre alla consacrazione, viste le immense ricchezze e le rendite che essa portava, trasformò la chiesa da Cattedrale in Abbazia e la assoggettò direttamente alla Santa Sede per rimpinguare le casse papali. Da lì a poco Urbano II avrebbe bandito la I crociata in Terra Santa.



La grande tela centrale che troneggiava l’altare, oggi non c’è più, perché rubata negli anni ’60 insieme ad altri importanti e ricchi ornamenti che abbellivano l’intero altare.
Oggi, a coprire il quadro mancante c’è un grande Crocifisso, intorno al quale corre una bella cornice che avrebbe dovuto custodire la tela.

























Sul fondo, ai lati del grande Crocifisso, si apprezzano dei ricchi motivi ornamenti floreali intarsiati, raffiguranti riproduzioni allegoriche, come angeli e paffuti putti corredati da insegne militari, quali spade, lance, trombe da guerra e parti di armature, come cimieri ed elmi cavallereschi, tipiche del tempo, come segno di forza ed ostentazione di potenza.
Ai bordi laterali dell’altare, distaccate dal fondo, si ergono superbe due stupende colonne tortili, anch’esse finemente lavorare e ricche di ornamenti floreali, come i tralci della vite e dell’uva, segni riconoscibili del sacramento eucaristico e di figure allegoriche come putti ed angeli, simboli di grazia ed abbondanza.




Non esagero affermando che queste due colonne, anche se lignee in quanto a bellezza e stile, non hanno nulla da invidiare a quelle più famose del Baldacchino del Bernini di San Pietro in Vaticano.
Alla sommità delle colonne sono collocati due straordinari capitelli corinzi, anch’essi lignei di stile italico.
Le due colonne tortili sorreggono un ponte ricco di intarsi e di motivi floreali. Al centro del ponte campeggia una mitria pastorale, segno e simbolo di sede vescovile.





























Al di sopra del ponte è collocato, secondo il più classico stile barocco, un trono, sorretto da due putti, è un tripudio di ali e di ornamenti floreali intrecciati tra di loro, ed al centro di un sole raggiante c’è una librante colomba, che è lo Spirito Santo; è il trono di Dio.

Purtroppo al lati del trono, in corrispondenza delle colonne, c’è un evidente ed imbarazzante vuoto; infatti avrebbero dovuto esserci due elementi architettonici molto importanti a corredo e completamento dell’altare: avrebbero dovuto esserci due cavalieri alati con rispettivi cavalli, lignei e dorati anch’essi, ma purtroppo come dicevo prima a metà degli anni ‘60 sono stati rubati con la tela centrale dell’altare e mai più ritrovati.


Di tutta questa meraviglia dell’originale altare barocco non ci resta che una sbiadita foto dell’epoca e solo grazie a questa immagine possiamo oggi solo immaginare e virtualmente vedere come e quanto bello dovesse essere questo capolavoro dei maestri del XVI secolo qui a Venosa.


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