GIOVANBATTISTA DE LUCA
(di Rocco Brancati)
(Venosa 1613 - Roma 5 febbraio 1683)
"Giovanni Battista De Luca era un uomo di Chiesa,
immerso però nei problemi reali dell'uomo e del Paese. Anche ai suoi tempi
c'era corruzione, sopraffazione, discriminazione...
Capì che era possibile coniugare fede, equità e giustizia, a
condizione che non si cerchi mai il proprio interesse ma il bene
comune..." (mons.Gianfranco Todisco in AA.VV. , Alla riscoperta del
Cardinale Giovanni Battista De Luca: Atti del Convegno Nazionale di Studio
-Venosa 5-6 dicembre 2014, Osanna Edizioni, Venosa 2016).
L'avvocato non difenda cause ingiuste!: il cardinale De Luca
fu l'inflessibile uomo di cultura impegnato, nel corso della sua vita, nel
perseguimento di una morale senza compromessi nè condizionamenti.
Nato a Venosa nel 1613 (l'anno della morte, l'8 settembre,
del principe Carlo Gesualdo) compì gli studi prima a Salerno e poi a Napoli
dove si laureò nella locale università in utroque iure (nel diritto civile e in
quello canonico).
Iniziò l'avvocatura e fu un pubblico amministratore presso
la Regia camera della sommaria. Si occupò, in particolare, dei conti relativi
alle imposizioni fiscali delle Universitas (comuni). Per la sua rettitudine fu
chiamato ad occuparsi dei conti dell'Arcivescovado napoletano.
Passò quindi a Roma nel 1644 dove il nuovo principe di
Venosa Niccolò Ludovisi Boncompagni (aveva sposato Isabella Gesualdo nipote ed
unica erede del madrigalista nel 1622), a sua volta nipote di papa Gregorio XV,
volle affidargli incarichi importanti nelle questioni feudali e
giurisdizionali.
A Roma Giovanbattista De Luca fu associato allo studio
legale del marchese Angelo Andosilla che lo creò Referendario, Reggente di
cancelleria e Canonico di San Pietro. Divenne amico del cardinale Benedetto
Pamphili che rivestì un ruolo di primo piano nella vita culturale ed artistica
romana (con lo pseudonimo di Fenico Larissed fece parte della prestigiosa
accademia dell'Arcadia).
Con la sua opera "Il Dottor Volgare" (1673) di
Giovan Battista De Luca si sarebbe cominciato ad abbandonare il latino quale
lingua esclusiva della scienza giuridica.
Grazie al cardinale Pamphili e al marchese Andosilla
Giovanbattista De Luca riuscì a dar vita ad uno studio legale di primissimo
piano, specializzato nelle cause feudali sia civili che ecclesiastiche. Ai suoi
"servigi" fecero capo addirittura i re di Spagna Filippo IV e Carlo
II.
"Aveva quest'autore un'esperienza di venticinque anni
d'esercizio della professione legale presso i tribunali di Roma, in cause dai
contenuti più disparati, in servizio spesso di clienti tra i più ragguardevoli
per censo e per nobiltà...Il De Luca raccolse dunque una larga scelta delle sue
allegazioni, per ordine di materie, nell'immenso "Theatrum veritatis et
iustitiae" i cui primi cinque libri uscirono nel 1699". (Piero
Fiorelli, Intorno alle parole del diritto, Giuffrè editore, Milano, 2008).
La sua vocazione religiosa intervenne molto tardi negli
anni. Infatti dopo ben trent'anni di intensa attività forense lasciò la
professione di avvocato e nel 1676 (aveva 63 anni) volle farsi sacerdote.
"...considerato uomo rigido e inflessibile, avvocato e
uomo di cultura, accede al sacerdozio e alla carriera curiale in età matura,
trasferendo in questo ambito la sua sensibilità e le sue competenze".
(Paola Vismara, Oltre l'usura. La chiesa moderna e il prestito a interesse,
Rubbettino, Soveria Mannelli, 2004).
Fu Uditore, Segretario dei memoriali e collaboratore di Papa
Innocenzo XI il quale gli affidò l'incarico di riformare l'amministrazione
della giustizia e il governo del Vaticano.
Il suo intervento provocò una vera e propria rivoluzione ma,
per la forte opposizione di un gruppo di cardinali, tra i più influenti, non
riuscì a "debellare" il favoreggiamento di parenti ed amici, il noto
nepotismo.
Tra l'altro, nel suo opuscolo della "Pietà mal
regolata, riferisce come D. Parafante di Vera Vicerè di Napoli avendo fatta
grazia della vita ad un reo d'omicidio, quando questo da lui liberato commesse
nuovo omicidio, stimò se essere obbligato a risarcire del proprio i danni
accaduti pe'l secondo delitto, e soddisfece". (Giulio Ferrario, Libro di
novelle, Società Tipografica de' Classici Italiani, Milano 1804).
Si occupò anche del reato di stupro. "Significa questo
delitto quell'atto di carnalità, che si commetta con le donzelle vergini, o
veramente con le vedove per la prima volta dopo morto il marito... Giovan
Balttista De Luca nel suo "Il dottor volgare" riprendendo una
definizione comunemente accettata dalla dottrina giuridica di età moderna. Il
reato dunque si definiva innanzi tutto in base alla condizione della vittima..."
(Georgia Arrivo, Seduzioni, promesse, matrimoni, Edizioni di Storia e
Letteratura, Roma 2006).
Giovanbattista De Luca negli ultimi anni di vita fu
attivamente impegnato nella vita culturale come relatore in dibattiti pubblici
e privati, a cominciare dall'Accademia Reale fondata, a Palazzo Farnese, dalla
regina Cristina di Svezia.
Fu "il più significativo giurista italiano del XVII
secolo" che abitualmente usava l'appellativo di giurista per identificare,
tra i molti che "sanno di diritto" e che a vario titolo nei luoghi
deputati si dedicano alla pratica legale in difesa degli interessi dei loro
clienti, il legale che eserita "l'officium advocati". (Paola
Maffei-Maria Varanini, La formazione del diritto comune. Giuristi e diritti in
Europa secoli XII-XVIII, University Press, Firenze 2014).
"Il cardinale Giovanni Battista de Luca, figura di
prima grandezza fra i giuristi del tardo diritto comune, venendosi ad occupare
nell'ambito del suo monumentale Theatrum veritatis et justitiae delle persone
nel giudizio, non poteva esimersi dal dare atto che alle tre figure
"substantiales" dell'attore, del reo e del giudice bisognasse
accostre quella non meno necessaria del "notarius actorum": questi,
allora più comunemente noto con il nome di "actuarius", svolgeva
infatti ormai da tempo funzioni di supporto all'attività dell'organo giudicante
di tale importanza da giustificare ampiamente il lusinghiero appellativo di
"judicis oculus" rivoltogli usualmente dai giuristi".(Vito
PIergiovanni, Hic publica fides. Il notaio e l'amministrazione della giustizia,
Giuffrè editore, Mlano 2006).
Elevato alla porpora cardinalizia nel 1681 De Luca morì due
anni dopo, il 5 febbraio del 1683, all'età di 70 anni.