La mia Venosa

Descrivo in queste pagine la mia città, la mia Venosa.
Narro la Venosa che a me piace.
La Venosa storica e culturale; quella ricca di tradizioni e di valori.
Parlo della Venosa nella quale mi riconosco e nella quale sono cresciuto.
Questa è la Venosa che voglio cantare.

sabato 8 aprile 2017

Gli "Apostoli di Sant'Andrea" - San Matteo

San Matteo

Il quadro fa parte, di una serie di dipinti attribuiti al pittore locale Giuseppe Pinto, quadri con cornici mistilinee, che corrono lungo le pareti perimetrali della Cattedrale di Venosa (PZ) e rappresentano i SS. Apostoli.
Il dipinto è collocato in alto, al di sopra della porta dell’attuale sacrestia sulla navata di sinistra.
Il ciclo dei quadri è composto da dodici dipinti delle medesime dimensioni, più uno notevolmente più grande che rappresenta Sant'Andrea, a cui la chiesa è dedicata.
I quadri sono dipinti ad olio su tela.
Nell’iconografia della nostra Cattedrale Matteo è rappresentato con i capelli lunghi ricci rivolti all’indietro, ed una corta barba.
Ha un aspetto imperioso ed autoritario, poiché ritenuto colto ed autoritario, il suo lavoro infatti, esigeva autorità per la riscossione dei tributi.
Ha la postura di un dignitario romano, infatti indossa un mantello simile ad una toga romana di colore rosso porpora, la tunica con colletto aperto di color azzurro cobalto e maniche rimboccate; pare che tra tutti gli Apostoli ritratti, sia quello vestito meglio di tutti, in quanto benestante.
È raffigurato mentre regge con la mano sinistra un grande libro, sul quale si scorge facilmente la scritta: “SEQUENTIA SANCTI EVANGELII SECUNDUM MATTHAEUM”; con la mano destra impugna una penna d’oca nell’atto di scrivere il “suo” vangelo.
Il nome Matteo deriva dall’ebraico e significa “dono di Dio”.
Egli è originario di Cafarnao, era figlio di Alfeo, viene anche chiamato Levi o pubblicano, per il suo lavoro, egli infatti faceva l’esattore delle tasse.
Egli non fu solo apostolo ma anche evangelista, infatti scrisse il vangelo omonimo.
In analogia al suo lavoro egli è il protettore dei bancari, dei contabili, e dei ragionieri e viene evocato per la redenzione dei peccati.
Egli fu ucciso su un altare con un’accetta, a causa della sua opposizione al matrimonio della figlia del re Agrippa, che si era convertita al cristianesimo.
Per il suo martirio due dei suoi attributi sono l’alabarda e l’accetta, però l’attributo che lo contraddistingue più di tutti è un uomo alato o l’angelo, che l’aiutò nella stesura del vangelo.
Il ciclo dei dipinti, come dicevamo sopra, è attribuito dalla storiografia al pittore Giuseppe Pinto di presunte origini locali, operante a Venosa nel secolo XVII.
Bisogna dire però ancora una volta, che i dipinti pur essendo di notevole fattura, purtroppo si apprezzano poco, perché collocati troppo in alto per ammirarne la bellezza e le caratteristiche, prima del restauro erano addirittura contornate da maestose cornici barocche.

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