San Matteo
Il quadro fa parte, di una serie di dipinti attribuiti al
pittore locale Giuseppe Pinto, quadri con cornici mistilinee, che corrono lungo
le pareti perimetrali della Cattedrale di Venosa (PZ) e rappresentano i SS.
Apostoli.
Il dipinto è collocato in alto, al di sopra della porta
dell’attuale sacrestia sulla navata di sinistra.
Il ciclo dei quadri è composto da dodici dipinti delle
medesime dimensioni, più uno notevolmente più grande che rappresenta
Sant'Andrea, a cui la chiesa è dedicata.
I quadri sono dipinti ad olio su tela.
Nell’iconografia della nostra Cattedrale Matteo è
rappresentato con i capelli lunghi ricci rivolti all’indietro, ed una corta
barba.
Ha un aspetto imperioso ed autoritario, poiché ritenuto
colto ed autoritario, il suo lavoro infatti, esigeva autorità per la
riscossione dei tributi.
Ha la postura di un dignitario romano, infatti indossa un
mantello simile ad una toga romana di colore rosso porpora, la tunica con
colletto aperto di color azzurro cobalto e maniche rimboccate; pare che tra tutti
gli Apostoli ritratti, sia quello vestito meglio di tutti, in quanto
benestante.
È raffigurato mentre regge con la mano sinistra un grande
libro, sul quale si scorge facilmente la scritta: “SEQUENTIA SANCTI EVANGELII
SECUNDUM MATTHAEUM”; con la mano destra impugna una penna d’oca nell’atto di
scrivere il “suo” vangelo.
Il nome Matteo deriva dall’ebraico e significa “dono di
Dio”.
Egli è originario di Cafarnao, era figlio di Alfeo, viene
anche chiamato Levi o pubblicano, per il suo lavoro, egli infatti faceva
l’esattore delle tasse.
Egli non fu solo apostolo ma anche evangelista, infatti
scrisse il vangelo omonimo.
In analogia al suo lavoro egli è il protettore dei bancari,
dei contabili, e dei ragionieri e viene evocato per la redenzione dei peccati.
Egli fu ucciso su un altare con un’accetta, a causa della
sua opposizione al matrimonio della figlia del re Agrippa, che si era
convertita al cristianesimo.
Per il suo martirio due dei suoi attributi sono l’alabarda e
l’accetta, però l’attributo che lo contraddistingue più di tutti è un uomo
alato o l’angelo, che l’aiutò nella stesura del vangelo.
Il ciclo dei dipinti, come dicevamo sopra, è attribuito
dalla storiografia al pittore Giuseppe Pinto di presunte origini locali,
operante a Venosa nel secolo XVII.
Bisogna dire però ancora una volta, che i dipinti pur
essendo di notevole fattura, purtroppo si apprezzano poco, perché collocati
troppo in alto per ammirarne la bellezza e le caratteristiche, prima del
restauro erano addirittura contornate da maestose cornici barocche.
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