La mia Venosa

Descrivo in queste pagine la mia città, la mia Venosa.
Narro la Venosa che a me piace.
La Venosa storica e culturale; quella ricca di tradizioni e di valori.
Parlo della Venosa nella quale mi riconosco e nella quale sono cresciuto.
Questa è la Venosa che voglio cantare.

venerdì 14 aprile 2017

Le straordinarie coincidenze della Spina di Gesù

Il prodigio della Sacra Spina
di Andria e di Venosa

In occasione del Venerdì Santo voglio mettere in evidenza un fatto storico eccezionale, che per ben 38 anni ha interessato la nostra Venosa.

La Sacra Spina è una reliquia, che la tradizione vuole sia appartenuta alla corona di spine di Gesù, conservata e venerata attualmente nella cattedrale di Andria, ma che, come dicevo sopra, per 38 anni è stata ospitata a Venosa.
Ma prima di descriverne i fatti che riguardano la città di Andria e quella di Venosa, vediamo cos’è la Sacra Spina, cos'ha di misterioso ed valutiamo la sua autenticità.
Di prodigioso, di miracoloso ed incredibile a credere è ciò che accade alla Sacra Spina nella straordinaria coincidenza di due date: la Sacra Spina infatti, mostra delle modificazioni negli anni in cui il giorno dell'Annunciazione a Maria (25 marzo) coincide con il Venerdì Santo.
Le macchie di colore scuro presenti sulla Sacra Spina modificano il loro colore ed il loro aspetto rigonfiandosi, le macchie si ravvivano e rosseggiano addirittura di fresco sangue sorprendentemente visibili ad occhio nudo.
La data del prodigio, il 25 marzo, secondo la teologia di alcuni Padri della Chiesa e del Medioevo, era non solo la data dell’Annunciazione del Signore, ma anche il giorno della sua Morte, nonché la data della creazione del mondo. Il 25 marzo racchiude quindi la completezza e la totalità del mistero della salvezza.
« Allora Pilato prese Gesù e lo fece flagellare. Intanto i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, lo rivestirono di un manto di porpora, e andandogli davanti, dicevano: 'Salve, o re dei Giudei' e gli davano schiaffi. » (Giovanni, 19, 1-4).
(Statua in gesso del Gesù morto e particolare dell' angelo che regge la corona di spine, appartenente alla confraternita del SS Sacramento della Cattedrale di Sant'Andrea. Statua databile al XVII sec)
Riporto fedelmente ciò che ha verbalizzato Monsignor Emanuele Merra, testimone oculare, durante l’avvenimento prodigioso del 1910, egli così descrive la reliquia: “La Sacra Spina di Andria è della lunghezza di circa quattro dita, e della grossezza di un grosso filo di spago nel suo basso finimento. Il suo colorito è cenerognolo, ad eccezione della punta semifranta, che va a finire ad ago, ed è di colore sub-scuro. In essa si veggono quattro macchie di colore violeceo nella parte di dietro alla curvatura, ed un’altra parte davanti, oltre a molti punti a stento visibili”.


La Sacra Spina rapita e ritrovata a Venosa
Il 23 marzo 1799 l’esercito repubblicano francese al comando del generale Broussier, riuscì a sfondare le mura di cinta di Porta Castello e saccheggiò, incendiò, distrusse e seminò morte per ogni via e casa della città di Andria. In questo triste giorno, era un Sabato Santo, perirono 687 andriesi.
Il prezioso reliquario della Sacra Spina, con altri oggetti d’argento, fu rubato dai francesi e venduto all’asta a Barletta.
Un certo Michele Miseo, ricco proprietario terriero di Spinazzola, comprò la Sacra Spina, senza reliquiario, e la portò nel suo paese.
Dal Miseo, morto nel 1807, la Sacra Spina passò alla vedova, Angela Saccina, che la lasciò nel 1815 al canonico cantore Vincenzo Maria Spada di Spinazzola, il quale la donò a suo nipote Raffaele Spada, e questi al vescovo di Venosa mons. Federico Guarini.
Alla sua morte, nel settembre del 1836, il vescovo la lasciò al suo fidato cameriere, Gaetano Montedoro.
Dopo 38 anni, dal 1799 al 1837, la Provvidenza volle che la Sacra Spina fosse recuperata.
Ecco come accaddero i fatti.
(Statua in gesso del Gesù morto, appartenente alla confraternita del SS Sacramento della Cattedrale di Sant'Andrea. Statua databile al XVII sec)
Il canonico Giuseppe Luigi Casiero, che aveva sposato un andriese, seppe dalla figlia del cameriere Montedoro dell’esistenza della Sacra Spina, custodita nella sua casa, avendola avuta suo padre in dono da Mons. Guarini.
Il Casiero insistette con la ragazza, così tanto che alla fine ella cedette e gli mostrò la reliquia.
Ora il Casiero sapeva da tempo che gli andriesi erano alla ricerca della Sacra Spina rubata, sicchè, appena poté essere ad Andria, confidò ad amici andriesi di sapere con certezza deve era e chi possedeva la preziosa reliquia.
Tale notizia pervenne alle orecchie di un canonico della cattedrale di Andria, don Antonio Lomuscio, il quale avvicinò il Casiero per saperne di più.
Il Casiero dopo reiterate insistenze, si decise che solo al vescovo di Andria avrebbe rivelato il suo segreto.
In quel tempo, era il 1837, vescovo di Andria era Mons. Giuseppe Cosenza, divenuto poi arcivescovo cardinale di Capua.
Il presule andriese prese subito i contatti con Venosa, fece fare un’accurata indagine e chiese di riavere la reliquia. In breve l’urna d’argento in cui era custodita la Sacra Spina con varie altre reliquie, venne prelevata dalla casa Montedoro e portata in casa del pro-vicario generale di Venosa, don Vincenzo Maria Calvini, il quale la pose nel suo oratorio privato, e in presenza di vari testimoni, aprì l’urna, prese la Spina, la fece esaminare con accurata diligenza da canonici andriesi e si riconobbe che era proprio la Sacra Spina di Andria, corrispondente alla descrizione dell’atto pubblico redatto il 18 marzo 1785.
La Sacra Spina fu riportata ad Andria, accolta dal popolo festante, il 31 ottobre del 1837; il 10 novembre, in maniera straordinaria, si rinnovò il prodigio del ravvivarsi delle macchie.



Date documentate dell’avvenuto prodigio:
La tradizione, infatti, vuole che il verificarsi o meno del prodigio venga ufficialmente constatato da un notaio e da una commissione di esperti, come già avvenuto il 25 marzo degli anni 1633, 1644, 1701, 1712, 1785, 1796, 1842, 1853, 1864, 1910, 1921, 1932, 2005 e 2016.
A voler essere precisi, non sempre il miracolo ha avuto luogo in questa circostanza.






La Sacra Spina oggi.
Dopo il prodigio del 2005 la Sacra Spina è ancora oggi oggetto di venerazione e di interesse: l’ultimo venerdì di ogni mese essa viene esposta alla venerazione; durante i venerdì di quaresima è meta di pellegrinaggi.

Cenni di Storia
Con Carlo d’Angiò alcune spine arrivano in Italia, incrociandosi con la storia di Andria, dove la presenza della Sacra Spina in Andria è registrata fin dalla primavera del 1308, allorché Beatrice d'Angiò, figlia di Carlo II d'Angiò e sposa novella di Bertrando del Balzo, duca di Andria, la offri come dono e segno della sua benevolenza al Capitolo Cattedrale della città.
I Regnanti della casa d'Angiò regalarono a molte città del Regno delle due Sicilie, varie reliquie della Corona di Spine.
Infatti era stato proprio S. Luigi IX, fratello di Carlo I d'Angiò, ad accogliere in Francia nel 1238 quel diadema doloroso della Passione di Cristo...
Carlo I d'Angiò, logorato ormai dalla fatica e dai dolori e sentendo approssimarsi la morte, dopo aver fatto testamento, con il quale designava il suo successore, morì il 7 gennaio 1285.
Nella sua ultima preghiera protestò che la conquista del Regno di Sicilia egli l'aveva compiuta soltanto per servire la Santa Chiesa, non per suo profitto o per cupidigia.
Anche se il risultato militare e la sagacia politica gli avevano assicurato la stabilità della dinastia e del potere, c'è da considerare che agli occhi delle città conquistate era sempre un usurpatore. Perciò per accattivarsi l'amicizia e l'obbedienza delle città, necessariamente doveva far ricorso a tutti i mezzi; e tra tutti i mezzi certamente era molto efficace quello della devozione e della religione, presso popolazioni che all'epoca vivevano il rapporto con il soprannaturale fortemente mediato da segni sensibili come penitenze a volte eccessive, pellegrinaggi in luoghi famosi (Terra Santa - Compostela - Roma) e reliquie.
Quale reliquia più preziosa di una Sacra Spina?
Ecco allora che negli accordi con le autorità civili ed ecclesiastiche entrava nel pacchetto dei favori, delle elargizioni, dei titoli e dei privilegi anche la Sacra Spina che, proprio lui, fratello di San Luigi IX, aveva portato dalla Francia, ultimo approdo della Corona di Spine di N.S. G. C. E la consuetudine continuò anche con i suoi successori.
Da quel momento in tutta l'Europa queste reliquie si moltiplicarono, incredibilmente, si che il loro numero (attualmente si contano oltre cinquecento esemplari, ma il loro elenco si allunga di giorno in giorno), fa seriamente dubitare della loro autenticità.


Ed è difficile poter distinguere le vere dalle false.
(Particolare del Crocifisso appartenente alla Confraternita di San Rocco dell'omonima chiesa)




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